Venezia, altri due arresti
Venezia, altri due arresti Venezia, altri due arresti Coinvolta cooperativa «rossa» Il grande affare dei depuratori VENEZIA. Due nuovi arresti nell'ambito dell'inchiesta della magistratura veneziana sul presunto pagamento di tangenti per l'assegnazione di appalti pubblici. Le manette sono scattate ieri mattina per l'ingegnere Valentino Tavolazzi, di Ferrara, dirigente della Cooperativa muratori e cementieri di Ravenna, una delle più grosse imprese edili d'Italia, e per l'ingegnere Guido Turconi, di Milano, amministratore della Emit Spa (Ercole Marelli impianti termici) del capoluogo lombardo. Le due ditte (che fanno salire a 10 il numero delle aziende implicate nell'inchiesta su appalti e tangenti) hanno eseguito dei lavori per conto del Consorzio comunale impianti di depurazione di Venezia; in particolare si erano aggiudicate l'appalto per il depuratore di Fusina, un mega-impianto per lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali di Mestre, Marghera e della Riviera del Brenta. I due ordini di custodia cautelare, firmati dal giudice per le indagini preliminari Felice Casson, sono probabilmente il risultato degli ultimi interrogatori a cui sono stati sottoposti Alessandro, Renzo e Paolo Merlo, contitolari della Cantieri costruzioni cemento di Musile di Piave, e Luciano Bertoncello, dirigente della Mantelli costruzioni di Mestre. Gli arresti per le tangenti legata agli appalti hanno raggiunto quota 16 e 22 sono le persone raggiunte da un avviso di garanzia. 88 Per l'inchiesta si tratta di una settimana decisiva. Il pm Ivano Nelson Salvarani e il collega Carlo Nordio, che da qualche giorno lo affianca nel lavoro, starebbero per stringere il cerchio intorno a quei pubblici ufficiali - ovvero politici e amministratori regionali - che, in concorso con Paolo Ferlin, il segretario del ministro Carlo Bernini, hanno permesso alle imprese edili finite sotto inchiesta di vincere appalti miliardari in cambio di mazzette consistenti. Ferlin è con Giorgio Casadei, segretario del ministro socialista Gianni De Michelis, l'uomo chiave di questa vicenda: secondo il settimanale «Il Mondo» è socio in affari del presidente della Regione Veneto, Franco Cremonese: «assicurazioni, aziende agricole». E da un anno siede nel consiglio di amministrazione della Banca nazionale delle comunicazioni (proprietà delle Ferrovie dello Stato), evidentemente nominato per interessamento del ministro dei Trasporti. La medesima carica è ricoperta da Giorgio Casadei. Altra figura di questa tangenti-story lagunare che ha fatto una rapida carriera di manager pubblico è Luciano Bertoncello, amministratore delegato della Mantelli estero costruzioni (gruppo Iri) e che ha lo stesso ruolo societario anche nel Consorzio Delta Po (il cui presidente è quell'Alberto Mario Zamorani, ex vicedirettore generale di Italstat e pupillo di Ettore Bernabei, arrestato a Milano per l'affaire di Malpensa 2000). Bertoncello era sino a pothi alini fa un semplice impiegato della Mantelli e ora si trova nei consigli di amministrazione di parecchi consorzi veneti, autentici crocevia dei grandi affari pubblici. Maria Grazia Raffele
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