Eltsin un anno dopo: salverò la Russia, lo giuro

Eltsin un anno dopo: salverò la Russia, lo giuro MOSCA «L'ultimo check-up dimostra che sono sanissimo». Il governo distribuisce buoni per la privatizzazione Eltsin un anno dopo: salverò la Russia, lo giuro «Non c'è stata nessuna svolta a destra e non mi dimetterò» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ad un anno esatto dalla sua elezione a Presidente di Russia, Boris Eltsin ha parlato alla nazione per rassicurare l'Occidente e i suoi concittadini sul recente rimpasto governativo. In un'ora e mezzo di intervista tv, il Presidente ha smentito tutte le «chiacchiere» sulla sua presunta svolta a destra: «No, no e noi In nessun caso permetterò una ritirata dal corso delle riforme, né permetterò che mi obblighino alle dimissioni». La Costituzione, ha aggiunto, prevede solo tre casi per la rimozione del Presidente: «O dò le dimissioni io stesso, e non lo farò, o commetto un crimine, o sono talmente malato da dover essere rimosso. Ma l'ultimo controllo medico ha dimostrato, che sono sano». Nelle ultime settimane tanto in Russia quanto nelle capitali occidentali, il rallentamento della marcia riformista e l'inserimento nel governo di tre rappresentanti dell'industria militare, hanno fatto temere una ritirata di Eltsin dalla politica riformista concordata con il Fondo monetario internazionale. La mancata liberalizzazione del prezzo del petrolio, prevista in un primo tempo in aprile, ha avuto come conseguenza il congelamento dei 24 miliardi di dollari in crediti promessi dalle sette potenze occidentali. Eltsin ha fatto capire chiaramente che liberalizzare il prezzo di gas e petrolio avrebbe potuto fargli perdere «il controllo della situazione politica». E che i pericoli di una svolta conservatrice non sono affatto inventati: lo ha detto ieri uno dei più influenti consiglieri di Eltsin, Serghej Shakhraj. «Credo ci sia la possibilità reale di un tentativo di rimuovere il Presidente entro la fine dell'anno», ha detto questi, «abbiamo tempo al massimo fino a dicembre per risolvere la situazione». Secondo Shakhraj, l'inserimento nella squadra governativa dei rappresentanti della nomenklatura «non deve poter frenare le riforme troppo a lungo». Eltsin ha voluto il rimpasto per legare l'opposizione, ma se la mossa non dovesse funzionare, i conser- vatori potrebbero tentare la rivincita giocando sull'insoddisfazione popolare, e Eltsin potrebbe essere sostituito da un gruppo di «generali dell'industria e del potere legislativo ed esecutivo». Martedì il leader russo sarà a Washington, per il vertice con il Presidente Usa George Bush, e l'8 luglio si recherà a Monaco, per la riunione del 6-7. Un fiasco dei due incontri potrebbe avere per Eltsin conseguenze gravi. Bush sembra però capirlo. Da una parte, il Presidente Usa invia oggi il segretario di Stato James Baker a Londra, per negoziare con il ministro degli Esteri russo Andrej Kozyrev un qualche generico accordo su nuovi tagli ai missili strategici. Dall'altra, ha chiesto all'Emi, da cui dipende l'«ok» al pacchetto di aiuti, di «essere più creativo e di concentrarsi sulle cose essenziali».. In altre parole, l'Occidente vuole da Eltsin assicurazioni e un gesto di buona volontà. E quel gesto sta per arrivare. Il prezzo del petrolio non verrà liberalizzato, pare, fino all'estate del '93, ma ieri il governo ha deciso di serrare i ranghi monetari nella «zona del rublo». Ed ha dichiarato di voler lanciare entro la fine dell'anno la privatizzazione delle imprese statali, stampando degli assegni che, distribuiti alla popolazione, daranno il diritto a chiunque di rivenderli sul mercato, o di acquistare azioni delle imprese. Eltsin dovrebbe firmare un decreto a questo proposito a fine mese, in tempo per il G-7. " Quanto alle assicurazioni verbali, Eltsin ne ha profuse a piene mani. La squadra governativa di Egor Gajdar, stratega della riforma, «c'è e resta al suo posto», ha detto, aggiungendo di essere arrivato ad un accordo con i nuovi membri del governo: 1) tutti per la riforma in una squadra unica, 2) «elevare il prestigio di Gajdar» (frase che fa pensare alla sua prossima nomina a premier), 3) lascerò il posto di primo ministro non appena il governo sarà abbastanza forte da reggersi da solo. La posizione di Eltsin non è comunque invidiabile. «Davanti a lui c'è il Fondo monetario, e dietro di lui la popolazione russa», ha detto il suo portavoce. Malgrado la popolarità di cui ancora gode, Eltsin affronta la minaccia della mancanza di denaro liquido: minatori e operai non ricevono il salario da mesi, e hanno fissato il 20 giugno come limite, prima di ricorrere allo sciopero. Ai suoi concittadini Eltsin non ha mentito. Ha ammesso che «i prezzi saliranno ancora», ma ha fatto ricorso ad ogni blandizia, ricordando i giorni della resistenza al «golpe», chiedendo di avere «fede nelle riforme e nel Presidente». E dichiarando di averne anch'egli almeno un po': «La domenica vado a messa. In chiesa mi purifico». Fabio Squillante Boris Eltsin durante Il suo discorso televisivo alla nazione «Fidatevi di me»

Luoghi citati: Londra, Monaco, Mosca, Russia, Washington