Milosevic «schiaffeggia» gli studenti

Milosevic «schiaffeggia» gli studenti Pioggia di bombe su Sarajevo, una radio: prigioniero dei serbi un generale dell'Orni Milosevic «schiaffeggia» gli studenti «Dimettermi? Ma con me la Serbia sta vincendo» ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Con l'immancabile piglio da vincitore, accentuato dalla mascella quadrata e dagli irti capelli a spazzola, il presidente serbo Slo bodan Milosevic ha affrontato ieri la delegazione universitaria di Belgrado venuta a reclamare le sue dimissioni. Ed è stato subito chiaro che ha colto l'occasione per «schiaffeggiare» in pubblico tutti quelli che osano mettere in dubbio il suo ruolo di padre della patria. «Sarò breve. Innanzitutto non è vero che la Serbia è caduta. Non cadrà mai. Tutto quello che ci sta precipitando addosso, tutte le pressioni internazionali sono venute proprio perché abbiamo mantenuto la nostra integrità e la dignità del nostro popolo. Le forze che volevano spezzare prima la Jugoslavia, e poi la Serbia hanno fallito. Oramai è chiaro che con le pressioni non riusciranno a destabilizzare la Serbia, per questo hanno pensato a creare un conflitto interno. A far sì che i serbi si ammazzino tra di loro, senza che i nostri nemici si macchino le mani di sangue. Dite che non dobbiamo arrivare alla guerra civile? Ebbene, vi rispondo qui ed ora che preserveremo la Serbia dalla guerra civile con tutti i mezzi. Non permetteremo che nelle nostre strade scorra il sangue del nostro popolo». Fiero del suo operato, di fronte alle telecamere che hanno ripreso tutte le virgole, l'uomo forte della Serbia ha aggiunto: «Il risultato più grande della nostra politica è proprio il fatto che nel corso della disintegrazione della Jugoslavia, sanguinosa ed ingiusta, avvenuta sotto pressioni tremende, non c'è stato un solo centimetro quadro di terra in questa Repubblica dove si sia fatta la guerra. Da noi non è corso sangue, eppure abbiamo dato un grande appoggio al popolo serbo fuori dalla Serbia affinché mantenga la sua integrità e la sua dignità, affinché oggi sia protetto nei suoi confini etnici. Siamo un Paese piccolo, ma siamo grandi perché abbiamo resistito alle pressioni». Intanto negli Usa l'industriale farmaceutico americano di origine serba, Milan Panie ha dichiarato di essere «onorato della proposta di diventare premier della neo federazione serbomontenegrina». Rimangono però alcune perplessità di tipo giuridico ed economico. Panie dovrebbe rinunciare alla cittadinanza Usa ma soprattutto perderebbe la fonte dei suoi introiti. Ieri anche la chiesa ortodossa di Belgrado ha appoggiato la sua candidatura, proposta dai socialisti di Milosevic e dai radicali del capo cetnico Seselj. All'alba di ieri è iniziato uno dei più violenti bombardamenti di Sarajevo dall'inizio della guerra in Bosnia. I carri armati e l'artiglieria pesante delle truppe serbo-federali hanno cannoneggiato tutte le zone della citta. Radio Sarajevo ha avvertito la popolazione di ripararsi con maschere antigas. «Apprezziamo la missione di pace delle forze dell'Orni, ma gli abitanti della Bosnia e i suoi difensori sono sempre più scontenti del modo in cui i caschi blu realizzano i loro intenti». In una lettera di protesta al comandante dell'Unprofor il ministro della Difesa bosniaco Jerko Doko ha dichiarato di essere stupito dell'atteggiamento dei caschi blu. Ieri mattina, dice Doko, hanno assistito senza muover dito ai bombardamenti di Sarajevo da parte dei carri armati serbi che le forze di pace stavano ispezionando. Secondo la radio indipendente di Belgrado, B 92, il generale dell'Unprofor Lewis McKenzie sarebbe stato arrestato dai miliziani serbi. McKenzie e 60 dei suoi uomini sarebbero prigionieri nella caserma di Lukavica. Le autorità bosniache, che continuano a reclamare un intervento militare contro l'aggressore, rifiutano la tesi delle responsabilità congiunte di tutte le parti in guerra espressa dal segretario generale dell'Orni Boutros Gnau nella sua ultima relazione al Consiglio di Sicurezza. Non è possibile, dicono a Sarajevo, mettere sullo stesso piano chi bombarda e chi si difende. IngridBadurina

Persone citate: Lewis Mckenzie, Milan Panie, Milosevic, Seselj