Sinfonia militare fra le polemiche
Sinfonia militare fra le polemiche Barshai e Haydn all'Auditorium Sinfonia militare fra le polemiche TORINO. Concerto tutto haydniano all'Auditorium della Rai: in mancanza della pianista che avrebbe dovuto eseguire un concerto di Bach, Rudolf Barshai ha aperto la serata con la «Sinfonia Militare» n. 100, dove il pittoresco fragore di piatti triangolo grancassa trombe e timpani viene periodicamente a squarciare una trama sinfonica di meravigliosa leggerezza. Il gusto della sorpresa, tipico di Haydn, celebra qui uno dei suoi trionfi, a cominciare dalla fantasia con cui il compositore trasforma con magica bravura, pochi e persistenti elementi tematici. L'esecuzione di Barshai era appropriata per lo stacco dei tempi, la proporzione tra massa e solisti, il senso del colore; quella dell'orchestra soddisfacente, anche se maggior leggerezza, agilità e trasparenza non avrebbero guastato, specie nel settore degli archi. Nella seconda parte s'è ascoltata volentieri la «Missa Sancti Bernardi» che Haydn compose durante la sua luminosa vecchiaia insieme ad altre cinque, annoverate tra i culmini della sua produzione sacra. Divertente è constatare come l'anziano compositore non fosse minimamente indotto a pensieri cupi o malinconici: più che guardare dentro di sé, come faceva Mozart sin da bambino, egli continuava a cercare nel mondo estemo gli spunti per la propria fantasia e anche in questa Messa l'arzilla vitalità dei ritmi, il mareggiare del contrappunto, la gioia artigianale del comporre fanno quasi dimenticare i momenti poetici della preghiera, presenti soprattutto nel «Credo». All'orchestra qui si è aggiunto il coro diretto da Gerardo Bizzarro ed un gruppo di solisti che hanno svolto con cura il compito loro affidato. Karajan, un gra e del passato Così la stagione di primavera sta per volgere al termine, ma poche schiarite si vedono per quanto riguarda il destino dell'Orchestra torinese. La Rai deve decidersi: lasciar languire un complesso del genere è grave colpa contro la cultura non solo italiana. E se gli sponsor sono assolutamente necessari e il generoso contributo del San Paolo del tutto insostituibile, il problema è come utilizzare al meglio i fondi per restituire all'Orchestra Sinfonica di Torino lo splendore di un tempo. Una grande orchestra sinfonica è un organismo delicato che si costruisce pazientemente nei decenni e richiede un rinnovamento continuo ma attentissimo alla qualità degli elementi che vi si immettono. Prendiamo i Filarmonici di Vienna: prove severe svolte dietro un paravento, nell'assoluto anonimato, filtrano i nuovi aspiranti; dopo di che il professionista assunto ha un anno di tempo per dimostrare di essere idoneo e assurgere, dopo un secondo esame, al titolo di Filarmonico. Altrimenti viene respinto. In tal modo è garantita la qualità che è la prima ragione di vita di un complesso ad alto livello. L'Orchestra Sinfonica della Rai ha fama internazionale e all'estero ne parlano con ammirazione. Negli ambienti musicali tedeschi, austriaci, inglesi l'orchestra è ricordata tra le poche regolarmente dirette da Karajan e da Bòhm, da Klemperer, Furtwaengler, Celibidache, da Bruno Walter, da Stravinski, da Hindemith. Gli sponsor hanno quindi un'etichetta che garantisce di per sé un formidabile ritorno di immagine: purché i contenuti siano all'altezza delle aspettative. Paolo Galla rati Karajan, un grande del passato
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