I Genesis e l'uomo dello schermo di Giuseppe Ballaris

I Genesis e l'uomo dello schermo Debutto americano del nuovo tour, unica data italiana a Torino il 18 luglio I Genesis e l'uomo dello schermo Collins protagonista con la supertecnologia NEW YORK. Tornano i Genesis. Il 1° luglio saranno a Parigi, prima tappa europea della loro nuova tournée, poi arriveranno a Torino, il 18 allo stadio Delle Alpi, per l'unico e molto atteso appuntamento italiano. I Genesis hanno scelto anche questa volta gli stadi: forse non è il posto ideale per ascoltare le rarefatte atmosfere e le ballads, ma non esiste un altro luogo capace di accogliere tutte le richieste dei fans. L'avvio al Giants Stadium di East Rutherford, nel New Jersey, poco distante da Manhattan, per due concerti col «tutto esaurito», davanti a circa 100 mila persone. Sul palco torri di amplificatori, luci di ogni tipo, dalle abbaglianti ad altre stile funivia, telecamere, uno schermo mobile gigante scomponibile in tre parti che è costato 5 milio¬ ni di dollari. E' infatti proprio lui, lo schermo, il vero protagonista dello spettacolo, montato in alto dietro la band. Su di esso scorrono ininterrottamente grafiche da computer, disegni animati molto belli oltre ai primi piani dei musicisti, trasformati in «giganti». La scenografia dello spettacolo meriterebbe un premio per il design. Al trio «titolare», e cioè Tony Banks, il celeberrimo Phil Collins e Mike Rutherford, si sono aggiunti il chitarrista Daryl Stuermer e il batterista Chester Thompson, anche se nessuno, critici compresi, pare essersi accorto della presenza di quei due discroti strumentisti. Il sole è appena tramontato, e, alle 20,40, si parte subito con «Land of Confusion», da «Invisible Touch» dell'86, che cattura immediatamente il pubblico. Il diciassettesimo album dei Genesis, «We Can't Dance», in vendita nei negozi da quasi sei mesi, è nuovamente nelle classifiche di vendita (è quindicesimo, per esempio, in quella di «Billboard»). E' dunque comprensibile che una buona parte del repertorio eseguito (una ventina di brani) provenga proprio da lì: l'attuale hit «Hold On My Heart», il lungo «No Son of Mine», «Driving the Last Spike». Ma ai numerosi fans di lunga data presenti al concerto è riservato un medley di una ventina di minuti che comprende, tra l'altro, «I Know What I Like», «The Lamb Lies Down on Broadway» (accoppiato all'«On Broadway» di George Benson), e infine «The Musical Box». Il loro pezzo più famoso, «Tonight, Tonight, Tonight», arriva nel bis, per fortuna senza lo spot pubblicitario della birra che ha contribuito, in maniera notevole, al suo successo. Phil Collins è sempre più attore (tra un po' lascerà temporaneamente la musica per andarsene a Hollywood e dedicarsi alla carriera cinematografica): fùnge da presentatore, imita e satireggia 1' «evangelista della televisione», Orai Roberts, in uno dei quadretti più dinamici (e riusciti) dell'intero show, fino ad essere elevato su una piattaforma, dritto tra le immagini del Jumbotron, lo schermo gigante. «Peccato soltanto - concludeva il quotidiano "New York Post" - che Genesis sia diventato unicamente una band d'accompagnamento di Collins». Giuseppe Ballaris I Genesis. Nella tournée di quest'anno al trio «titolare», e cioè Tony Banks, il celeberrimo Phil Collins e Mike Rutherford, si sono aggiunti il chitarrista Daryl Stuermer e il batterista Chester Thompson

Luoghi citati: Hollywood, Manhattan, New Jersey, New York, Parigi, Torino