Tre fenomeni per quattro soldi di Gabriele Ferraris

Tre fenomeni per quattro soldi Torino: successo dei chitarristi Leo Kottke, Tony Rice e Franco Morone Tre fenomeni per quattro soldi // 28 si chiude con Seeger, il maestro diDylan TORINO. C'è a Torino un festival che è un miracolo. Si chiama «Giugno in cascina». E' dedicato alle «musiche del mondo» - folk, o etniche se preferite il termine di moda - ed è cominciato sabato al vecchio stadio comunale, con tre fenomenali chitarristi. Fenomenale è Leo Kottke: il quarantasettenne americano ha abbandonato le vecchie furbizie commerciali dedicandosi ad un austero sacerdozio musicale. E l'altra sera ha mostrato tutti i suoi talenti sulla dodici e sulla sei corde a un pubblico di pochi - circa trecento - ma competenti appassionati. Fenomenale è anche l'abruzzese Franco Morone, altro protagonista della serata. Veloce e brillante, capace di reinventare brani pop (la beatlesiana «Ehy Jude», la dylaniana «Pat Garret & Buly The Kid») facendone capolavori di tecnica fiat e fingerpicking. Un talento vero. Fenomenale è infine Tony Ri¬ ce: americano, propone musiche - il bluegrass e l'hillbilly piuttosto lontane dal nostro gusto. Ma le esegue con una dignità e una cura filologica che gli valgono rispetto e applausi. Ciò detto, spieghiamo perché «Giugno in cascina» deve considerarsi un miracolo: il Centro Cultura Popolare, che organizza il festival, propone nell'arco di tre settimane sei serate, con una ventina di eccellenti artisti di ogni razza e Paese. E coronerà l'impresa il 28 giugno, riportando in Italia dopo 17 anni, per un unico concerto a Torino, l'ultima leggenda: Pete Seeger, compagno di strada di Woody Guthrie, maestro di Bob Dylan, inesausto gladiatore nelle battaglie per i diritti civili, coscienza critica dell'America. Questa nobile operazione consente di ascoltare musicisti che giammai un impresario privato s'arrischierebbe a proporre: sai che scoperta, i burattini di Sanremo rendono di più. Eppure, «Giugno in cascina» costa alla comunità 15 milioni di contributo pubblico. E stop. Una cifra ridicola, se si pensa a certe inutili manifestazioni «artistiche» dell'estate italiana, sovvenzionate a botte di centinaia di milioni da politici ignoranti o ansiosi di compiacere il collegió1elettorale. Con quattro lire, «Giugno in cascina» vive e fa cultura: racimola sponsor (la banca Crt), riduce all'osso i cachet, elimina gli sprechi. E altri, altrove, lavorano così. Ma troppi, in troppe città e contrade d'Italia, sperperano fior di quattrini per cartelloni raffazzonati, spendendo e spandendo non si sa come né perché. Una pacchia, finché dura. Finché qualcuno non deciderà di fare i conti in tasca all'allegro Paese dei festival. Gabriele Ferraris

Luoghi citati: America, Italia, Sanremo, Torino