Entro, resto fuori, chissà

Entro, resto fuori, chissà Entro, resto fuori, chissà Le tre «anime» del pds e il governo ROMA. «Apertura condizionata» dei riformisti, posizione «attendista» fra gli occhettiani, scetticismo diffuso nella sinistra dei «comunisti democratici». In vista della consultazione al Quirinale di domani e della direzione del pds convocata per giovedì, riunioni separate delle tre «anime» della Quercia hanno inviato a Botteghe Oscure segnali divergenti sulla eventuale partecipazione del pds al nuovo governo. Dice Fabio Mussi, al termine della riunione con il segretario: «Questa volta al governo ci vorrebbero sul serio. Il vecchio pei ci si sarebbe buttato a capofitto». Ma Occhetto non vuole farsi coinvolgere, salvo «svolte imprevedìbili». Per mezz'ora ha spiegato alla componente di maggioranza del partito, che lo ha appoggiato senza eccezioni, che «in assenza di movimenti o segnali nuovi da parte del Presidente della Repubblica e degli altri partiti» il pds non ha intenzione di mutare linea. E anche la possibilità di convocare il coor¬ dinamento per discutere del governo sembra rinviata a dopo le consultazioni con Scalfaro e la riunione di direzione. Dall'Hotel Nazionale, dove la componente riformista si è riunita, la replica è affidata alla relazione di Emanuele Macaluso e alle parole di Umberto Ranieri. Macaluso ha riproposto la convinzione che «in una fase così difficile, il pds debba candidarsi, in un quadro di condizioni profondamente innovative, a partecipare alla guida del Paese». Ranieri ha chiesto a Occhetto di «porre con determinazione il problema di una assunzione diretta di responsabilità di governo a condizioni del tutto nuove di metodi, procedure e uomini». «In una fase tanto delicata - ha aggiunto - il pds non può non assumersi le proprie responsabilità di governo». Il governo che piacerebbe ai riformisti deve poggiare su un presidente incaricato «che utilizzi a pieno l'art. '92 della Costituzione, affidi la guida dei dicasteri chiave a per¬ sonalità politiche di provata competenza, capacità e onestà e poi si rivolga al Parlamento»: un esecutivo in cui «contino poco i calcoli e gli interessi ristretti delle segreterie di partito, con personalità e volti nuovi». Molto più scettici i «democomunisti» di Ingrao, Tortorella e Bassolino, che hanno riunito i consiglieri nazionali della corrente. Aldo Tortorella utilizza il periodo ipotetico della «irrealtà»: «Potrebbe accadere che il pds vada al governo, ma se de e psi "svoltassero" di 180 gradi. E francamente non credo che questo sia possibile. Un governo di "svolta" andrebbe bene, purché fosse davvero di svolta». Una svolta che neppure l'ipotesi Segni, a quanto riferisce Antonio Pizzinato, sembra poter impersonare per la sinistra della Quercia. «Neanche Occhetto - dice l'ex segretario della CgU - darebbe il suo appoggio a un governo guidato da Mario Segni, anche perché Segni è sicuramente un conservatore». [AdnKronos]

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