«Siamo nel mirino delle multinazionali»
«Siamo nel mirino delle multinazionali» Lobianco attacca Gatt e riforma agricola Cee «Siamo nel mirino delle multinazionali» ROMA DAL NOSTRO INVIATO Tamburi di guerra al consiglio nazionale della Coldiretti. Lobianco è partito alla carica sciabolando a destra e a manca. Maastricht? «Non credano di fare il loro comodo senza vederci reagire». La riforma della Politica agricola Cee? «Ne parleremo a Lisbona. A noi non sta bene né il discorso latte, né molte altre cose». E allora si dà battaglia anche lì. Il Gatt? «E' un accordo che ha fra i suoi obiettivi più o meno confessati quello di dar via libera alle multinazionali. Qualcuno vuol lasciar passare questa linea senza opporsi seriamente? Benissimo, però vada lui a dire alla gente che stiamo cambiando padrone. Io personalmente non sono disponibile a sottostare passivamente alle lobbies industriali, che ormai hanno mano persino in alcune pubbliche istituzioni o sedi ministeriali». Quali sono, alla luce di questa grandinata di problemi, le linee che la Coldiretti ha impostato nel consiglio nazionale svoltosi venerdì all'hotel Midas di Roma? «Dobbiamo renderci conto - ha spiegato Lobianco che non è più sufficiente assicurare ai nostri soci assistenza fiscale e sociale, ma bisogna essere pronti a predisporre i servizi nuovi e più dinamici che le condizioni esterne impongono alle nostre aziende agricole. Le scelte che abbiamo davanti per quel che riguarda i nostri obiettivi di oggi sono propedeutiche a tutti i problemi delle scelte successive relative al nostro rapporto con le istituzioni, con le altre organizzazioni economiche e sociali, agricole e no, ed infine alla nostra riorganizzazione interna». Tanto per semplificare ci sono due strade possibili: lasciare piena autonomia a chi ha le responsabilità delle organizzazioni economiche, con la conseguente piena libertà del sindacato professionale di valutare la coerenza con i propri obiettivi; oppure strutturare l'organizzazione professionale in organi composti anche da chi ha la responsabilità delle organizzazioni economiche. «Ciascuna di queste alternative - ha chiarito il presidente della Coldiretti - ha pregi e difetti, che dovremo individuare nella prossima conferenza organizzativa». Momenti di riflessione e di attesa, dunque. Attesa soprattutto di vedere come si muoveranno gli uomini di governo. Ma cosa dovrà fare il nuovo governo? «Innanzitutto - precisa Lobianco - io non credo ai governi di tecnici, le scelte necessarie sono politiche e da queste deriveranno quelle tecniche. In futuro bisognerà comunque tenere più stretti contatti con gli altri Paesi, far lavoro di gruppo per non trovarsi isolati ed avere più forza». E chi potrebbe essere il prossimo ministro dell'Agricoltura? «Dopo le recenti esperienze - risponde il presidente della Coldiretti - non mi sbilancio più. Si tratta di trovare la persona giusta nel tipo di governo e di programma che andrà in porto». In questi giorni si dice sia stato anche fatto proprio il nome di Lobianco per la poltrona attualmente occupata da Goria, ma l'interessato nega: «Io ministro? No, lo escludo. Io ho la cultura della forza sociale, non quella di governo». Vanni Cornerò Il presidente Coldiretti, Lobianco
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