Tra i vescovi-padri di Boemia di Fernando Mezzetti

Tra i vescovi-padri di Boemia «Abbiamo salvato noi la Chiesa cecoslovacca», un dilemma per il Papa Tra i vescovi-padri di Boemia Si erano sposati per sfuggire al regime RICHNOV NAP KNESNOU DAL NOSTRO INVIATO Al municipio di questa cittadina di 15 mila abitanti a tre ore di macchina da Praga verso il confine con la Polonia non hanno neanche bisogno di consultare scartoffie. «Cerca l'indirizzo del signor Fridolin Zahradnik? Il vescovo, no? Giù in fondo, al secondo semaforo. La sua residenza è la prima casa a sinistra». Non si tratta del vescovado, ma di una modesta casetta a piano terra, con un due metri di giardinetto intorno. E si capisce. Il vescovo Zahradnik è uno dei molti vescovi e preti cattolici fino a ieri segreti per i quali, se scoperti dal regime, la galera diventava residenza ufficiale. Come è capitato proprio a lui, per cinque anni. In giardino di là dal cancelletto gironzola un bimbetto biondo; dietro di lui, guardinga, sospettosa e intimorita si avvicina senza aprire il cancello sua madre, l'aspetto trasandato di ragazza di campagna che sta riassettando casa. Sua Eminenza non c'è, e non sa quando tornerà. E' andato in visita pastorale? Non lo sa, non tiene in genere a sapere dove lui vada. E' una dei tre figli di Sua Eminenza, e il bimbetto è uno degli otto nipoti dei quali il vescovo è felicemente nonno. Nella casa parrocchiale, in un'altra parte della cittadina, la perpetua suggerisce di aspettare il parroco, che dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Il quale arriva infatti, e favorito dal non avere tonaca o clergyman nega di essere il parroco, rifiutandosi (in italiano) di dare il suo nome: «Io sono solo il sacrestano. Cercate il vescovo? Era qui al lavoro fino a poco fa». Indica un capannone in costruzione: «Lo sta finendo per la comunità di Emmaus, per i senzatetto. Ma è dovuto partire per qualche giorno. Gran lavoratore, gran capomastro. Il miglior riparatore di tetti di chiese in tutti questi anni. Senza di lui chissà quante sarebbero andate in rovina». Lei lo considera anche prete oltre che buon lavoratore? «Come, prete? E' vescovo!». Un buon prete? «Vescovo, vescovo. Gran vescovo. Era l'agente residente». Proprio così dice, «agente residente», senza malevole insinuazioni o cattiveria, ma anzi, con ammirazione, trasferendo in senso positivo il lessico del Kgb alle quinte colonne di Dio nel regno della paura. E pensandola così e dicendolo apertamente, si capisce che il parroco o sacrestano che sia non voglia dare il suo nome. Fridolin Zahradnik, infatti, con altri vescovi e decine di sacerdoti, come lui sposati, felici genitori e in alcuni casi nonni, costituisce uno dei problemi più delicati e laceranti per la Chiesa cattolica in Cecoslovacchia dopo i quarantanni di regime comunista: quello dei sacerdoti ordinati segretamente, e molti dei quali per non destar sospetti si dettero una copertura vivendo da laici, sposandosi e mettendo al mondo figli, lavorando in varie professioni e mestieri: muratori e operai, soprattutto. Ma restando in primo luogo agenti segreti di Dio, pur costretti dalle circostanze a rinunciare al celibato. Le dimensioni del fenomeno e le possibili vie d'uscita ci erano state delineate, nel suo ufficio presso la conferenza episcopale a Praga, da monsignor Miloslav Fiala: per molti anni lui stesso impossibilitato a fare azione pastorale, per 15 anni operaio nella costruzione del metrò. «All'epoca di Pio XII - è il quadro di Fiala - quando i comunisti presero il potere e si scatenò la lotta alla religione, la Santa Sede dispose affinché nel timore del peggio i nostri vescovi nominassero da sé e in segreto i propri successori. Si trattava di assicurare la continuità mentre tanti venivano arrestati. Prima di essere imprigionato per 14 anni, ad esempio, il cardinal Beran, morto nel '65, nominò suo successore monsignor Tomasek, che prese poi il suo posto, diventando anch'egli cardinale. I vescovi segreti cominciarono a loro volta a fare ordinazioni segrete, e a nominare i propri successori, cioè altri vescovi. «Verso la fine degli Anni Cinquanta, col miglioramento della situazione, questa prassi fu interrotta, ma con l'invasione sovietica nel '68 si presero nuove iniziative sotterranee. Avevamo la facoltà di teologia, ma a numero chiuso determinato dalle autorità politiche, le quali in qualche modo influivano anche sulle ammissioni. Per molti degli esclusi, che apparentemente conducevano una normale vita da laici, furono organizzati in segreto corsi di teologia e di preparazione al sacerdozio». Poi andavano a farsi ordinare segretamente in Germania Orientale e in Polonia. Qui, soprattutto, a Cracovia, dove c'era un certo cardinal Wojtyla sempre disponibile e sensibile a queste accortezze. «In tutto - afferma Fiala - sono usciti da questi corsi circa 200 sacerdoti sotterranei, che ufficialmente svolgevano professioni laiche ma nel rispetto del voto del celibato. Circa la metà sono stati ordinati dall'allora arcivescovo di Cracovia. Per tutti loro non esiste ora alcun problema. Sono pienamente rico¬ nosciuti. La questione si pone per gli altri, ordinati da vescovi che in eccessivi timori procedevano a ordinazioni senza accurata preparazione e nominavano a loro volta molti altri vescovi. Senza obbligo di celibato. Venutane a conoscenza la Chiesa ordinò di cessare questa pratica, ma alcuni proseguirono lo stesso. Li conosciamo tutti, sono venti vescovi, di cui otto sposati e con figli, e 260 sacerdoti, di cui 80 ammogliati e con famiglia. Per loro bisognerà rifare nomine e ordinazioni. Gli sposati potrebbero es- sere riconosciuti come diaconi, un ruolo per cui il celibato non è obbligatorio, o essere destinati a paiTocchie di rito greco-ortodosso, per il quale è permesso il matrimonio. Troveremo una soluzione anche per il vescovo Zahradnik, che ha tre figli e otto nipoti. Può ancora fare per la Chiesa». Tenendo presente il quadro di monsignor Fiala, andiamo a trovare in questo stesso villaggio un prete ammogliato, in un grigio casamento. E' Milan Beran, 42 anni, sposato con Maria, sarta, da cui ha avuto quattro figli. Di famiglia operaia, figura e volto da cherubino con due mani grosse come pale, Beran fa il muratore. Non vorrebbe parlare della sua esperienza, ma ha un filo di commozione ricordando la notte in cui, dopo una brevissima preparazione teologica, fu ordinato in una chiesa buia, con due soli testimoni, dal vescovo Joseph Blahnik. Accenna appena ai cinque anni in galera senza processo, accusato di reati economici («Non osavano fare accuse di carattere religioso, perché proclamavano che c'era libertà di religione»); e si intuisce in lui, mentre guarda la moglie, il timore che si possa pensare di essersi sposato solo per coprire il suo stato sacerdotale. «Mi sentivo già allora di rito greco-ortodosso e i fedeli per i quali celebravo messa nel chiuso delle case conoscevano la mia situazione, la capivano. Ma debbo confessare che in una circostanza, l'unica, ho pensato che sarebbe stato meglio se non mi fossi sposato: quando ero in carcere. Dietro le sbarre il dolore più grande era il pensiero delle sofferenze di mia moglie e dei figlioletti, delle persecuzioni cui era sottoposta». Debolezze di uomo di cuore e di fede, non di agente segreto. Ma è anche per questi agenti di Dio se la chiesa del silenzio ha ritrovato la voce. Santa Romana Chiesa troverà nei codici canonici una soluzione per loro, fino a ieri «agenti residenti» della consolazione e della speranza. Fernando Mezzetti Il cardinale Frantisek Tomasek fino al '91 arcivescovo di Praga ha 93 anni: è grave in ospedale

Persone citate: Frantisek Tomasek, Joseph Blahnik, Miloslav Fiala, Pio Xii, Tomasek, Wojtyla

Luoghi citati: Boemia, Cecoslovacchia, Cracovia, Germania Orientale, Polonia, Praga