Proteste a Belgrado, si spara

Proteste a Belgrado, si spara Clima da guerra civile in Serbia mentre le truppe Onu arrivano a Sarajevo Proteste a Belgrado, si spara Fuoco contro i taxisti che bloccano il centro ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Colpi di pistola sono stati sparati a Belgrado contro i taxisti che bloccavano il centro della capitale per protesta. A sparare è stato un automobilista, poi salvato dall'intervento della polizia. Lo spettro della guerra civile comincia ad aggirarsi per la Serbia. Ne parlano sempre più apertamente gli oppositori del regime di Milosevic, ma anche le autorità di Belgrado che accusano l'opposizione di voler creare il caos e la divisione tra la popolazione. Fedeli al leader i dirigenti del suo partito socialista annunciano battaglia. Forti dell'appoggio indiscriminato dei mass-media di regime gli ex comunisti rispondono ai sempre più numerosi attacchi contro il Presidente serbo bollando tutti come traditori e spie al servizio degli Usa e della Germania. Ma l'opposizione, gli accademici e gli studenti che chiedono le dimissioni di Milosevic non desistono. Ieri sera gli universitari di Belgrado hanno nuovamente organizzato una manifestazione in piazza contro il Presidente serbo. Mentre per domenica è stata annunciata una processione guidata dal patriarca Pavle, capo della Chiesa ortodossa, «per la democrazia e la libertà in Serbia». Per tutta risposta la neonata lega patriottica invita tutti all'unità. Dobbiamo supera- re i piccoli interessi di partito per affrontare tutti insieme la grave situazione del Paese. Il loro primo compito sarà mandare un memorandum all'opinione pubblica mondiale per far giungere la verità a quelli che hanno votato sanzioni ingiuste contro la Serbia. Un minimo sollievo per Belgrado è stata la dichiarazione di ieri del presidente americano George Bush che ha rifiutato di mandare i marines americani a scortare il convoglio delle Nazioni Unite che ha il compito di sbloccare l'aeroporto di Sarajevo. «Non siamo il poliziotto del mondo» ha detto Bush, rispondendo negativamente alle sempre più frequenti richieste di un intervento militare americano contro la Serbia. Dopo il discorso del senatore Richard Lugar, anche il «Washington Post» dava per scontata un'azione armata Usa. Ciò nonostante in Serbia cresce il timore dell'intervento militare. «Per quanto riguarda le minacce armate al nostro Paese è più che possibile un intervento delle forze straniere nell'eventuale guerra civile in Serbia nonché un appoggio alla secessione del Kosovo e del Sangiaccato», ha dichiarato in un'intervista il nuovo capo di stato maggiore dell'esercito serbo generale Panie. Ieri a Belgrado si è riunito per la prima volta il neoparlamento della federazione serbo-montenegrina. Prima dell'incidente al corteo dei taxisti in centro, già si era sparato all'entrata del palazzo dell'assemblea, quando il Vojvoda cetnico, Vojislav Seselj, presidente del partito radicale serbo, è stato circondato da un gruppo di taxisti in sciopero. Seselj ha aggredito uno degli scioperanti. E' scoppiato un parapiglia generale, finché una delle guardie del corpo del capo cetnico non ha cominciato a sparare in aria. Una volta al sicuro Seselj ha dichiarato che «tutti quelli che protestano e chiedono le dimissioni di Milosevic fanno il gioco della Cee e degli Usa». I taxisti intanto hanno bloccato completamente il traffico della capitale. La radio indipendente di Belgrado Studio B ha annunciato per scherzo che Milosevic si era dimesso e che aveva già abbandonato la capitale. Molti ci hanno creduto. L'inferno della guerra continua intanto a dilaniare la Bosnia-Erzegovina. Le uniche notizie che arrivano da Sarajevo vengono trasmesse dai radioamatori. Il Paese è completamente isolato perché sono state interrotte tutte le telecomunicazioni con il resto del mondo. Gli abitanti della capitale hanno le ore contate. Senz'acqua, senza luce, senza pane sono esposti ai tremendi bombardamenti dell'artiglieria federale che non ha risparmiato un angolo della città. Ieri, in occasione della più grande festività religiosa musulmana, il Kurban Bajram, hanno preso di mira le moschee del vecchio centro storico. In serata in città è giunto il convoglio dell'Orni che deve sbloccare l'aeroporto, che ha raggiunto il quartier generale delle forze di pace. Un soldato francese è rimasto ferito quando il convoglio è stato attaccato a Dobrìnja. Ingrìd Badurìna

Persone citate: Bush, George Bush, Milosevic, Richard Lugar, Seselj, Vojislav Seselj