«No alla legge anti-boss»

«No alla legge anti-boss» «No alla legge anti-boss» I legali di Milano minacciano di bloccare tutte le udienze MILANO. Garantisti, e pronti alla mobilitazione. Anche gli avvocati milanesi dicono no al decreto anti mafia varato dal governo e alla discussa sentenza della Corte Costituzionale in tema di deposizioni rese in istruttoria in contrasto con quelle rese al processo vero e proprio. «Siamo di fronte ad un imbarbarimento del clima giudiziario», affermano i legali milanesi che per giovedì hanno indetto un'assemblea plenaria. In quella occasione gli avvocati potrebbero decidere di astenersi dalle udienze. L'annuncio è stato dato in una conferenza stampa del direttivo della Camera Penale di Milano. «Siamo arrivati al processo di polizia», dice l'avvocato Dino Bonzano. «Al giudice è lasciata solo la ratifica della decisione», rincara la dose un altro legale, Giuliano Pisapia. Oggetto della protesta è la sentenza della Corte Costituzionale che consente di utilizzare in dibattimento gli interrogatori di poli¬ zia giudiziaria, compiuti senza la presenza dei difensori. Non è piaciuta nemmeno quella parte del decreto antimafia, voluto dai ministri Martelli e Scotti, che limita le possibilità di ritrattazioni, riconoscendo più valore ai verbali istruttori che non alle dichiarazioni in aula. Mentre è proprio in dibattimento, secondo il nuovo codice, che si forma la prova. «Niente equivoci, nessuno difende i boss. Anche noi avvocati abbiamo tutto l'interesse al rafforzamento delle indagini», precisa ancora l'avvocato Giuliano Pisapia: «Qui non c'è solo la delegittimazione della difesa ma anche dello stesso collegio giudicante». «L'emergenza mafia è l'ennesima foglia di fico per un progetto di restaurazione già studiato», aggiunge l'avvocato Enzo Brienza. Per il legale la decisione della Corte Costituzionale non può essere attribuita al clima emotivo creatosi dopo la strage di Capaci, quando venne ucciso il giudice Giovanni Falcone, insieme alla moglie e alla scorta. «Non ci può essere collegamento - ha sostenuto il legale - perché la sentenza venne emessa prima della strage». I difensori, inoltre, avvertono un rischio in più: «Sappiamo di andare contro corrente, ma una cosa deve essere chiara afferma ancora l'avvocato Bonzano - questi provvedimenti colpiscono tutti. Questo, da domani, sarà il nuovo processo». Ai difensori non piace. Non piace quella che definiscono l'altalena della legislazione, dove il nuovo codice, in vigore da anni, risucchia a poco a poco principi che potevano andare bene per il vecchio codice Rocco. «Questo nuovo processo rischia di fare molte vittime in errori giudiziari», ammoniscono in coro. E annunciano che all'assemblea di giovedì prossimo, alla quale saranno invitati anche i magistrati, gli avvocati prepareranno un documento per indire lo stato di agitazione in campo nazionale. A fianco dei legali potrebbe scendere in campo anche la de lombarda. L'avvocato Salvatore Catalano, responsabile del settore giudiziario del partito, ha infatti annunciato che la protesta sarà portata avanti anche in sede politica dalla de. Fabio Potetti

Persone citate: Bonzano, Dino Bonzano, Enzo Brienza, Fabio Potetti, Giovanni Falcone, Giuliano Pisapia, Salvatore Catalano

Luoghi citati: Capaci, Milano