«Inquisiti, abbandonate le poltrone»

«Inquisiti, abbandonate le poltrone» Abete (Confindustria) propone un'Authority per garantire il rapporto fra Stato e Impresa «Inquisiti, abbandonate le poltrone» Gli industriali: altrimenti si rischia la paralisi totale MILANO. «Viva il garantismo, abbasso la criminalizzazione, ma gli amministratori inquisiti si debbono dimettere». No che non è il solito convegno, con Luigi Abete presidente di Confindustria che sale a Tangentopoli, processa il processo a Politica & Affari, ripete che l'Impresa è sana, si prende gli applausi della categoria e riparte per un'altra tavola rotonda sulla questione. Alle sei di sera, nella sede di Assolombarda, il presidente Ennio Presutti e Aldo Fumagalli, presidente dei Giovani Industriali, arrivano con una nuova brutta notizia. La premessa è questa: la Regione Lombardia ha 4 assessori, 2 psi e 2 de, nei guai: chi a San Vittore, chi agli arresti domiciliari. La conseguenza, appurata ieri, è quest'altra e la racconta Fumagalli: «La Regione è ferma, paralizzata. Non firmano più una licenza né una delibera. Il danno è grave. Non pagano più. Non abbiamo interlocutori. Diamo il buon esempio: che tutti gli imprenditori inquisiti si dimettano dalle loro cariche istituzionali. Ma si dimettano i politici! Per recuperare credibilità ed efficienza è l'unica via». Luigi Abete prende appunti, con l'aria di chi se l'aspettava e però così schietta non l'aveva ancora sentita. Aggiungerà Fumagalli, all'uscita: «In due settimane avrò partecipato a dieci convegni su quest'argomento. Capisco, uno può anche pensare: ma cosa state lì a ripetere sempre le stesse cose... Ma non è così, per fortuna. Ogni volta si tenta e si fa un passo avanti, discutere ci fa bene, e mi pare che se ne discuta in pubblico più di quanto faccia la classe politica». Il quadro ha tinte forti, ma a Tangentopoli sono in molti a vederlo: chi si è dimesso? Quasi a dar ragione a Fumagalli, mentre in Assolombarda inizia il dibattito all'aeroporto di Linate si conclude il consiglio d'amministrazione della Sea, la società di gestione che ha il presidente psi Giovanni Manzi tra l'irreperibile e il latitante e il vice-presidente de Ro- berto Mongini a San Vittore. Nessuna dimissione. Solo l'incarico di vicepresidente a Giovanni Aloardi, pds. Obiezione: ma il pds milanese non aveva deciso l'uscita da tutti i consigli d'amministrazione? Sì, ma Aloardi non c'entra: è iscritto al pds di Varese. «Ma questa Milano è ancora la capitale morale o ha dovuto passare la mano?», domanda il moderatore Massimo Perini. Risponde Presutti, il «Cardinale laico» che vorrebbe Piero Borghini sindaco senza perder tan¬ to tempo con le beghe di partiti e correnti: «Siamo al post questione morale. C'è un magistrato bravo, l'opinione pubblica lo sostiene e la società desidera cambiare». Rimane sempre un rischio: «Ci vuole la trasformazione dei partiti, ma i partiti faranno di tutto per non farsi modificare. Allora attenti all'onda di riflusso che tutto copre». Abete è più cauto, dieci considerazioni secche, cinque per ricostruire gli eventi e cinque per proporre. Va da «i problemi sono cominciati quando molti politici hanno cambiato mestiere e sono diventati assessori» al «garantiamo la transizione con un'Authority presso le Prefetture che garantisca il rapporto tra Stato e Imprese». Su questo Presutti dissente: «L'Authority in Prefettura mi sa tanto di Commissario. Stiamo attenti, non delegittimiamo i politici, non confondiamo i partiti con le persone. Finché le abbiamo, usiamo le ruote». Le proposte di Abete sono «regole e comportamenti», sono «cultura e legalità». Ma sono anche, è ancora una volta, una chiamata alle responsabilità della politica e del Paese reale: non solo tangenti, ma l'evasione fiscale, il pensionamento fasullo, l'assenteismo, il ((pizzo diffuso» dove la mancia si confonde con lo scambio. «E dobbiamo richiamare il sistema politico al risanamento finanziario dello Stato - va a concludere -, le imprese hanno il problema della competitività, che tra un anno o sei mesi vorrà dire occupazione o disoccupazione». Poi le domande degli industriali e si torna a Tangentopoli, Politica & Affari, la Regione che non paga più e non firma più niente. Tempo qualche settimana e, se non ci sarà la nuova giunta, potrebbe capitare anche a Milano. Qui interviene Presutti, proprio da Cardinale laico: «Sì, così poi si andrebbe a elezioni anticipate, qualche seggio in più alla Lega Lombarda, qualche seggio in meno al psi. E poi? Sarebbe solo una stupida soluzione. I tecnici in giunta ci vanno bene. Anzi, siamo anche pronti a mettere a disposizione i nostri manager per i consigli d'amministrazione». Purché se ne vadano i politici di Tangentopoli. Giovanni Cerniti A sinistra, Luigi Abete, presidente della Confindustria Sotto, Ennio Presutti che guida I1 Assolombarda A destra Aldo Fumagalli, leader dei giovani industriali

Luoghi citati: Cardinale, Lombardia, Milano, Varese