Si squarcia il velo sull'apparato clandestino del pei durante la Guerra Fredda di Giovanni Bianconi

Pcus-Br niente prove Rubli neri fino all'87 Arrivato a Roma il magistrato russo Pcus-Br niente prove Rubli neri fino all'87 Giudiceandrea: soldi non solo alpei Stepankov sa chi si addestrò in Urss ROMA. Il procuratore generale di Mosca Valentin Stepankov, aspetto giovanile e sorriso sulle labbra, entra nell'ufficio del procuratore della Repubblica di Roma Ugo Giudiceandrea alle 18,20. Ha con sé una valigetta di documenti. Avete anche materiale che riguarda i rapporti tra pcus e Brigate rosse? «Questo problema va studiato dai colleghi italiani, che sono più competenti di noi», risponde Stepankov con l'aiuto dell'interprete. Ma ci sono documenti che riguardano questo problema? «Una parte ci sarà». La porta a vetri blindata dell'ufficio si chiude. Alle 20, sullo stesso corridoio, compare il procuratore Giudiceandrea, reduce da un'ora e quaranta minuti di colloquio con il magistrato russo. «A me - spiega -, pochi minuti fa, il collega ha confermato che nella documenta'zione visionata fino ad oggi nel suo ufficio non c'era alcun elemento che collegasse Br e pcus». Per adesso quindi, nonostante le diverse risposte date al magistrato russo e da quello italiano, l'unico punto fermo sembra essere la mancanza di un rapporto diretto tra il partito comunista dell'Unione sovietica e i terroristi italiani. Diversa invece è la situazione dei flussi finanziari tra il pcus e il pei. Ma non solo il pei. Ce ne sono altri, Giudiceandrea parla di «finanziamenti ai partiti italiani». Non dice quali partiti, da Mosca si sa che nei documenti figura che anche il psiup abbia incassato i «rubli neri». «I finanziamenti a conoscenza dei colleghi di Mosca - spiega ancora il procuratore di Roma - in base al materiale che hanno visionato fino ad oggi, si arrestano al 1987». Ci sono i flussi di denaro diretti e quelli «mediati», inviati attraverso società di importexport. La lista delle ditte che hanno preso soldi a Mosca è stata consegnata ai giudici romani già la scorsa settimana, nella visita compiuta a Mosca. «Si tratta di 15, 20 società - dice il magistrato russo -, per il momento non posso dire di più». Ed ecco il capitolo dei comunisti italiani addestrati in Urss nel 1974. Da Mosca è arrivata la notizia di almeno diciannove militanti iniziati alle tecniche della contro-guerriglia e delle radiocomunicazioni clandestine. Chi erano questi comunisti? «I nomi li conosciamo - risponde Stepankov -, ma per ora non possiamo renderli noti, questo è un problema che per ora è al di fuori della nostra indagine». Ma l'addestramento è avvenuto realmente? Risponde il sostituto procuratore generale Serghei Aristov: «I documenti sono autentici, l'addestramento c'è stato». Alla fine dell'incontro, Giudiceandrea spiega: «I documenti relativi a questo capitolo ancora non li abbiamo, li ha nella sua valigetta il procuratore generale di Mosca, ce li darà domani o prima di partire». La missione di Stepankov a Roma durerà fino a sabato, deve vedere anche il procuratore militare e prendere i verbali d'interrogatorio degli esponenti dell'ex pei. I giudici romani stanno conducendo in questo momento ben tre inchieste che riguardano i «rubli neri». I sostituti procuratori Ionta e Palma indagano sui finanziamenti clandestini al pei, ed è un fascicolo che ancora non ha indagati né ipotesi di reato. Anche il sostituto procuratore Luigi De Ficchy indaga sui finanziamenti sovietici al pei, un'inchiesta per ora «contro ignoti» in cui il reato previsto è la violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Infine sempre De Ficchy è titolare dell'indagine sulla «Gladio rossa», la struttura clandestina che il pei avrebbe avuto dal dopoguerra in poi, e che potrebbe essere stata finanziata proprio con i fondi del pcus. Gli «indagati» di Stepankov per «sottrazione ìli pubblico denaro a favore di organizzazioni straniere» sono invece Gorbaciov, Rizkov, Ponomariov e Zagladin. Giovanni Bianconi