Tokyo l'opposizione si dimette in mosso

Tokyo, l'opposizione si dimette in massa Protesta contro l'invio di truppe all'estero Tokyo, l'opposizione si dimette in massa TOKYO NOSTRO SERVIZIO Colpo di scena politico in Giappone, dove per la prima volta nel dopo guerra i due partiti d'opposizione, il partito socialista e quello democratico socialista unito, hanno presentato le dimissioni in massa dei propri membri al Parlamento. Alle 10 di ieri mattina, prima della riunione del Parlamento che avrebbe dovuto procedere alla definitiva votazione sul disegno di legge che autorizza l'invio di truppe all'estero in appoggio all'Onu, i due partiti d'opposizione hanno formalmente presentato le proprie dimissioni e una richiesta di elezioni anticipate, scatenando il caos parlamentare. Il disegno di legge, giunto alla sua fase finale, permette al personale delle Forze di Autodifesa giapponesi di unirsi alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. Il disegno di legge è già stato approvato dalla Camera Alta giapponese con il sostegno del partito di maggioranza liberaldemocratico, e dei due partiti di centro, democratico socialista e Komei. Il partito socialista ed il partito comunista erano assolutamente contrari alla promulgazione del disegno di legge e ne sostenevano l'incostituzionalità. La decisione di queste dimissioni di massa da parte dei due partiti d'opposizione è stata presa domenica, durante un incontro fra il presidente del partito socialista Makoto Tanabe ed il presidente del partito democratico socialista unito, Satsuki Eda, come ultimo estremo tentativo di bloccare il passaggio della legge alla Camera Bassa. Dopo la presentazione delle dimissioni, il presidente della Camera Bassa ha aperto anche il dibattito sull'accettazione delle dimissioni dei membri dei due partiti. Sono anche nati dei problemi a proposito di questo dibattito perché non essendosi mai verificato in passato un fatto analogo, i politici giapponesi si sono trovati spiazzati: non sapevano esattamente come procedere, a chi spettasse la responsabilità di decidere sul fatto e che cosa effettivamente comporterebbe l'accettazione delle dimissioni. Il partito socialista detiene 137 seggi dei 512 della Camera Bassa mentre il partito democratico socialista unito ne detiene 4. Si prevede che il partito di maggioranza liberaldemocratico, che detiene la maggioranza dei seggi alla Camera Bassa, non accetterà le dimissioni dei membri dei due partiti. Fin dall'inizio dell'iter politico del controverso disegno di legge, il partito socialista, il comunista, ed infine il partito democratico socialista unito hanno opposto la più tenace resistenza politica mai attuata in precedenza, nella storia parlamentare giapponese. Hanno organizzato manifestazioni, boicottato le votazioni alla Camera Alta ed hanno continuato la tattica della «camminata della mucca» anche alla Camera Bassa. Infine, prima della richiesta di dimissioni, hanno votato contro una mozione di fiducia verso il Gabinetto del primo ministro Kijchi Miyazawa, proposta dal partito liberaldemocratico e dai due partiti di centro, socialdemocratico e Komei, trascinando le operazioni di votazione per più di tre ore e mezzo. Tutto questo però non è bastato per cambiare la volontà dei tre partiti di coalizione che si sono battuti per approvare tutti i costi il disegno di legge PKO, che rimarrà certamente la legge più dibattuta della storia politica giapponese di questi anni. La mossa del partito socialista e del democratico socialista unito rappresenta la più bruciante «provocazione» contro il sistema politico di questo paese ed il partito di maggioranza liberaldemocratico ed anche se le dimissioni dei membri dei due partiti non verranno accettate, un Parlamento spaccato a metà su un problema così fondamentale aprirà una crisi politica dagli sviluppi incerti. Fabiola Palmeti Il leader socialista, Makoto Tanabe

Persone citate: Fabiola Palmeti, Kijchi Miyazawa, Makoto Tanabe

Luoghi citati: Giappone, Tokyo