Missing in Action, l'America spera di F. P.

Missing in Action, l'America spera Missing in Action, l'America spera «Vi restituirò i dispersi in Vietnam portati in Urss» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Molto interesse nel pubblico americano, diffuso scetticismo (e una certa irritazione) fra gli uomini dell'amministrazione Bush: questi i risultati che Boris Eltsin ha ottenuto con la sua uscita secondo la quale forse in Russia ci sono alcuni soldati americani catturati a suo tempo dai vietnamiti. Eltsin ha assicurato che farà di tutto per trovarli, ma di concreto non ha portato nulla. Anzi, un componente del suo seguito, che ha chiesto l'anonimato, ha detto che forse Eltsin ha confuso i prigionieri della Seconda Guerra Mondiale e quelli della guerra fredda con i Mia, i «missing in action» del Vietnam. Dunque molti funzionari americani, che il problema dei Mia lo hanno seguito da vicino, sentono odore di «patacca». Al Pentagono dicono che per quanto ne sanno loro un tra¬ sferimento di Mia nell'ex Urss non è mai avvenuto, ed anche Walter Kansteiner, portavoce della Commissione interdipartimentale che ha lavorato per anni sul problema, dice di non avere mai sentito una cosa del genere. Altri funzionari sostengono che se Eltsin sa qualcosa di preciso lo deve dire, altrimenti farebbe bene a tacere, visto che si tratta di un argomento penoso, sul quale sarebbe crudele sollecitare vane speranze. Bush ha detto di essere completamente «sorpreso» dalla rivelazione di Eltsin e si è detto comunque «fiducioso», non nel possibile ritrovamento di qualche Mia, ma nel fatto che Eltsin rispetterà gli impegni sugli accertamenti. Tuttavia i maligni sostengono che se Eltsin avesse ragione e un solo americano dovesse «resuscitare», per Bush l'imbarazzo sarebbe molto forte. Di fronte alle continue richieste di svolgere azioni più energiche per rintracciare i Mia, infatti, l'Amministrazione ha sempre risposto che non c'era null'altro da fare e che i familiari degli scomparsi avrebbero fatto bene a mettersi il cuore in pace. L'eventuale scoperta di qualche soldato ancora vivo nell'ex Urss costituirebbe in pratica la prova che quell'azione più energica sarebbe stata opportuna, e per Bush sarebbe difficile giustificarsi. Oltretutto, il candidato indipendente Ross Perot, che Bush si troverà di fronte alle elezioni di novembre, sul problema dei Mia si è impegnato molto in prima persona, offrendo i suoi milioni in cambio dei prigionieri. Non ha ottenuto nulla, ed anzi è stato irriso dai sostenitori di Bush, ma è chiaro che se risulterà che ha ragione Eltsin, risulterà che aveva ragione anche Ross Perot, con tutto quello che può significare per Bush sul piano elettorale. Il problema era nato la settimana scorsa, quando il Congresso aveva ricevuto una lettera di Eltsin in cui si diceva che i prigionieri americani rimasti nell'ex Urss erano più di quelli noti finora. Di piloti abbattutti per avere violato lo spazio aereo sovietico, per esempio, non c'era solo Gary Power, quello dell'U-2, ma anche altri undici; e per quanto riguarda i prigionieri dei tedeschi che nel 1945 erano finiti sotto la «giurisdizione» dell'Armata Rossa, non tutti erano stati consegnati all'alleato (allora) americano. Dagli archivi del Kgb, diceva Eltsin, risultava che un numero imprecisato di loro si trovava ancora in Russia e che lui si stava adoperando per scoprire se ce ne fossero ancora in vita. Al momento di partire per Washington Eltsin ha parlato anche del Vietnam, non si sa se grazie a nuove informazioni o per eccessivo entusiasmo. [f. p.]