Tangentopoli, arresto e rilascio-lampo
Tangentopoli, arresto e rilascio-lampo Manette alla frontiera per l'imprenditore Maltauro, poi interrogatorio e arresti domiciliari Tangentopoli, arresto e rilascio-lampo Del Monte (Cogefar) è stato ancora sentito dal giudice La società: non c'è nessuna inchiesta sui nostri bilanci MILANO. La resa a Como, al valico di frontiera di Brogeda. L'interrogatorio, come sempre a San Vittore, e poi a casa, a Vicenza, agli arresti domiciliari. L'imprenditore Enrico Maltauro, 37 anni, detenuto ninnerò 50 dell'operazione «Mani pulite» compie tutta la trafila in poche ore. Le manette ai suoi polsi dovevano scattare venerdì sera, come per altri tre imprenditori. Ma Maltauro non era in Italia. Amministratore delegato della «Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro» si trovava all'estero. In Francia. Per lavoro, avevano subito precisato dalla società mentre si diffondevano le voci della sua latitanza. Mentre veniva avvertita l'Interpol e tutti i posti di frontiera venivano avvisati che Maltauro era ricercato, iniziava la trattativa per la consegna agli inquirenti italiani. Consegna avvenuta alle 9,40 di ieri, al valico di frontiera di Como Brogeda, dopo una trattativa intercorsa tra la Guardia di Finanza e l'avvocato Giovanni Dedola, difensore dell'imprenditore. Enrico Maltauro in un attimo è stato portato nel carcere milanese di San Vittore, per l'interrogatorio davanti al pubblico ministero Gherardo Colombo, uno dei tre magistrati che si sta occupando dell'inchiesta sulle tangenti a Milano. Maltauro è accusato di concorso in corruzione continuata ed aggravata per il troncone dell'inchiesta sulle tangenti per Malpensa 2000, un appalto miliardario sulla ristrutturazione dell'aeroporto. In particolare, l'industriale Paolo Pizzarotti avrebbe dichiarato di aver ricevuto da Maltauro 150 milioni da girare al senatore Severino Citaristi, segretario amministrativo della de. «Il mio assistito non è mai stato latitante, non è mai stato ricercato», ha detto al termine dell'interrogatorio l'avvocato Dedola. E ha aggiunto: «Il dottor Maltauro ha risposto alla convocazione dei magistrati, ha chiarito tutto quanto doveva chiarire e ora va a casa». Senza voler entrare nei dettagli il legale ha spiegato che, contro Maltauro «ci sono fatti riferiti da terzi. Erano necessari dei chiarimenti che ha dato. Ora va a casa libero». Bugia di avvocato, almeno sulla liberazione. Enrico Maltauro, ha confermato Luigi Pagano, il direttore del carcere di San Vittore, non è libero, ma è stato messo agli arresti domiciliari. Ieri, domenica, è stato un giorno come tutti gli altri per il giudice Colombo. Nel pomeriggio c'è stato infatti il nuovo interrogatorio di Vittorio Del Monte, direttore generale per l'Italia della Cogefar Impresit, l'azienda del gruppo Fiat coinvolta nelle indagini anche per le tangenti sugli appalti al policli1 nico San Matteo di Pavia. Anche ieri tre ore di faccia a faccia con il magistrato, dopo le oltre due ore di sabato. «Del Monte non è uno che ha vuotato il sacco, non è nel mio linguaggio dire queste cose», ha tenuto innanzitutto a precisare il difensore del manager Fiat, l'avvocato Giuseppe Frigo. «Il mio assistito si difende, e si difende bene dalle accuse che gli sono state mosse. La lunghezza dell'interrogatorio dimostra che non è evasivo nelle risposte». L'avvocato non vuole entrare nei dettagli, ma punta subito a fare dei distinguo sulle accuse che sono mosse al dirigente d'azienda accusato di corruzione, per una tangente da 560 milioni su lavori per 13 miliardi all'ospedale di Pavia. «Del Monte - spiega il difensore - non è accusato di aver versato direttamente i soldi ai politici pavesi. Il suo era un ruolo tecnico operativo. D'altra parte ha ereditato un contratto nato dalla precedente amministrazione Cogefar, quando non era ancora nel gruppo Fiat». Del Monte dunque, parla e si difende. Come? Il suo avvocato lo fa solo capire: «Ha parlato di sé e si è difeso, ha spiegato il suo ruolo nel gruppo». Tira in ballo anche altri, ha fatto dei nomi? A questa domanda il legale si fa ancora più evasivo: «C'è modo e modo di parlare di altre persone. Lui dà spiegazioni». E' sicuramente una linea difensiva diversa da quella adottata da Enzo Papi, amministratore delegato di Cogefar Impresit, diretto superiore di Del Monte, trincerato nel più rigoroso silenzio malgrado sia in carcere da più di un mese. E anche su questo l'avvocato Frigo dice la sua: «Uno si difende tacendo, l'altro parlando. L'interrogatorio è un mezzo di difesa ma Papi, tacendo, esercita un suo diritto». D'altra parte la Cogefar aveva già smentito che siano in corso accertamenti giudiziari diretti a verificare se gli amministratori e i sindaci della società hanno commesso irregolarità nella presentazione dei bilanci. La smentita pone fine alle voci secondo cui la procura di Milano aveva chiesto una indagine civile. Fabio Potetti L'imprenditore Enrico Maltauro detenuto n° 50 (per poche ore) dell'operazione «Mani pulite»
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