l'allarme del cardinale

L'allarme del cardinale L'allarme del cardinale Martini-, niente elezioni anticipate MILANO. No alle elezioni anticipate e sì a maggioranze politiche larghe: sono le valutazioni del cardinale Martini espresse davanti ad alcuni dei maggiori politici della de lombarda (Granelli, Formigoni, Fumagalli Carulli, Rognoni) e ai 500 allievi delle scuole diocesane di formazione all'impegno sociale e politico. Quello che si chiudeva ieri, nell'auditorium del Centio San Fedele, era il terzo corso. Un'iniziativa voluta dallo stesso Martini nell'87, quando cominciò a esortare al cambiamento la classe politica. «Il momento è molto grave - dice il cardinale -. Il nostro corpo sociale (non solo milanese) è ammalato. Si ha paura dell'impegno politico. Sarebbe disastroso se proprio ora i molti onesti volonterosi si tirassero indietro». Bisogna innanzi tutto distinguere quali sono «gli imperativi urgenti dell'ora». Che fare? Alla magistratura toccano interventi di tipo chirurgico, ma è a tutta la società che spetta un'efficace azione terapeutica. Occorre per questo «sostenere e difendere le istituzioni, evitando ogni delegittimazione e troppo fre¬ quenti ricorsi alle urne in assenza di prospettive politiche che la gente possa comprendere e per cui possa saggiamente decidersi». Per uscire poi da strettoie paralizzanti, occorre «fare appello ai valori comuni in vista di maggioranze larghe che permettano un rinnovato impegno verso il vero bene della gente». Ed ecco il punto finale, il tema più caro a Martini, quello su cui da tempo insiste di più: «I politici si diano a un serio e radicale rinnovamento dei partiti. I partiti non possono essere cancellati né sostituiti, se si vuole difendere la vita democratica del Paese, ma vanno da noi rinnovati e rimotivati». Prima era intervenuto l'ex presidente dell'Azione Cattolica, Raffaele Cananzi. Si è avuta la netta impressione che le sue parole fossero a fondo condivise dal cardinale. Noi cattolici - ha detto in sostanza Cananzi - voghamo coniugare alla radice la politica con la morale (ha anche citato Bobbio con favore); se nelle Leghe vince il particolarismo, la chiusura, il localismo, noi dobbiamo saper ridare respiro e dignità nazionale alla politica. E si è scagliato contro la «illegalità diffusa» e contro le «tangenti silenti», non solo quelle palesi delle cronache di Tangentopoli: sono «tangenti silenti» il lavoro che ciascuno svolge male o a metà, l'evasione fiscale, le pensioni abusive, i profitti eccessivi. 1500 allievi delle scuole diocesane di politica hanno applaudito forte quando Cananzi ha accusato la partitocrazia, «causa di cancro della democrazia». I partiti invadono la società, sono diventati delle sacche di carrieristi, impediscono il ricambio delle persone e delle idee. Frecciate anche alle istituzioni, che non hanno saputo reggere l'invasione dei partiti. E il governo è litigioso e bugiardo (prima delle elezioni ha detto ima cifra sul deficit pubblico, dopo le elezioni ne ha detta un'altra), e l'amministrazione pubblica è troppo legata ai politici, fa troppi affari, non si sente più responsabile di nulla. La stessa magistratura appare chiusa, corporativa. Insomma, una critica a tutto campo: «Sta a noi cattolici fare lo sforzo più deciso per rinnovare». Claudio Aita rocca

Persone citate: Bobbio, Cananzi, Claudio Aita, Formigoni, Fumagalli Carulli, Raffaele Cananzi, Rognoni

Luoghi citati: Milano, San Fedele