De Agostini all'attacco nel regno delle figurine (e si mangia la Panini) di Valeria Sacchi

De Agostini all'attacco nel regno delle figurine (e si mangia la Panini) Modena, trattative per l'azienda De Agostini all'attacco nel regno delle figurine (e si mangia la Panini) "TI MILANO 1 LLA Panini di Modena /■ tengono le dita incrociate. Sperano vada a buon fine k *lla trattativa condotta da Bain Gallo Cuneo Capital Investment che, attraverso la sua filiale italiana, sta guardando i conti della Panini per un gruppo di investitori nel quale, c'è anche il gruppo editoriale De Agostini. Chiara Boroli, che insieme con i cugini è padrona della De Agostini, si limita a confermare: «Bain Gallo Cuneo Capital, specializzata in acquisizioni, e che opera per il fondo americano Bain Capital, sta valutando l'offerta di acquisto della Panini». E aggiunge «nel gruppo degli investitori interessati c'è anche la De Agostini, ma con una partecipazione di minoranza» L'iter è avviato. Vedremo se andrà a buon fine, ossia se la valutazione che della Panini daranno gli uomini della Bain corrisponderà alla richiesta di chi vende. La prudente ammissione della signora Boroli fa ben sperare. In caso di lieto fine, sarà la Bain a gestire l'investimento. Ma, anticipando i tempi, è logico immaginare che, una volta rimesso ordine, la famiglia BoroliDrago possa rilanciare una nuova offerta sul controllo. Per la De Agostini, infatti, la Panini non solo è complementare ma, data la sua diffusione oltre confine (è leader assoluta nelle figurine con l'80% del mercato mondiale), ben si inserirebbe nella rete internazionale dell'editrice novarese. Nei bar di Modena le scommesse sono aperte, qualcuno ha già anticipato un brindisi. Per Modena la Panini è quello che era, a Milano, il panettone Motta. Un simbolo. I più ansiosi sono i dipendenti che, da tre anni e mezzo, non conoscono pace. Da quanto, nel settembre del 1988 il ciclone Robert Maxwell entrò nelle loro vite. Dopo un breve inizio felice il calvario è stato continuo, culminato con la tragica morte dell'editore il 5 novembre scorso. E intervallato da lotte all'interno dell'azienda, spesso dense di risvolti umoristici. Mister Maxwell, dopo il mo¬ mento di gloria modenese, sembrò scordarsi delle figurine e, dopo due anni, mise addirittura in vendita la società, affidando alla Schroeder il compito di trovare un accjuirente. La vendita non ci fu, ma la lontananza del padrone non fece bene ai conti della Panini che, incerta sul suo futuro, dimezzò gli utili. Ecco allora che, nel gennaio '91, venne catapultato da Londra a Modena una sorta di bizzarro demiurgo, Keat Bales, che in poche settimane portò i dirigenti della Panini sulle barricate. Tra le idee di Bales per rivitalizzare il gruppo, le più singolare fu quella di stampare le figurine del Kamasutra. All'insegna della diversificazione, Bales propose di usare il prestigio del marchio per capi di abbigliamento e immaginò perfino dei preservativi impreziositi da slogan e disegni licenziosi. Tutto questo, lo pensava e lo diceva scorrazzando per Modena su una Jaguar dove svettavano due bandierine, inglese e italiana. La guerra fu breve ma intensa. Costretto a fare le valigie davanti alla minaccia di dimissioni in massa, Bales lasciò Modena giurando vendetta. E c'è chi ora è convinto che la vendetta, con un anno di ritardo, sia arrivata. Sotto forma di una denuncia contro l'attuale numero uno della Panini, Alain Guerrini, accusato dal settimanale inglese Independent on Sunday di essere il traditore che avrebbe messo in piedi in Inghilterra, sotto falso nome, una Panini bis. Ma Guerrini adirà alle vie legali. Fino all'ultimo la Panini non sfugge alla sorte che la vuole vittima di contese bizzarre, che ben si inseriscono nel clima della città della Ghirlandina. Non a caso patria della «Secchia rapita». Ora, forse, sta tornando il tempo della serietà e della ripresa, di nuovi sviluppi su sempre nuovi mercati. Ma la storia di «Captain Bob» Maxwell, del suo emissario Bales e del Kamasutra, correrà per anni e anni ancora nei ritrovi degli amici del bar. Valeria Sacchi