Sono tornati a casa i condannati a morte

Sono tornati a casa i condannati a morte Como, finito l'incubo dei 2 giovani che dovevano essere fucilati in Marocco per l'omicidio di un gendarme Sono tornati a casa i condannati a morte Dopo tre anni di carcere graziati da re Hassan La loro difesa: «Quelpoliziotto annegò da solo» COMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'incubo è finito. Sono liberi, sono tornati a casa. Diffìcilmente, però, riusciranno a lasciarsi alle spalle i tre anni vissuti nel braccio della morte del carcere di Kenitra (Marocco) in attesa della fucilazione. «Graziati» una prima volta da re Hassan II, che nel novembre dello scorso anno cancellò la pena capitale sostituendola con una condanna a trent'anni di reclusione, Fabrizio Cartabia, 28 anni, di Saranno (Varese), e Marino Gilardoni, 36 anni, di Mezzegra (Como), tre giorni fa sono stati scarcerati. Definitivamente graziati, anche se ritenuti colpevoli d'aver ucciso un gendarme marocchino, gettato in acqua al tèrmine di un inseguimento in mare. I due «graziati» da re Hassan II ieri sera, a tarda ora, erano attesi a Fiumicino. Ad attenderli c'erano i parenti. Prima di partire per Roma, Grazioso Cartabia, papà di Fabrizio, ha dichiarato: «Sapevamo che sarebbe finita così perché ho creduto a mio fi¬ glio che ha sempre negato di aver ucciso il gendarme marocchino. Sono stati comunque quattro anni da incubo, soprattutto i primi tre quando Fabrizio e Marino erano in attesa della condanna a morte. La fucilazione poteva essere eseguita da un momento all'altro. Ora dimentichiamo il passato. Siamo felici per come si è conclusa questa drammatica vicenda». Il papà di Fabrizio Cartabia, ieri, non ha voluto dire se i due «graziati» in giornata torneranno a casa o se diversamente cercheranno di evitare la curiosità. «Non lo so, è una decisione che dovranno prendere loro» ha sostenuto Grazioso Cartabia. A morte Fabrizio Cartabia e Marino Gilardone erano stati condannati nel novembre 1988 da un tribunale del Marocco. La sentenza parlava di fucilazione. Prima, durante e dopo il processo i due lombardi hanno continuato a ripetere che la morte del gendarme marocchino era stata una disgrazia. I due si conobbero in vacanza, sulle coste francesi, nell'estate '88. Noleggiarono uno yacht sul quale vennero bloccati a metà settembre vicino alle coste marocchine. Essendo senza passaporto - sostennero tentarono la fuga mentre a bordo si trovava ancora uno dei gendarmi saliti per l'ispezione: dopo un lungo eseguimento in mare aperto, il tragico epilogo con il militare morto annegato. «Fu lui a gettarsi in acqua alla vista della motovedetta dei suoi colleghi» hanno sempre sostenuto Cartabia e Gilardoni. «Lo han¬ no gettato in acqua per togliere di mezzo un ostacolo che avrebbe potuto pregiudicare la loro fuga» l'accusa fatta propria dai giudici che sentenziarono la pena di morte, nonostante non fossero emerse prove concrete nel corso del processo. Per strappare alla morte i due lombardi, sia a Saranno che a Mezzegra sorsero comitati di solidarietà. Vi furono petizioni inviate a re Hassan n. Venne chiesto l'intervento del governo at- traverso il ministero degli Esteri. Ma, intanto, sulla vicenda dei nostri connazionali condannati a morte calava un silenzio carico d'angoscia. Solo apparenze: i contatti dicreti delle nostre autorità diplomatiche ottennero una prima grazia, quella del novembre scorso, che consentì ai due condannati a morte di lasciarsi alle spalle la fucilazione. «E' come tornare alla vita...» avevano scritto a casa Fabrizio Cartabia e Marino Gilardoni. Un mese fa un telegramma: condanna ridotta a 15 anni. «Adesso vediamo effettivamente vicina la possibilità di tornare a casa» scrisse il giovane di Saranno anche a nome del suo amico. Una possibilità che tuttavia non sembrava così immediata. Tre giorni fa, invece, la notizia della scarcerazione. Le ultime ore in Marocco, negli uffici della nostra ambasciata, poi, il volo da Rabat a Roma. Fabrizio Cartabia e Marino Gilardoni si sono forse sentiti veramente liberi solo a Fiumicino. Marco Marcili Fabrizio Cartabia (a sinistra) e Marino Gilardoni da ieri in Italia