L'Azienda Italia va sempre peggio
L'Azienda Italia va sempre peggio Il Fondo monetario sui conti del governo: a fine '92 già probabile uno scarto del 2,4% L'Azienda Italia va sempre peggio «Senza sterzata, sietefuori Cee» NEW YORK. Tutto sbagliato: il piano elaborato a fine '91 dal governo italiano sul rientro del debito pubblico non sta in piedi. Lo sostiene, da New York, il Fondo monetario internazionale e le sue previsioni sono pessime. In assenza di una vera sterzata sul fronte della finanza pubblica, le performance dell'Italia renderebbero ardua anche una interpretazione flessibile delle cifre da parte dei partner Cee: le divergenze sarebbero infatti troppo ampie. In altre parole, abbiamo un piede fuori dall'Europa. Dice lo staff del Fmi: «Se non saranno attuate riforme strutturali, il Fmi si attende che i target di disavanzo pubblico, in percentuale sul prodotto interno lordo, siano falliti di 2,4 punti nel '92, 4,2 punti nel '93 e 4,7 punti nel 1994». Abbagli grossolani, dunque, secondo l'organismo internazionale che ha già ritoccato in negativo le previsioni e le ha allegate alla versione definitiva del World Economie Outlook. Nel piano del governo, elaborato per attenersi alle disposizioni Cee in vista del summit di Maastricht, si parlava di un deficit di 127.800 miliardi nel '92 (8,4% del pil), 110.100 miliardi nel '93 (6,7 %) e 97.300 rniliardi nel '94 (5,5%). Ad aprile il Fmi aveva già pronosticato disavanzi del 10% nel '92, del 9,3% nel '93 e dell'8,9% nel '94. Nel volume definitivo è andato oltre: 10,8% nel '92; 10,9% nel '93 e 10,2% nel '94. Ed aveva giudicato «in apparenza non sufficiente, anche se piuttosto ambizioso», l'obiettivo di un deficit pari al 5,5% del pil nel 1994. Oggi, applicando le previsioni del Fondo alle stime del governo e di vari centri di ricerca (fra cui il Cer), sull'andamento del pil nel triennio 1992-94, si risale alle cifre assolute del deficit tendenziale: circa 164 mila miliardi nel 1992, 178 mila nel 1993 e 179 mila nel 1994. Sulla base di queste proiezioni, diventa difficilissima la strada verso un disavanzo pubblico non superiore al 3% del prodotto interno lordo (uno dei requisiti fissati in sede Cee per la parteci- pazione alla terza e decisiva fase dell'unificazione monetaria europea). E la ricetta indicata dal Fondo per raggiungere l'obiettivo resta amara: «No a misure-tampone, ma piuttosto incisivi tagli alla spesa, riforme strutturali di previdenza e sanità, rigida politica dei redditi». Il tutto, ovviamente, orchestrato da un governo «credibile e forte». Lo ha sostenuto ieri a Frascati il direttore del dipartimento di Finanza pubblica del Fmi, l'italo-americano Vito Tanzi: «Condivido pienamente la posizione espressa dal direttore generale di Bankitalia, Dini. Lo stesso annuncio di un governo credibile, che dimostri buone intenzioni e che dica dall'inizio che i cambiamenti bisogna farli perché sono necessari, migliorerebbe la situazione». La congiuntura mondiale, avverte comunque Tanzi, non è affatto buona: «Se gli altri Paesi industrializzati fossero in forte sviluppo, le esportazioni italiane continuerebbero a crescere, anche in presenza di qualcosa di negativo in Italia. Ma nel resto del mondo ci sono problemi e se a ciò aggiungiamo i problemi politici italiani, se non ci sarà una soluzione rapida, ci saranno senz'altro effetti negativi». La ricetta del Fmi piacerà sicuramente a molti industriali, primo fra tutti a Carlo De Benedetti che, lontano nulla miglia da New York, ha sostenuto la stessa tesi del Fmi: non saranno «manovrine o manovrette» a risolvere i problemi economici dell'Italia malata. Né è concepibile, per De Benedetti «in una tale situazione di sbando», la svalutazione della lira: l'aumento del costo del denaro è una misura «giusta e inevitabile». Ma sarà la finanza pubblica a dover subire i maggiori controlli, secondo Luigi Abete presidente della Confindustria: «L'andamento dei tassi dipende dal mercato finanziario e per governarli occorre un esecutivo che governi la finanza pubblica: è necessario per un recupero della competitività dell'intermediazione». Brano Gianotti Amara la ricetta: «Agite su spesa previdenza, sanità e redditi» L'ITALIA ECONOMICA NELLA SFERA DI CRISTALLO IN MILIARDI
Persone citate: Carlo De Benedetti, De Benedetti, Dini, Gianotti Amara, Luigi Abete, Tanzi, Vito Tanzi
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