Baruffi va dal giudice

Baruffi va dal giudice Baruffi va dal giudice Del Monte (Cogefar) collabora E Radice Fossati testimonia MILANO. Parla anche lui. Vittorio Del Monte, direttore generale per l'Italia di Cogefar Impresit, alle domande dei giudici risponde. A San Vittore l'interrogatorio dura oltre due ore. Non è finita. Si continua anche oggi. Il dirigente dell'azienda del gruppo Fiat è finito in carcere accusato di corruzione per gli appalti al policlinico San Matteo di Pavia. Tangenti per 560 milioni su 13 miliardi di lavori. E Vittorio Del Monte potrebbe dire di più. Al termine della prima giornata di interrogatorio è il suo difensore, Giuseppe Frigo, ad ammetterlo. «E' stato interrogato specificatamente per il San Matteo - dice il legale - ma è chiaro che potrebbero uscire anche altre cose. Quei fatti corrispondono solo in parte al periodo in cui era direttore generale. Del Monte si è trovato ad ereditare una cosa già avviata». Vincolato dal segreto istruttorio l'avvocato Frigo non vuole dire molto di più. Una domanda 10 ferma sul portone del carcere: «Il suo assistito fa muro come Enzo Papi?». La risposta dell'avvocato Frigo è una certezza: «Vittorio Del Monte risponde serenamente per la parte che lo riguarda. Lui dice quello che sa». Ma quanto può sapere di tangenti il direttore generale di Cogefar Impresit? Verranno nuove conferme dalle altre persone finite in carcere per questo troncone delle indagini? Lo si saprà nei prossimi giorni quando inizieranno gli interrogatori di Giancarlo Albini, db, e Luigi Panigazzi, psi. Entrambi sono stati riarrestati dopo essere finiti in manette per la parte pavese dello scandalo, su cui sta indagando quella procura. Un nuovo mandato di cattura è stato intanto notificato in carcere anche ad Armelino Milani, pds, già detenuto per lo scandalo di Pavia. E con lui gli arresti salgono a 49. Non ci sono solo gli interrogatori dei detfc.mti ad impegnare gli inquirenti. Dal giudice Di Pietro si è presentato spontaneamente Carlo Radice Fossati, consigliere comunale de. Fu lui, anni fa, a far esplodere lo scàndalo Ligresti. E ancora a lui si deve il crollo dell'ultima giunta di Pillitteri, a cui fece mancare 11 suo voto determinante. «Il giudice Di Pietro sta combattendo una battaglia fondamentale - spiega Radice Fossati al termine di un incontro durato oltre un'ora -. Io sto facendo una battaglia per una moralizzazione della politica, in un campo anche insidioso come il partito della de. Ho voluto parlargli di un argomento particolare di cui ero al corrente». Qua¬ le? Carlo Radice Fossati non vuole dirlo. Almeno non adesso. Suo fratello, dopo alcuni passaggi di proprietà, ha acquistato alcuni terreni dell'Ipab. E' uno dei filoni dell'inchiesta. Ma altri motivi spingono al silenzio il consigliere de: «Il fronte politico è di ima delicatezza estrema». Dice e non dice, rettifica e smentisce il parlamentare de Luigi Baruffi, andreottiano di ferro, che ha ricevuto una informazione di garanzia dai giudici milanesi. Anche lui va da Di Pietro. Accompagnato dal difensore, l'avvocato Luca Mucci. Il legale ha rivelato che Baruffi non ha negato di aver intascato 300 milioni da Maurizio Prada ma ha spiegato che non era a conoscenza della provenienza illecita del danaro. Il difensore poi negherà. Rimane il comunicato di Baruffi: «Escludo, con forza e con rabbia, qualsiasi collegamento, diretto e indiretto, col discorso delle tangenti a Milano». Fabio Potetti

Luoghi citati: Armelino Milani, Italia, Milano, Pavia