Gli italiani tengono in piedi l'Europa di Roberto Beccantini

Gli italiani tengono in piedi l'Europa I soli bagliori di fantasia arrivano dagli stranieri che hanno scelto il nostro campionato Gli italiani tengono in piedi l'Europa Platt e Papin, investimenti sicuri STOCCOLMA DAL NOSTRO INVIATO Decapitato il genio, annientata la fantasia, ci si aggira malinconici fra le macerie. Questi sono gli Europei del grande equilibrio e, in senso metaforico, del grande freddo. Cinque pareggi in otto partite, e otto gol in tutto: ecco le briciole di un banchetto annunciato con troppa faciloneria. L'Italia non c'è, ma è proprio all'Italia che i campionati - almeno per ora - devono i rari bagliori che li hanno rischiarati. Per quanto spremuti, gli stranieri già in forza alle nostre società, o di fresco ingaggio, costituiscono la spina dorsale delle nazionali in lizza, Danimarca e Scozia escluse. Prendiamo gli inglesi: se c'è una squadra scalcagnata, è proprio la task force di Graham Taylor, ma trovatelo voi, se siete capaci, un difensore più in gamba di Des Walker. Nato a zona, e cresciuto a uomo: l'ideale per le nostre giungle. La Sampdoria può andarne fiera. Altro discorso per David Platt: primo, perché gioca a centrocampo, settore che gli inglesi tendono sistematicamente a trascurare, secondo perché occupa una posizione che, «trasportata» nella Juve di Vialli, Roberto Baggio e Casiraghi, potrà generare, se non affrontata di petto, pericolosi equivoci: giocatore di notevole qua- lità, e votato all'attacco, Platt predilige operare al centro, dietro le punte, settore, questo, già assegnato a Baggio. Nell'Olanda, Rijkaard e Van Basten procedono al piccolo trotto, al contrario di Gullit, enorme (per 30') contro la Scozia, sostituito contro la Csi. Una partita ogni tre giorni rappresenta un attentato alle martoriate ginocchia di Ruud. Gli altri orange in sintesi: così così Koeman, benino Bergkamp, scrupoloso e iperattivo Rob Witschge, maluccio Roy. La caviglia sinistra di Papin tiene in ansia Francia e Milan. Ma il piede, quello resta un castigo di Dio. Prova ne sia il gol rifilato alla Svezia. Non cercatelo a centrocampo. Non imponetegli inutili balzelli sul pressing: Papin è uno dei pochi predoni d'area scampati al gulag di un eclettismo peloso e generico. Blanc tiene su la difesa, così come Ancelotti-Thern è l'anima della Svezia, di sicuro la squadra più pimpante. Il tremendismo di Brolin regala, spesso, toccanti suggestioni: occhio però a non esagerare, sotto porta ci vuole sangue freddo. Fra i tedeschi, la vetrina la merita Haessler, e non solo per la punizione con la quale ha inchiodato la Csi sull'I-1. In rialzo anche Riedle, il più spiccio nei momenti topici, mentre sono precipitate le azioni di Doli, e continuano a precipitare quelle di Klinsmann, Brehme e Reuter. Pensare che Effenberg possa surrogare in qualche modo Matthaeus è follia pura: il biondone è un muscolare dal passo greve e il capriccio facile, un gregario, non un leader. E' da rivedere, come Sammer e Moeller, sul conto dei quali la partita di lunedì non ha aggiunto nulla di nuovo. Kohler, lui sta confermando di essere un implacabile martello. Nella ex Urss, Aleinikov, Shalimov e Kolivanov sembrano alla frutta. Shalimov anche, se non soprattutto, per via di un ginocchio ballerino. E così, gira e rigira, le ultime scorte di fantasia vengono amministrate da Igor Dobrowolski. Nessun dubbio sul fatto che abbia talento. Deve imparare a essere più continuo, più presente, più autorevole. A tedeschi e olandesi ha offerto saggi d'alta scuola. Ogni tanto si assenta: è il suo limite. Dobro ha i numeri per diventare il simbolo del Genoa, se trova il carattere. Dopo Voeller, braccio fratturato, gli Europei rischiano di perdere, oggi, Gary Lineker, 48 gol in nazionale, spiritualmente uno dei nostri, anche se da noi non ha mai giocato. I giovani rampanti stentano a farsi strada. Brian Laudrup, 23 anni, è sempre a metà del guado: a quando l'ultimo balzo? Roberto Beccantini