De André iì figlio di papà è diventalo quasi grande di Luca Dondoni

De Andrè, il figlio di papà è diventato quasi grande Presentato con un concerto a Milano il nuovo disco intitolato «Canzoni con il naso lungo» De Andrè, il figlio di papà è diventato quasi grande La carriera di Cristiano si rinnova con un Ip molto dignitoso MILANO. «Bravo! Bravo!», gridava un signore in ultima fila al termine dello show di Cristiano De André organizzato per presentare alla stampa il nuovo album «Canzoni con il naso lungo». Quel signore era Fabrizio De André, il padre di cotanto figlio capace di rivoltare come un calzino la propria vita musicale per presentarsi al '92 con un lp sincero, dignitosissimo, forse di transizione per un cambiamento ancor più netto ma certamente positivo. Dal trentatré giri intitolato «L'albero della Cuccagna» (1990), che lo stesso Cristiano considera forse il più ispirato e ricco di contenuti, questo trentenne cantautore già padre di tre figli si è realmente evoluto. Nel 1991, dopo aver incontrato il produttore Angelo Carrara (sono suoi Finardi e Ligabue) e aver firmato un nuovo contratto discografico con la Wea, De André Jr. - sempre affiancato dal fido Massimo Bubola - decide di dare finalmente vita al disco «Canzoni con il naso lungo» Qui troviamo un pezzo scritto per lui da Eugenio Finardi intitolato «Verrà il tempo», la versione italiana della bellissima «Into the great wide open» di Tom Petty, intitolata per l'occasione «Nel grande spazio aperto» e la bellissima «Tutti quanti hanno bisogno» che regala atmosfere acustiche di notevole impatto. «Con questo lavoro - ha detto Cristiano De André che abbiamo incontrato al termine del breve show - spero di essermi tolto definitivamente di dosso il marchio del "figlio di papà" che vuole seguire le orme paterne solo perché ha un cognome importante. Credo davvero in tutte le canzoni che ho scritto e ci credono pure i miei nuovi discografici che mi hanno dato una grande spinta. D'altra parte i miei anni di gavetta li ho fatti provandole davvero tutte. I momenti difficili che ho passato mi hanno portato molto vicino ad una situazione di rigetto. No, non voglio dire che volevo abbandonare la canzone, ma ho seriamente ripensato a tutte le energie buttate inutilmente». Dai «Tempi Duri» (il gruppo con il quale Cristiano De André ha debuttato) di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e oggi quell'aria un po' triste che il Deandreino aveva sul volto e ri¬ fletteva nei testi pare scomparsa. «E' vero - dice secco - sono più ottimista, anche se intorno a noi vive una società che di ottimista non ha proprio niente. Tutto è sporco, viscido, politico». Tra un drink e l'altro anche il «mito» Fabrizio De André, accompagnato dalla moglie Dori Ghezzi, ha accettato di parlare del figlio: «Sono sempre stato un suo fan - ha detto De André senior - e quando gli gridavo "Bra¬ vo" mi veniva dal cuore. Cristiano è molto maturato e sono convinto che il disco nuovo sia molto bello». Gli diciamo che il figlio poco prima ha detto che questo era il primo concerto che lo vedeva suonare dinanzi al padre, ma Fabrizio smentisce. «No, non è la prima volta che vedo mio figlio suonare. Io lo seguo sempre, sin da quando aveva quindici anni». Luca Dondoni

Luoghi citati: Bra, Milano