Manifesti e giocattoli della ditta Depero

Manifesti e giocattoli della ditta Depero Milano: la pubblicità con l'anima del futurismo Manifesti e giocattoli della ditta Depero 1~~al MILANO " originale invito è un minifacsimile del famoso lii bromacchina imbullona LI to «Depero Futurista» edito da Dinamo-Azari nel 1927. Sono in mostra importanti opere di Fortunato Depero degli anni tra il 1914 e il 1932 alla galleria Fonte d'Abisso fino all'11 luglio, con catalogo a cura di Maurizio Scudiero. L'esposizione si inserisce nell'attività di questa galleria sul versante del Futurismo, legato alle arti applicate, e fa seguito a quella dei Taccuini inediti di Prampolini degli anni 19421956. Oggi viene documentata, con 44 opere, la poliedrica, fiammeggiante attività di Depero, per lo più nell'ambito della sua produzione pubblicitaria, una tra le tappe basilari della sua inesauribile creatività, e che ha influenzato generazioni di grafici fino a oggi. Tra i grandi pittori futuristi, Depero si caratterizza per una «metafisica meccanica» con colori accesi a stesure piatte, e immagini stilizzate e geometriche, che evocano un mondo primitivo, favolistico, popolare, dove una natura artificiale assume valenze fantastiche e ludiche. Nell'insieme dei bozzetti grafici esposti, che rivelano l'ampio interesse di Depero per la comunicazione pubblicitaria, mediante tecniche perfette di persuasione percettiva e sensoriale, segnaliamo «L'Uomo-rondine» del 1^20 a collage di carte pèòlorate, che rappresenta il prototipo del marchio della sua famosa Casa d'Arte di Rovereto. Ritroviamo la stessa rapidità di evidenza e di sintesi in un altro collage del 1924-25, «Cicli Bianchi» creato per la casa produttrice di biciclette, e per la copertina della rivista «1919», dall'artista disegnata nel 1928 utilizzando inserti da «tavole parolibere». Dalla serie dei bozzetti per la Campari, i due collages «Campari Seltz» e «Cordial Campari Liquor» del 1924 e 1927 si caratterizzano per lo straordinario dinamismo compositivo e coloristico, unito a una nuovissima deformazione tipografica diagonale, mirata a una forte comunicazione visiva. Questa «rivoluzione tipografica» è da Depero portata anche verso un uso architettonico della scrittura, che diviene immagine plastica per una «architettura tipografica» come nella famosa realizzazione del «Padiglione del Libro Bestetti, Tuminelli e Treves» alla H Biennale Intemazionale d'Arte Decorativa di Monza; e che si è particolarmente affinata nel suo intenso lavoro durante il soggiorno a New York tra il 1928 e il 1929 (le copertine per la rivista «Vanity Fair»), Di questi chioschi pubblicitari, come egli li denominava, è in mostra un progetto per la Casa Futurista Depero del 1927, una vera centrale creativa diretta a Rovereto da lui e dalla moglie Rosetta, da dove in continuazione uscivano «arazzi, cartelloni, scene, cuscini, giocattoli, vetrate, salotti, saloni, cabaret, ultramoderni», e in cui si formarono due noti architetti razionalisti: Adalberto Libera e Gino Pollini. «L'arte del divenire sarà potentemente pubblicitaria... l'arte della pubblicità è un'arte decisamente colorata, obbligata alla sintesi - arte fascinatrice che audacemente si piazzò sui muri, sulle facciate dei palazzi, nelle vetrine, nei treni, sui pavimenti delle strade, dappertutto si tentò persino di proiettarla sulle nubi...»: così scriveva l'artista nel Manifesto dell'Arte Pubblicitaria nel 1931. Dichiarazioni che riprendono la tematica espressa nel Manifesto «Ricostruzione Futurista dell'Universo» firmato da Depero e Balla nel 1915, impostata sul carattere di totalità dell'intervento futurista tra gli Anni Dieci e Venti, e sul superamento dei generi artistici tradizionali nella visione di un'opera d'arte totale. Questa urgenza di fondere l'arte con la vita determina nel Futurismo l'esaltazione di ogni atto vitale, tra cui il gioco. Depero e Balla nella loro «Ricostruzione Futurista dell'Universo» trovano analogie tra scultura e giocattolo, che diviene strumento artistico. Sono esposti alcuni «giocattoli sintetici» firmati da Depero, come il «Pappagallo» del 1916, il «Castoro» del 1917 e il «Rinoceronte» del 1923 in legno laccato, animali meccanici per una natura artificiale, che nella loro volumetria elementare si riallacciano all'artigianato popolare veneto. Prototipi destinati all'infanzia, per «tendere infinitamente e agilizzare la sensibilità (nel dominio sconfinato dei rumori, odori, colori, più intensi, più acuti, più eccitanti)». Mirella Bandirà Ili Un collage di Fortunato Depero con carte colorate per la pubblicità delle biciclette Bianchi (1924-25) «Uomo-rondine». Qui accanto «1919», progetto per una copertina firmata Depero.

Luoghi citati: Fonte D'abisso, Milano, Monza, New York, Rovereto