Fallito il vertice Scissione vicino

Fallito il vertice Scissione vicino Praga, tra boemi e slovacchi Fallito il vertice Scissione vicino PRAGA DAL NOSTRO INVIATO Partito da Bratislava, il vento della separazione comincia a soffiar forte anche su Praga che oltre ad esser capitale di una Cecoslovacchia federale per ora ancora in piedi sulla carta lo è anche della Boemia. I negoziati tra i leader boemo, Vaclav Klaus, e slovacco, Vladimir Meciar, sul futuro della Cecoslovacchia sono giunti ad un punto morto. Lo ha detto ieri notte lo stesso Klaus al termine di otto ore di colloqui con Meciar. «Sfortunatamente, nulla è cambiato dalle nostre posizioni di partenza», ha precisato il primo ministro designato cecoslovacco. La delegazione boema alle trattative pone l'alternativa secca «o federazione o separazione», mentre gli esponenti slovacchi insistono per un'unione economica e di difesa. Mentre Vaclav Klaus e Vladimir Meciar parlavano, in piazza Venceslao apparivano banchetti per la raccolta di firme a sostegno di un referendum per la se: parazione. L'incontro fra i due esponenti contrapposti è stato in forse fino all'ultimo, dopo il fallimento di quello di martedì al termine del quale Klaus, incaricato da Havel di formare il governo federale, commentando le posizioni di Meciar, aveva detto: «La federazione è perduta». L'esponente slovacco l'altro giorno si era rifiutato di incontrare Havel. Alexander Dubcek, slovacco, eletto per un soffio quale presidente del partito socialdemocratico a Bratislava, ha avuto un incontro con Havel: un modo o un tentativo di cercare di porsi come mediatore. Nuove basi per la federazione o la sua fine. E' il nocciolo della questione sulle riforme e sulle richieste di Meciar. Non è una questione di risentimenti e rancori nazionalistici, di sopraffazione dell'uno o dell'altro. In ballo sono le riforme, volute da Klaus e dai suoi elettori, o l'opposizione ad esse, voluta da Meciar e dai suoi elettori slovaccchi. Un portavoce di quest'ultimo a sua volta ha dichiarato che questi non vuole la fine della federazione, ma una riorganizza¬ zione della sua architettura che di fatto la svuoterebbe. E' il gioco del rimbalzo delle responsabilità in prossimità della fine di uno Stato che, cancellato nel '39 da Hitler, è ora sul punto di una nuova Monaco endogena causata da nazionalismo e fondamentali scelte di politica sociale e economica. I banchetti apparsi in piazza Venceslao sono l'attuazione di quanto aveva detto martedì Klaus dopo il fallimento dell'incontro di sei ore con Vladimir Meciar: se la Slovacchia vuole andare alla proclamazione di indipendenza e sovranità facendo sancire poi l'affossamento della federazione con un referendum, allora anche Boemia e Moravia dovranno tenere la stessa consultazione e al più presto. Finora inattivi davanti al rumoroso e conservatore socialnazionalismo slovacco sull'indipendismo proclamato da Meciar, cui hanno risposto dando il trionfo a Klaus, liberista e privatizzatore, sono adesso i boemi a prendere l'iniziativa. Ieri erano rassegnati alla separazione, oggi cominciano a volerla. Ognun per . sé. Sulla piazza che simboleggia lo spirito nazionale e della libertà, davanti ai banchetti organizzati da gruppi minori ma simpatizzanti con Klaus, si sono formati capannelli e assembramenti. Non agiscono nel vuoto. II problema non è tanto di convivenza nazionale, quanto di scelte sociali e politiche. La Slovacchia è la più colpita dal programma di privatizzazioni appena avviato da Klaus quale ministro delle Finanze: le sue industrie sono essenzialmente militari, difficili da riconvertire; non ha visto in questi due anni investimenti stranieri, e ha un tasso di disoccupazione del 12 per cento. Boemia e Moravia si sono messe risolutamente sulla strada del rinnovamento dando a Klaus un sostegno del 35 per cento che ha superato tutti i pronostici. Su di esse sono piovuti in due anni 800 milioni di dollari di investimenti stranieri, ed esse dispongono di una base e di una tradizione industriale di livello europeo in confronto alla rurale e militarizzata Slovacchia. Fernando Mazzetti Dubcek parla con il leader slovacco Meciar in Parlamento a Praga [FOTOAP]