Giallo in casa Bonomi di Ugo Bertone
Giallo in casa Bonomi Furto miliardario nella villa milanese della top-manager Giallo in casa Bonomi I ladri conoscevano troppi segreti Agli agenti: «Sbrigatevi, ho sonno» MILANO. «Su sbrigatevi, che io devo andare a letto». Ci vuole ben altro dei soliti ignoti per impressionare Anna Bonomi Bolchini, classe 1911, signora di ferro della finanza italiana. E così, nella serata di domenica, gli agenti della squadra mobile milanese capitati nella sua casa milanese in via Bigli, hanno dovuto sopportare i malumori dell'Anna. Alle cinque di sera, una domestica di casa Bonomi aveva scoperto un furto miliardario e aveva lanciato l'allarme. Da quel momento erano scattate le indagini, era arrivata pure la staffetta del nucleo tutela del patrimonio artistico dei carabinieri. Tanta agitazione, tanta professionalità. Ma anche tanta noia per la signora Anna che, nella vita, ha vissuto ben altre emozioni. Eppure, il bottino non era da poco. Quanto? Forse cinque miliardi, forse poco meno. I ladri, indisturbati, avevano fatto razzia: due anelli con smeraldi, dieci collane di perle, rubini, zaffiri, giada e rubini, 7 paia di orecchini, fili di brillanti, pendenti e perle rosa. Un tesoro, insomma, prelevato da una delle due casseforti di casa, nascosta dietro un quadro in camera da letto. Ma non basta. I ladri intenditori hanno prelevato anche una pendola d'oro e di smalto da tavola, firmata Fabergé. E dalle pareti hanno staccato, anzi, tagliato tre tele: un Max Ernst, un paesaggio di Fantin Latour e una composizione cubista di Gino Severini. Difficile dare un valore esatto al tesoro sottratto in via Bigli. Da casa Bonomi non filtrano particolari sui tre quadri (dimensioni 30 X 40) o sui gioielli. Pare che i ladri, senz'altro professionisti, abbiano trascurato altre tele di valore e questo fa pensare ad un furto su commissione. Ma non è la sola stranezza di questo giallo casareccio, maturato nel cuore della Milano dei vip. Innanzitutto i ladri conoscevano abitudini e caratteristiche di casa Bonomi. Hanno agito indisturbati, tra venerdì e sabato, quando non solo l'Anna Bonomi e il figlio Carlo erano fuori Milano, ma nel superattico (disteso tra il terzo e il quarto piano) non c'era nessuno dei dieci domestici. Secondo, i soliti ignoti avevano una copia della chiave del portone e della porta d'ingresso. Terzo, i professionisti si sono diretti a colpo sicuro verso il cassetto ove erano nascoste le chiavi della cassaforte. E, infine, sapevano perfino che non esisteva alcun sistema d'allarme. A completare il quadro del colpo perfetto c'è pure la scomparsa di una vettura, una 164, nel cortile di casa. Ma, forse, almeno questo furto non va attribuito al grisbi di via Bigli: sarebbe troppo e non avrebbe senso, spiegano in questura, compromettere un colpo del genere con un finale così rischioso. «E i tempi - spiega la dottoressa Ippolito della polizia non coincidono». Il riserbo, comunque, regna sovrano ma non ci vuole una gran fantasia per capire che gli inquirenti stanno passando al setaccio le mosse e le amicizie dei domestici attuali e passati di casa Bonomi. L'Anna, intanto, consuma in silenzio la sua rabbia. Sul portone di casa sua, palazzo nobile in una delle vie più nobili, una lapide ricorda il comitato che, nel corso delle storiche cinque giornate, respinse l'ultimatum di Radetsky. Lì, proprio in casa dell'Anna, operava il cervello della sommossa meneghina contro gli austriaci. E di lì l'Anna Bonomi, per anni, ha condotto un'avventura romanzesca. Nella sua vita, infatti, c'è di tutto. Figlia di una portinaia e di Carlo Bonomi, ex capomastro diventato padrone di un quarto di Milano; ascesa alla grande finanza dalla portineria di via Bernardino ove, nell'infanzia, ha vissuto con il padre putativo; erede di una fortuna, nel 1940, fatta di 3500 appartamenti e tanti campi su cui venne poi costruito il centro direzionale; grande protagonista della finanza negli anni della Milano ruggente, tra Calvi, Sindona, l'Ambrosiano (che le è costato una condanna a sette anni e sei mesi) e lo scontro epico con Mario Schimberni sulla Bi Invest. E' facile capire che non basta una coppia di ladri a impressionare l'Anna. E il prediletto figlio Carlo? Lui guida le sorti della Saffa, un impero cartario tra Italia e Spagna che gode di buona salute. E non è poco, dati i tempi che corrono. Ugo Bertone Sopra, Anna Bonomi Bolchini A fianco, il palazzo di Milano dove è avvenuto il furto miliardario
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