Compagni, ci onorano quei soldi di Mosca di Filippo Ceccarelli

Compagni, ci onorano quei soldi di Mosca BUFALINI Compagni, ci onorano quei soldi di Mosca l INANZIAMENTI Urss al pei: adesso tocca a un esponente della vecchia guardia dire qualcosa. Ecco: «La solidarietà internazionale dell'Unione sovietica verso di noi ha una profonda radice storica». Così Paolo Bufalini, che non è esattamente l'ultimo arrivato, con una formulazione che sa più di conferma che di smentita. Aggiunge il senatore, davvero uno degli ultimi homines togliattiani ancora in servizio: «Il pei ha avuto l'onore di meritare questa solidarietà attraverso decenni di lotta antifascista nella quale ha dato un contributo alto di iniziativa politica e di pensiero». «Pensiero», «radici storiche»: più elegante di così - tipico esempio di grazia sotto pressione - non si poteva mettere, questa vicenda dei soldi. Ancora una volta il personaggio non tradisce il suo stile e in qualche modo neanche quella sua singolare, apparentemente contraddittoria e invece coerente fisionomia politica, culturale, perfino ,„antropologica. Un comunista antico e moderato, colto, gran' traduttore di Orazio, amico di Andreotti, chiamato a sbrigare complessi incarichi Oltretevere. Eppure più di tanti altri comunisti legato a quella che fu la realtà, forse anche il mito sovietico. Certo, ai microfoni del Grl, Bufalini ha dovuto riversare anche dell'ovvio. E cioè che «l'attività varia, grande, di massa, che ha meriti fondamentali per la democrazia del pei è stata generosamente finanziata dai lavoratori e dal popolo italiano». E tuttavia, lui che ha cominciato a litigare (e a negoziare) sul piano dottrinario con Suslov, Ponomariov e Kirilenko sin dal 1957, deve essere stato quantomeno bizzarro sentirsi chiedere ieri anche della società accomanda taria «Maritalia» e di conti correnti, depositi bancari, radiotrasmissioni cifrate, camuffamenti da spie. Comunque ha risposto: «Io non so nulla di tutto questo, perché di questo non mi sono occupato: io stavo Paolo Bufalini vicino a Togliatti, a Longo, a Berlinguer. Ho conosciuto solo questo pei, ignoravo completamente che c'era un altro partito di stupidi che si andava a fare la plastica facciale in Urss. Ma si vergognino di questa campagna - ha concluso con aristocratico sdegno - la cui strumentalità è così evidente». Strumentale oggi. Ieri no. Ieri quella solidarietà economica che veniva dal Paese «del socialismo reale» era giustificata dalla storia. Che giustifica, con la tecnica appunto dell'«inquadramento storico» tutto (o quasi), figurarsi l'Urss. «La mia formazione culturale e l'indirizzo del mio pensiero - in questo modo il senatore, a Roma il Sor Paolo, ha corretto un giornalista che, equivocando sulle sue missioni in Vaticano, aveva parlato di lui come cattolico - sono immanentistici e storicistici. E storicistica è l'interpretazione del marxismo che ho seguito e seguo». Pronto ancora a «spiegare», dopo trent'anni, nel 1986, la necessità storica che condusse il pei a schierarsi per i carrarmati sovietici in Ungheria. Ultimo superstite,. . Bu- fauni, "di* quella tradizione realistico-amendoliana che portava regolarmente la destra del pei all'avanguardia sui temi italiani, però senza mai alzare il tono della polemica internazionale con l'Urss. Anzi. Quella specie di strano bifrontismo, per intendersi, che vide l'Amendola del 1979 non condannare l'invasione dell'Afghanistan. Non ancora in disarmo, a 76 anni, Bufalini. Comunque lontano dall'essere, come da colta citazione dantesca, «... giunto in quella parte/ di mia etade, ove ciascun dovrebbe / calar le vele e raccogliere le sarte». Aggrappato a un patrimonio che improvvisamente pare non solo in rovina ma pieno di scomodissime e ora anche scabrose contraddizioni. Uno che dice ancora, e non sai bene se sia fede, ragione o civetteria: «Non mi sottraggo alla tentazione di citare ancora una volta Togliatti». Filippo Ceccarelli Paolo Bufalini

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