Vita segreta dell'ambasciatrice «Il Kaiser mi corteggia all'alba»

Vita segreta dell'ambasciatrice «Il Kaiser mi corteggia all'alba» Le memorie di Maria Pansa, Belle Epoque in Europa e Oriente Vita segreta dell'ambasciatrice «Il Kaiser mi corteggia all'alba» R~| E Edoardo è piazzato fra la contessa Szògeny, decana delle ambasciatrici e la principessa Bùlow, tut I te e due sorde. Di faccia la regina Alessandra, pure sorda...». Siamo all'ambasciata inglese di Berlino nel febbraio 1909, durante il ricevimento d'addio dei reali inglesi in visita ufficiale al Kaiser. Ma Edoardo VII, bisnonno di Elisabetta, non è tipo da lasciarsi immalinconire. Negli ultimi anni della sua vita (muore nel 1910) ha ancora un'amica. «Verso la fine della season 1907 riceviamo un curioso invito a pranzo da Lord Farquhar che dice "Per incontrare Sua Maestà e la signora Keppel...". Andiamo a questo pranzo, vari invitati, diplomatici, società ecc. Dopo pranzo c'è pure il maestro Tosti. Vedo ancora il quadro. Su un piccolo divano il re e la Keppel. Davanti a loro il pianoforte con Tosti che suona e canta; in piedi il marito Keppel che volta le pagine della musica!». Nelle memorie della bellissima Maria Pansa, moglie a 17 anni del diplomatico Alberto, rigido piemontese di razza, scene e episodi di questo tipo si susseguono raccontati con la naturalezza di chi ben conosce il mondo e sa come vanno le cose in un certo milieu. Non per nulla il libretto appena pubblicato da Franco Angeli nella collana di «Storia diplomatica» diretta da Enrico Serra s'intitola In viaggio con una ambasciatrice - Ricordi e testimonianza dalla belle epoque. Questa specie di diario non è stato scritto, tra il 1884 e il 1913, con intenti letterari. L'autrice non pensa di renderlo pubblico sino all'estate del 1959 quando, novantaquattrenne, sentendosi vicina alla fine, consegna a Serra i ricordi e altre carte dell'Archivio di famiglia. «Deve aver pensato che la loro pubblicazione poteva avere uno scopo: rievocare un mondo altrimenti vivo e vitale e la cui immagine impallidisce ogni giorno di più». Un mondo diverso, ma forse non così radicalmente, da quello dei diplomatici di oggi. Cambiati i personaggi, sono certo diminuiti il lusso e forse l'aplomb. Ma trame, amori, invidie e anche certe grandezze non tramontano. Anzi. Il libro potrebbe essere letto come un pettegolezzo senza età. Però è la «trama», la storia vera che s'impone. Anche perché Maria Pansa non smette mai di tener seriamente d'occhio i grandi avvenimenti politici della sua epoca mentre racconta la vita colorita delle ambasciate delle quali è stata signora e padrona: a Costantinopoli e a Pechino, a Londra e in Germania. «Forse in nessun'altra attività come in quella diplomatica, gli inizi marcano tutta una carriera - scrive Serra presentando i suoi eroi -, Ben visto a corte, stimato da Visconti Venosta, appoggiato da Rudinì, condiscepolo di Giolitti, Alberto Pansa beneficiò di quella specie di predominio piemontese che esisteva allora nella nostra diplomazia». E, già come incaricato d'affari in Turchia, prima destinazione importante, fu aiutato dall'intelligenza oltre che dal fascino di sua moglie. 1885, arrivo a Costantinopoli, Cospoli per gli amici: «All'Hotel Rovai con magnifica vista sul Corno d'Oro, ciò che mi consola e m'incanta dopo l'orribile traversata...». La piccola Maria è emozionata. «Prima volta che indosso una toilette scollata con coda... Ballo la quadriglia con il principe ereditario di Svezia e sento gli occhi di tutti fissi su di me...». Iniziazione ai misteri del Bazar. Feste una dopo l'altra, «gite sul Bosforo, alle acque dolci in caik, dervish tourneurs e urleurs». «Acquistiamo una "charette" con due ponies che io guido lungo il mare, spesso dò un passaggio ai vecchi ambasciatori di Russia e di Spagna, Nelidoff e Calice, che si fidano di me come auriga...». La prova iniziale è buona, la coppia viene trasferita a Budapest accolta calorosamente dal «grande Andrassy», amicissimo dell'imperatrice Sissi. Andrassy, racconta Maria, «viene sovente a prendermi per delle passeggiate». Maria è invitata da Pauline Metternich al «Blumen Corso» di Vienna, imo dei massimi appuntamenti annuali per il gran mondo mitteleuropeo; i Pansa vanno a Belgrado, via Danubio, per incontrare Lady e Sir Windham, ministro d'Inghilterra; amano molto Costantino Nigra, loro ospite frequente nelle pause delle sue missioni politiche, diven- tano amici con l'arciduca Rodolfo e sua moglie Stefania. Al ballo di Corte dell'87 «venne pure Maria Vetsera... piccola, carina, niente di speciale come personale, ma una bellissima testa, grandi occhi blu con lunghe ciglia, capelli neri, piena di vita e molto charme come in generale le levantine. Ebbe gran successo, soprattutto perché si sapeva che era la preferita di Rodolfo». Appena tre anni dopo i due sono trovati morti a Mayerling. Alla fine dell'89 il diplomatico è spedito come ministro plenipotenziario a Pechino, «non una città ma un accampamento sudicio e puzzolente, un lago di fango». Casa in cattive condizioni, però 24 domestici «le vere ombre cinesi, vestiti di celeste e bianco, nessun rumore camminando», diretti da un implacabile head boy, maestro di palazzo «una specie di impresario che risponde di tutti». D'estate bisogna fuggire, arrivano le grandi piogge, le Legazioni si trasferiscono sulle colline e affittano templi, gli ospiti occupano le celle dei bonzi. I rapporti dei diplomatici con le alte sfere cinesi sono difficili, l'imperatore Sieng Toung concede un'udienza fatta attendere per quindici anni, tra i cortigiani è «evidente la profonda ripugnanza verso gli europei...». Oltre alla Grande Muraglia, ricordi indelebili, per Maria Pansa, restano gli odori di Pechino ((terribili odori speciali prodotti da carogne di bestie e purtroppo da cadaveri umani». Alberto Pansa era stato sempre amico degli inglesi. Trasferito dalla Cina al Cairo per un breve periodo, viene promosso nel dicembre '95 ambasciatore a Costantinopoli. «La sua nomina non può mancare d'essere interpretata - scrive Guido Soragna console a Trieste - come sicuro indizio dell'appoggio dell'Inghilterra nella nostra politica in Oriente». Anche l'ambasciatrice ama riamata i raffinati diplomatici d'oltre Manica. Nei sei anni di nuova missione sul Bosforo, questa volta al massimo livello, Maria matura quel carattere che, più tardi, affascinerà i londinesi. Piace parecchio anche al sultano Abdul Hamid, un uomo piccolo, asciutto, giallastro, politico crudele; ai ricevimenti e ai pranzi ufficiali è sempre immobile, muto. Eccetto che di fronte alla splendente italiana. «Ammiro i fiori ed egli allunga la sua mano scarna con le dita che sembrano artigli e me ne dà, debbo dire, con una certa cavalleria». Le manda colliers di brillanti e perle, spille, cavalli arabi. Per dovere d'ufficio Maria deve visitare le signore dell'harem, il Sultano ha 2000 donne sparse tra i palazzi sul Bosforo, ogni anno si svolge la cerimonia di presentazione d'una nuova vergine, raccontata nei salotti delle ambasciate. Si tratta in generale «di una ragazzina georgiana o circassa, addobbata e posta in una grande cesta come un letto, tutta coperta di fiori e veli. Il Sultano si avvicina, toglie la coperta fiorita, se rimane soddi- sfatto le dice "torna", altrimenti sparisce. In questo caso - si chiede la sensibile Maria - chissà che ne fanno della poveretta?». La vita a «Cospoli» non è sempre tranquilla, massacri periodici atterriscono la città, la rivolta più grave è quella degli «Inciakisti» spenta nel sangue. Da tempo Pansa è «ambasciatore in pectore» a Londra. Viene finalmente mandato lassù nell'aprile del 1901: è la penultima tappa della sua carriera che si concluderà a Berlino nel 1913, prematuramente, a causa di una frattura politica tra il governo italiano e l'ambasciatore: due anni prima Pansa non aveva approvato la spedizione di Tripoli. Berlino è un momento di nuovo importante nella vita di Maria: ammalia l'imperatore Guglielmo II che nelle sue cavalcate mattutine viene a renderle omaggio, si cementa la sua amicizia con sir Edward Goschen, l'ambasciatore inglese cui nel ' 14 tocca presentare la dichiarazione di guerra alla Germania. Con le memorie dell'ambasciatrice c'è una serie di lettere che Goschen le invia tra il 1911 e il '24: affettuose e dolenti, testimonianza su un mondo in rovina ma non ancora perfettamente cosciente del proprio dramma. «A Berlino si balla spensieratamente mentre l'Europa sta precipitando nel caos...». Mirella Appiotti I regali preziosi del Sultano La visita all'harem con 2000 donne A sinistra, Guglielmo II: ammaliato da Maria Pansa, andava a renderle omaggio durante le sue cavalcate Sopra: Edoardo VII d'Inghilterra e Costantino Nigra, spesso ospite dell'ambasciatore e della moglie. Maria Pansa, divenuta a 17 anni moglie dell'ambasciatore Alberto Pansa: lo seguì in tutte le missioni. A sinistra: Giovanni Giolitti