Al rogo 100 mila opere d'arte, anzi croste di Fabio Galvano

Al rogo 100 mila opere d'arte, anzi croste AMSTERDAM Per 40 anni scultori e pittori sono stati sovvenzionati in cambio di parte della loro produzione Al rogo 100 mila opere d'arte, anzi croste L'Olanda si sbarazza di statue e dipinti foraggiati dallo Stato BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Al rogo, al rogo. Non è l'Inquisizione ma il governo olandese a decretare la sentenza. Vittime non le streghe ma 100 mila opere d'arte. Nessuna ambizione censoria, assicurano dall'Aia: a essere gettate al fuoco saranno non l'arte ma le opere, ed è un eufemismo per dire che la condanna colpirà orrende croste raccolte col passare degli anni dallo Stato-mecenate. Non di censura, quindi, si può parlare; ma semmai di problemi d'ingombro. I magazzini olandesi non ne possono più. Motivi d'economia, insistono gli olandesi; non d'ideologia. Bisogna sapere che per 38 anni, dal 1949 al 1987, l'Olanda aveva tentato una nobile politica volta ad affrancare il mondo delle arti figurative dalle rigide e implacabili leggi del mercato. In cambio di un sussidio gli ar¬ tisti dovevano consegnare un certo numero di opere allo Stato. Ce ne sono, racchiuse negli scantinati di quasi tutti gli edifici governativi, 123 mila. «Lo Stato - ha dichiarato ieri il ministro della Cultura, Hedy D'Ancona - non può più farsi carico delle spese di conservazione». Una parte di quelle opere, soprattutto dipinti, incisioni, sculture e arazzi, potrà finire sulle pareti dei ministeri e di alcune istituzioni di beneficenza. Ma per oltre 100 mila pezzi l'unica soluzione sarà un bel falò. «Nessuna paura», ha rassicurato un esperto: «Non distruggeremo nessun capolavoro». I sussidi agli artisti erano nati in uno sforzo di rinascimento culturale dòpo la guerra. Nella sua impostazione originale il programma era degno dei più grandi mecenati. Si trattava di consentire agli artisti un lavoro sereno, di seguire l'ispirazione e non il profumo della pagnotta. A seconda delle necessità, stabilite da una regia commissione, essi ricevevano fino a 32 mila fiorini l'anno (oltre 20 milioni di lire). Per usufruire di quell'aiuto bastava che essi dimostrassero di essere artisti professionisti, con opere vendute per un valore di almeno 8 mila fiorini (5 milioni di lire). In contraccambio dovevano contribuire al patrimonio nazionale con la donazione ogni anno di almeno quattro opere. Ma il sistema era fallito. Anziché favorire la nascita di grandi artisti, il programma si rivelò complice di molti finti artisti, produttori di inutili croste. Nel 1986, l'ultimo anno a regime completo, il mecenatismo di Stato costò ai contribuenti olandesi l'equivalente di 45 miliardi di lire: denaro che, nel regime di austerità del primo ministro Ruud Lubbers, sarebbe stato molto più utile a fi¬ nanziare opere pubbliche e azioni di sostegno all'export. Il governo decise cosi di rinunciare alla sua vocazione mecenatesca. Ma intanto aveva accumulato vagonate di opere d'arte o presunte tali. Molti quadri - si dice un terzo del totale - sono già finiti negli uffici pubblici; e va detto che alcuni - come può testimoniare la visita a qualsiasi ministero olandese - hanno anche qualche pregio. Ma quelli sono i casi più rari. La maggior parte delle opere, una volta spacchettate, sono state nuovamente imballate e relegate in un polveroso sotterraneo. Ora si è deciso di fare piazza pulita. Costo: un milione di fiorini, oltre 600 milioni di lire. E' l'ultima vendetta dell'artista incompreso nei confronti del mecenate che lo ha tradito. Fabio Galvano

Persone citate: Hedy D'ancona, Ruud Lubbers

Luoghi citati: Amsterdam, Bruxelles, Olanda