«Se resto sindaco privatizzo tutto» di Ugo Bertone

«Se resto sindaco privatizzo tutto» «Se resto sindaco privatizzo tutto» Borghini: e la ricetta per <4 r fc*. "«* •■-tu:*" tm ucia^alla città INTERVISTA «milano W sull'orlo » MILANO O, nella bufera non ha perduto il suo ottimismo. «Certo, perché qui c'è un cumulo di sfide che danno significato a una vita». Non si vergogna di quanto succede nella sua città. «Milano - ribatte - è la capitale morale. Lo so io per come la vedo soffrire, per come cerca di venir fuori da questo sistema». Piero Borghini, il «cardinale laico», l'ha definito Ennio Presimi, presidente dell'Assolombarda. Casa al Gallaratese, estrema periferia operaia, una passione per il nuoto, la montagna e la lingua russa. Ex comunista dall'inglese perfetto, in odio al pds. Piero Borghini, sindaco di Milano dal 18 gennaio su designazione di Bettino Craxi. Sindaco di Tangentopoli dal 17 febbraio, quando scattarono le manette a Mario Chiesa. «Non lo conoscevo racconta - non sapevo chi fosse. E, in Consiglio, diedi una risposta stupida e ingenua». Ha poco più di venti giorni, dopo le sue dimissioni, per varare la giunta della città, il nuovo governo aperto agli esterni. E questa settimana sarà decisiva per lui e per Milano. Una metropoli sotto tiro, che avverte i morsi della crisi. «Dottore, non vogliamo nemmeno noi un salto nel vuoto» si narra abbia detto un alto magistrato al sindaco. Lui sorride e non conferma. Annuisce divertito alla storia di quel manager di una municipalizzata, eletto per concorso, che ha trovato (storia di poche settimane fa) in ufficio tre pari {;rado, uno in arrivo dalla de, 'altro dal psi e il terzo pidiessino. «A quel signore - commenta - posso solo dire di tener duro. Se resto sindaco, quell'azienda la privatizziamo». Lo pensa davvero o sono chiacchiere? Certo che lo penso. Il senso del mio programma, della mia proposta di giunta è anche questo. Da domani occorre che i grandi servizi, la metropolitana, la cultura e le imprese come i depuratori siano gestite in modo diverso. Pubblico e privato devono collaborare: al pubblico il controllo, ai privati l'effettiva gestione. Ci voleva Di Pietro per far decollare idee del genere... Vede, non esagero. La città è sull'orlo di un baratro. O c'è un colpo d'ala o tutto si avvita in una crisi molto pericolosa. Addirittura... Va di moda attaccare la classe politica come il nemico da battere. Ma in realtà la classe politica non è isolata, si incrocia con l'industria. No, non è una crisi della politica, ma dell'intera classe dirigente. Ed è tutta la classe dirigente a doversi rimettere in discussione, a doversi rimettere in moto. Altrimenti? Altrimenti Milano non si vende più. E ci sono i primi segnali di partenza delle multinazionali, il rischio di perdere le fiere, di veder partire le grandi imprese. Sia sincero: l'inchiesta Di Pietro è una iattura o un'opportunità per il sindaco di Milano? Se la sappiamo cogliere è una grande opportunità. Altrimenti si traduce in un rischio. Ha incontrato Di Pietro o altri magistrati? Di Pietro l'ho visto alla festa della Polizia. Ho incontrato il procuratore capo Borrelli. E mi ha '' ribadito che non è certo loro intenzione stravolgere gli equilibri del Comune. Però Palazzo Marino è quello che è, un tempio della cultura del sospetto... Certo, c'è la cultura del sospetto. Ma c'è anche un'euforia assurda da parte di gente che dovrebbe piangere. Alcuni politici pensano che sia arrivata la loro occasione. Mentre ci aspetta tutti una lunga quaresima. Borghini, lei suscita ostilità perché alle sue spalle c'è Craxi. O no? Sono stato designato da Craxi e dal psi, ma cerco di essere il sindaco di tutti. Craxi ha svolto un ruolo ma più come politico milanese che come segretario del psi. E devo dire che, al contrario della sua fama, non ha dato direttive. Ha molto ascoltato. Lei non conosceva Chiesa, Craxi sì... Ho avuto l'impressione che sia rimasto stupito quanto me dalle dimensioni del sistema delle tangenti, dalla managerialità di certi criteri e dall'entità delle somme raccolte. E il pds? Si è sorpreso del suo coinvolgimento? Mi sorprendono di più le lacri- me di Occhetto. Nel pei è sempre esistita la doppia morale e se giravano dei soldi questi andavano tutti al partito. Di fronte a un uomo come Cervetti non posso aver dubbi di sorta. La realtà è che la crisi dell'ex pei è ancora tutta da scrivere. Chissà come andrà a finire. Gli altri leader? La de a Milano ha Bodrato, il psi Amato... Bodrato l'ho visto una volta sola. Nel mondo cattolico ci sono risposte molto interessanti. No, del Cardinale non parlo, altrimenti dicono che lo strumentalizzo. Amato? Giuliano deve far digerire ai socialisti il sacrificio dei posti. Ce la farà? Lo spero. Il psi ha una grande occasione: andare a digiunare nel deserto ma conservare l'icona del sindaco. L'icona di Borghini, cioè. Ma gli altri perché ci devo¬ no stare? Tutti i partiti, salvo la Lega, hanno da guadagnare dalla giunta per la città. Anche il pds. Almeno torna ad imparare a far l'opposizione. E La Malfa? Avete avuto telefonate tempestose... Sì, le nostre relazioni sono state tribolate. Ma si può anche aprire un discorso d'amicizia: Lui ha fatto una cauta apertura. Ma i repubblicani vogliono nuove formule e, magari, anche il sindaco... Credo che la pressione degli industriali, che temono il vuoto politico, abbia avuto il suo peso. E' importante evitare il vuoto di potere, occupare questi mesi con un'effettiva riforma. Per il sindaco io non ho problemi: facciamo le primarie all'americana a Palazzo Marino. Vince chi vince. Ugo Bertone «Ho l'impressione che Craxi sia rimasto stupito quanto me dal sistema-tangenti» II sindaco di Milano Borghini (a destra) Foto in basso Mario Chiesa Il giudice Antonio Di Pietro (sopra) A destra in basso Giorgio La Malfa

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