«Restituite Forouk alla sua mamma»

«Restituite Farouk alla sua mamma» Appello del carceriere della Tacchella «Restituite Farouk alla sua mamma» VERONA. «Consegnate Farouk, ve lo chiedo in ginocchio, in nome di Dio». Così Valentino Biasi, uno dei carcerieri di Patrizia Tacchella, la bambina rapita nel 1990 a Stallavena (Verona) e liberata da polizia e carabinieri dopo 45 giorni di prigionia, scrive dal carcere di Aosta ai rapitori di Farouk Kassan, il bambino di 8 anni sequestrato il 15 gennaio di quest'anno sulla Costa Smeralda. L'appello è stato consegnato a don Battista Tacchella, il parroco di Stallavena che si adoperò per la liberazione della piccola Patrizia. «Ho trasmesso questo appello - ha detto il sacerdote - perché possa raggiungere il cuore degli interessati e spingerli ad un gesto di umana bontà». Valentino Biasi scrive rivolto ai rapitori: «Consegnate il ragazzino nelle braccia della mamma e non ve ne pentirete. State certi che non vi denuncerà». E ancora: «Credo che per la vostra inesperienza, l'azione in corso sia il lato più oscuro della vostra vita. La vostra reazione è una sorta di competizione con voi stessi, è una frustrazione emotiva dettata da impulsi irrazionali in una società dove non potete trovare altro sfogo». Poi ammette di essere la persona meno adatta a dare consigli, ma lancia un appello: «Non perseverate, questa è una vicenda scabrosa in cui potreste pentirvi amaramente del fallito colpo. Non scordate che 30 anni di galera pongono fine ad una vita anche giovanissima». Secondo Biasi «se è necessario», «una battaglia si può e si deve perdere; dimostrare - aggiunge - di essere forti». Il car¬ ceriere di Patrizia Tacchella prosegue: «Su quel denaro rubato scenderà la maledizione, accettate il suggerimento di un uomo che per cercare la felicità ha sfidato le leggi contro tutti». Valentino Biasi conclude così il suo appello ai rapitori: «Vi supplico per l'ennesima volta: fate in modo che non abbiamo ad incontrarci in questo luogo di penitenza. Permettete alla mamma di Farouk di sorridere e al ragazzino di riprendere la scuola ed i suoi giochi: ella vi stringerà al cuore allo stesso modo come lo farà la sua creatura: liberate Farouk Kassan». Riuscirà questo appello a smuovere i sequestratori? Gli investigatori sono scettici. Il bambino è ormai da sei mesi nelle mani dei rapitori e tutti gli appelli lanciati finora sono caduti nel vuoto. Sono scesi in campo, per chiedere la liberazione del piccolo principe, la madre, con un appello il giorno di Pasqua nella chiesa di Orgosolo, un tempo la «capitale» del banditismo sardo, i vescovi di Sassari e di Nuoro. E una decina di giorni fa, gli stessi abitanti di Orgosolo hanno organizzato una manifestazione per chiedere il rilascio del piccolo Farouk. Un appello sottoscritto anche dall'ergastolano Graziano Mesina. Ma tutto è caduto nel vuoto. Chi ha sequestrato il bambino, spiegano gli inquirenti, ha un obiettivo ben preciso: ottenere un riscatto. E fin quando le trattative con il padre, proprietario di un albergo, non saranno concluse, difficilmente il principino potrà riabbracciare i genitori e la sorellina. [Ansa] In tutta la Sardegna continuano le battute alla ricerca del piccolo Farouk

Luoghi citati: Aosta, Nuoro, Orgosolo, Sardegna, Sassari, Stallavena, Verona