L'Europa nelle mani dell'Irlanda di Paolo Patrono

L'Europa nelle mani dell'Irlanda Oggi secondo referendum decisivo sul Trattato, i «no» sono in aumento L'Europa nelle mani dell'Irlanda Gli isolazionisti agitano lo spettro del «libero aborto» ma per VEire far parte della Comunità è un grosso affare LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il «contagio» danese rischia di colpire anche l'Irlanda, dove oggi 2 milioni e mezzo di elettori decideranno il destino dell'Europa comunitaria. Perché gli irlandesi votano il referendum sulla ratifica del Trattato di Maastricht e dopo il clamoroso «no» all'integrazione della Cee pronunciato a sorpresa da Copenaghen, un'altra ripulsa segnerebbe il colpo di grazia alle speranze dell'unificazione europea. C'è molta tensione in queste ore a Dublino, una diffusa inquietudine ha guadagnato il governo Reynolds, ha contagiato i quartieri generali dei principali partiti, tutti schierati sulla linea del «sì». E il motivo di questo panico improvviso è presto spiegato: il «fronte del no», minoritario e anche in misura molto netta fino a pochi giorni fa, si è mosso improvvisamente, ha guadagnato terreno con un crescendo impetuoso. E oggi tallona, ormai da vicino, i sostenitori dell'integrazione europea. L'immagine offerta dai numeri, dalle ultime percentuali dei sondaggi, non sembra render giustizia all'incertezza dello scontro. L'«Irish Times», ieri, ha pubblicato l'ultimo pronostico: 49 per cento al sì, 28 al no, con una massiccia fascia di incerti (il 23 per cento) che risulterà perciò determinante. Ma i muri di Dublino sono tappezzati dalla propaganda anti-Maastricht; gli oppositori alla ratifica del Trattato sono rumorosi e vocianti, conquistano nuove reclute nelle ore decisive, pescando fra ecologisti, xenofobi, pacifisti. Riusciranno gli antieuropeisti a far breccia nel muro, apparentemente compatto, dei maggiori partiti di governo e dell'opposizione che hanno lanciato un appello comune all'elettorato? Infrangeranno la coalizione che lega politici, sindacati, imprenditori, tutti d'accordo per presentare agli irlandesi il conto dei benefici portati dall'appartenenza alla Cee? Il «caso irlandese» si distingue per una sua specificità che ne potenzia le ragioni di dibattito, di divisione dettate non solo da motivi politici, dai conti economici, dalla bilancia su quanto rende effettivamente la Cee all'Irlanda. L'incognita irlandese è nutrita invece anche da motivi morali, legati al sentitissimo problema dell'aborto. A Maastricht l'Irlanda aveva fatto aggiungere un protocollo specifico in base al quale la normativa comunitaria non avrebbe prevalso sulla legge irlandese che continua a dichiarare illegale l'aborto. Ma una recente sentenza della Corte Suprema di Dublino (nel caso di ima minorenne violentata alla quale è stato accordato il diritto di recarsi a Londra per interrompere una gravidanza indesiderata) ha aperto ima breccia. Nella quale, sostengono gli anti-Maastricht, sono pronti a gettarsi a capofitto i sostenitori dell'aborto sotto l'ombrello della legislazione europea. «Chi vuole che l'Irlanda perda il diritto d'imporre la sua volontà sull'aborto e sulla neutralità voti per il "sì" a Maastricht», sostiene la vivace propaganda antieuropeista. fi fronte del «sì» controbatte con solidi argomenti. Il governo guidato da Albert Reynolds ha martellato sul tasto della convenienza economica dell'appartenenza irlandese alla Cee. Ha ricordato che per ogni sterlina versata nelle casse comunitarie, Dublino ne riceve indietro addirittura 6. Negli ultimi quattro anni, l'Irlanda ha riscosso oltre 5 miliardi di sterline da Bruxelles ed il bilancio è destinato a diventare ancora più ricco quando verrà approvato il nuovo «pacchetto» di sovvenzioni proposto da Delors. E questo rivolo abbondante di denaro si riverbera sulla vita quotidiana degli irlandesi, la cui economia ha preso slancio dalle esportazioni e dai massicci investimenti esteri (anche se rimane la piaga di una disoccupazione record per l'Europa di 300 mila persone). Per quanto restino fra i più poveri nella classifica comunitaria, se gli irlandesi voteranno con l'occhio al portafogli oggi ratificheranno di sicuro Maastricht. Paolo Patrono A Dublino un cartellone invita a votare «sì» al referendum [FOTO EPA]

Persone citate: Albert Reynolds, Delors, Reynolds