Infortuni, la morte falcia tra i solchi

Infortuni, la morte falcia tra i solchi I mezzi meccanici vecchi e con scarse protezioni sono una delle cause principali Infortuni, la morte falcia tra i solchi Ogni anno 400 vittime e oltre duecentomila feriti ROMA. Agricoltura, attività a rischio. Lo documentano dati e ricerche presentati a Bari in un recente convegno sull'igiene e la sicurezza del lavoro. Gli infortuni che si registrano annualmente nei campi sono oltre 250.000, di cui 400 mortali, mentre 13.000 comportano un'invalidità permanente. Le cause sono molteplici: «L'elevato tasso di anzianità degli addetti innanzitutto - dice Stefano Gaiardi di Faenza, specialista del settore ma anche la varietà e la complessità dell'organizzazione del lavoro e delle tecnologie utilizzate. Si va infatti dalla forestazione al lavoro in serra, dalla zootecnia alle coltivazioni ortofrutticole intensive». In testa alla lista, gli infortuni legati all'uso del trattore che rappresentano ben il 36% dei casi di morte. Gli eventi più frequenti sono il ribaltamento, le cadute o gli scivolamenti dal veicolo in moto. E non dipendono solo dal lavoro sui terreni impervi o scoscesi ma, spesso, da carenze e disattenzioni. Si è, ad esempio, rilevato che i due terzi dei mezzi usati in pianura ed il 30% di quelli di collina sono privi di cabina di sicurezza, hanno pneumatici usurati od alberi cardanici senza protezione. Dopo i trattori la macchina più pericolosa è la falciatrice seguita da carri e rimorchi e motoseghe. Come accennato sono gli anziani a pagare il prezzo più ele¬ vato: gli incidenti connessi all'uso di macchine agricole coinvolgono il 55% degli operatori con più di cinquant'anni contro il 15% registrato in altri settori produttivi. Ma i problemi che derivano dall'uso delle macchine non riguardano solo i traumatismi acuti: notevolmente diffuse anche altre patologie, come sordità, disturbi del circolo periferico e forme artrosiche, in particolare alla colonna vertebrale. In causa le lunghe ore di guida in posizione scorretta e le eccessive vibrazioni. Tuttavia gli attentati alla salute dei lavoratori non dipendono solo dalla crescente meccanizzazione. Notevoli permangono i rischi legati alle malattie trasmesse dagli animali: brucellosi, leptospirosi, tubercolosi ed echinococcosi (oltre 200 casi/anno in Sardegna, principalmente tra i pastori), sono alcune tra le patologie più pericolose. Anche il contatto diretto con gli animali in impianti spesso precari comporta pericoli di aggressioni e lesioni. Sono poi descritti casi di intossicazione acuta e cronica provocati, in stalle e porcilaie, da esalazioni tossiche (idrogeno solforato) per accumulo di deiezioni nella lettiera. Sotto accusa anche alcuni farmaci veterinari e gli insetticidi mentre il contatto con foraggio contaminato da polveri, batteri e miceti può causare varie disfunzioni respiratorie. Un capitolo importante rimane l'esposizione ai fitofarmaci che vengono spesso impiegati in modo irrazionale e con scarse cautele. Corre rischi soprattutto chi lavora in serra: il pesante microclima all'interno dell'impianto porta inevitabilmente a trascurare la protezione. Con conseguenze patologiche varie: dalle congiuntiviti al prurito, da capogiri e vertigini a nausea e dolori addominali, per finire con dermatiti e crisi d'asma. Ma gli agricoltori hanno consapevolezza dei rischi che corrono? Inchieste mirate rivelano l'esistenza di generiche preoccupazioni ma prevale la tendenza a trascurare l'uso sistematico dei mezzi di prevenzione. Mario Vatpreda I RISCHI IN Infortuni in agricoltura: casi denunciati 1980 169.000 1981 155.000 1982 101.000 1983 183.000 1984 205.000 1985 220.000 1986 233.000 1987 240.000 1988 254.000

Persone citate: Faenza, Mario Vatpreda I, Stefano Gaiardi

Luoghi citati: Bari, Roma, Sardegna