Resuscita il Dragone super-inceneritore

Resuscita il Dragone super-inceneritore Entro l'anno entrerà in funzione alle Molinette Resuscita il Dragone super-inceneritore Il «Dragoon», il mitico inceneritore (costò 450 milioni) che avrebbe dovuto distruggere i rifiuti ospedalieri delle Molinette, S. Giovanni Vecchio, Oftalmico, Astanteria Martini, dei centri dialisi dell'Astanteria, Vallette, corso Vittorio e corso Regina, potrebbe rientrare in funzione entro l'anno. Dopo 5 anni tra fermate, funzionamento dubbio, scarichi di veleni chimici nell'aria, carte bollate e collaudi continui, gli amministratori delle Molinette hanno raggiunto un accordo con la «Metallotecnica Rossi» di Milano, la quale ha promesso di rendere efficiente il «Dragoon» con un nuovo brevetto. Spiega Eligio Citta, amministratore straordinario dell'Usi: «La ditta costruttrice ha accettato le nostre clausole: dice che ora è in possesso di innovazioni tecnologiche che lo renderanno efficiente. Altrimenti ci restituirà il denaro e si riprenderà il "Dragoon"». Lunga e tribolata è la storia di questo inceneritore. Entrò in funzione nel marzo '87, ma subito arrivarono le proteste dai reparti (l'impianto è nel cortile delle Molinette) e dalle abitazioni vicine per i fumi e gli odori insopportabili. Poi intervenne l'Usi, che ordinò: «Un solo ciclo di incenerimento ogni 10 ore». Ma i problemi non cessarono: i tentativi di collaudare l'impianto e renderlo operativo a norma di legge furono laboriosi e altrettanto inutili. Nel marzo dell'89 gli esperti della Provincia stabilirono: «Troppi i difetti tecnici nell'abbattimento dei fumi. Si nega l'autorizzazione al funzionamento». Ovvero: il forno inquinava l'aria circostante. Ma il Comune di Torino, di fronte all'emergenza dei rifiuti ospedalieri (anche i forni degli altri ospedali erano fuori norma), autorizzò comunque il suo funzionamento perché non si sapeva più che fare dei rifiuti. Quindi nacque un contenzioso fra le Molinette e la ditta costruttrice per le modifiche tecniche necessarie, con perizie e controperizie. Si tentò in diversi modi di porre rimedio, ma fu tutto inutile. Nel marzo del '91 anche l'ufficio d'Igiene di Milano rese noti i risultati dei suoi controlli: sancì che il «Dragoon» inquinava. L'impianto venne fermato; l'Usi chiese la restituzione di 200 milioni già versati e bloccò il pagamento dell'ultima rata di 50, legata al superamento nel necessario collaudo finale. «In verità - afferma Paolo Chiavarino, consigliere comunale de, già componente del comitato di gestione dell'Usi delle Molinette - abbiamo sempre sostenuto che l'inceneritore andava realizzato fuori città, non nell'ospedale. Questi tipi di impianto sono inopportuni in un centro abitato». Conclude l'ingegner Franco Rabino, responsabile dell'ufficio tecnico delle Molinette: «I lavori si inizieranno a fine di agosto; la ditta sostituirà il postcombustore e l'impianto di abbattimento dei fumi. Il collaudo sarà a loro carico. Se stavolta non funzionerà, se lo riporteranno a casa». Precisa Rabino: «E se la magistratura vorrà sapere, racconterò tutto». Giuliano Dolf ini Il Dragoon (450 milioni) avrebbe dovuto distruggere i rifiuti ospedalieri delle Molinette, S. Giovanni Vecchio, Oftalmico, Astanteria Martini, dei centri dialisi dell'Astanteria, Vallette, corso Vittorio e corso Regina

Persone citate: Astanteria Martini, Eligio Citta, Franco Rabino, Giuliano Dolf, Paolo Chiavarino, Rabino

Luoghi citati: Comune Di Torino, Milano