La Malfa: «Nel governo ma a queste condizioni» di Fabio Martini

La Malfa: «Nel governo ma a queste condizioni» La Malfa: «Nel governo ma a queste condizioni» MENO MINISTRI E MENO PARTITE ROMA ELLA melina della crisi spunta una novità: per la prima volta dopo le elezioni Giorgio La Malfa esce dal guscio e presenta le sue condizioI ni per rientrare in una maggioi ranza di governo. E le condizio! ni sono tre: un esecutivo con un 1 «programma semplicissimo», ! una riduzione «drastica» dei ' ministri e una ridottissima pre| senza dei partiti. «Ogni gruppo parlamentare - spiega il leader repubblicano, proponendo una formula inedita - potrebbe lasciare un ministro, una sorta di ufficiale di collegamento che rappresenti politicamente l'adesione di ciascun partito». A queste condizioni, spiega La Malfa, «per il pri sarebbe difficile sottrarsi ad un sostegno al governo». Ma in questa intervista a La Stampa, Giorgio La Malfa, va oltre la questione-governo: raccoglie la tentazione scissionista di Mario Segni e rilancia, a tempi brevissimi, il progetto di un nuovo pan ito che superi il vecchio steccato laici-cattolici: «1 tempi di questo processo, che credo inevitabile, saranno segnati dalla soluzione della crisi di governo i. Onorevole La Malfa, i partiti stanno vivendo la crisi di credibilità più grave del dopoguerra, ma tardano i segni di reazione: perché? Perché per superare questa mancanza di credibilità debbono rinunziare a ■ use sostanziali. A noi per esempio chiedono il voto, ma hanno d: :: icoltà ad accettare le nostre i adizioni sul governo. In una .troia sola: non vogliono rinun are al sottogoverno. Se per pura ipot. si si trovasse nei panni di Craxi nessuna responsabilità diretta, sospetti su u imini a lui molto vicini • che cosa farebbe? Non posso rispondere a uesta domanda. In questa fase i problema dell'onorevole Crax non riguarda nessuno, se non li de. Rispondere a questa doma tda vuol dire semplicemente risolvere problemi di altri. Sareb.ie comodo per la de. Ma la crisi non è soltanto democristiana... La crisi italiana oggi è la crisi della democrazia cristiana, che per la prima volta nel dopoguerra non ha più un leader. Se la de non ha il coraggio di mettersi ai margini del governo con ; una formula come quella da me 1 suggerita, credo che il governo che nascerà, al di là delle parole, non sarà in grado di risolvere alcun problema. La de non ha ancora detto no a Craxi... A Scalfaro ho detto che il centro delle consultazioni è la de. Che deve rispondere: vuole il governo a quattro? E vuole che a guidarlo sia l'onorevole Craxi? E' la de che deve dirlo. Anche perché, a quanto mi ha comunicato Scalfaro, né liberali né socialdemocratici hanno voluto fare nomi circa la guida di un tale governo. E se si torna ad un quadripartito riveduto e riverniciato da qualche tecnico? Se c'è una formula quadripartita ne prenderemo atto, sicuramente non gli voteremo la fiducia, chiunque la diriga. Chiunque. Se invece si chiude questa formula, allora si può cercare qualcosa di nuovo. A quali condizioni La Malfa è disposto a dire «sì, ci sto»? C'è una sola formula di governo che all'opinione pubblica darebbe il senso del cambiamen- to. Alla sua guida un tecnico o un politico, questo si può vedere, ma il governo dovrebbe avere tre requisiti: un programma semplice, basato su tre frontichiave (economia, criminalità, questione morale), ma con l'indicazione, fin dal programma, dei provvedimenti e dei tempi di realizzazione. Secondo: riduzione dei ministri e dei sottosegretari. Avevo detto 20 ministri e vedo che è la cifra fatta da Scalfaro. Terzo: una composizione del governo che, sostanzialmente, escluda i partiti. L'ideale sarebbe un governo di non parlamentari o di parlamentari che, al momento della nomina, si dimettano. Ma non sarà uno choc troppo forte per i vecchi partiti? I partiti potrebbero lasciare un ministro, che rappresenti politicamente l'adesione di un gruppo parlamentare a quella coalizione. Quali i vantaggi della formula - La Malfa? Un governo di questo tipo, senza precedenti nella storia della Repubblica, avrebbe un'apertura di credito iniziale da parte dell'opinione pubblica. La chiarezza dei programmi, con l'indicazione delle misure e dei tempi, eviterebbe la solita diatriba sulle responsabilità circa la mancata attuazione dei programmi. E poi si allargherebbe il consenso parlamentare. Avrebbero difficoltà a non sostenerlo i repubblicani, il pds, la stessa Lega. Un governo di questo tipo somiglierebbe molto ai governi di risanamento di cui ha parlato il professor Miglio. E chi propone come premier? II nome di Mario Segni è il primo che viene alla mente. Mario Segni sembra di nuovo tentato dall'idea di lasciare la de: torna attuale il progetto di un nuovo partito? Sono convinto che la nascita di un nuovo movimento che comprenda parti di partiti precedenti sia l'unica strada percorribile. Ne ha riparlato negli ultimi giorni con Segni? Ci parliamo molto spesso. Sono scelte di importanza storica nella vita dei partiti e delle persone. Il processo mi sembra inevitabile e i tempi saranno indicati dalla soluzione della crisi di governo. Fabio Martini Per La Malfa (a lato) tocca alla de dire se vuole un governo Craxi Mario Segni (sopra) è un nome possibile come premier

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