Congiura contro Major di Paolo Patruno

Congiura contro Major A capo dei ribelli sarebbe il Cancelliere dello Scacchiere Congiura contro Major Tory anti-Cee preparano un «golpe» londra DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Appena Major ha voltato le spalle, per il lungo giro da Washington alla Colombia e infine a Rio, è scoppiata la rivolta in Parlamento contro la ratifica del Trattato di Maastricht. Anzi, la ribellione sembra serpeggiare anche all'interno del governo, tanto che prudentemente la discussione ai Comuni è stata «congelata» fino all'autunno. Infatti, alla massiccia «fronda» animata da un centinaio di deputati conservatori intenzionati a far inceppare la marcia d'integrazione della Cee sotto la presidenza semestrale britannica dal 10 luglio, si è abbinato un imprevisto irrigidimento anche della opposizione laburista. Il partito di Kinnock ha salvato il governo Major astenendosi un paio di settimane fa nel dibattito generale su Maastricht, annullando così gli effetti di una moderata scissione da parte di una ventina di conservatori e anti-europeisti. Ma se anche il Labour voterà adesso contro il governo, non perché animato da euro-scetticismo come la fi onda conservatrice ma perché Londra non accetta il capitolo sociale del Trattato, allora la situazione di Major diventerà davvero pericolante. Infatti il governo conservatore è uscito dalle ultime elezioni con una risicata maggioranza di soli 21 voti e Maastricht potrebbe suonare la campana a morto per Major. Ieri in Parlamento l'atmosfera era elettrizzata dalle «voci», ampiamente diffuse dalla stampa, che fra i «congiurati» che complottano per bloccare la ratifica di Maastricht ci sarebbero anche due ministri: Peter Lilley, titolare dei Servizi sociali, e Michael Portillo, del Tesoro. Due giovani rampanti di convinzioni «thatcheriane» e quindi non più in perfetta sintonia con la linea prevalente adesso nel governo attorno agli «europeisti pragmatici» come Major e Hurd, il suo fido mini¬ stro degli Esteri. Secondo le indiscrezioni giornalistiche, Lilley e Portillo avrebbero addirittura partecipato ad una riunione dei contestatori anti-europeisti per studiare la tattica da adottare in Parlamento. E sulle loro posizioni di dissenso si sarebbero già schierati numerosi sottosegretari. Ma l'ispiratore, il suggeritore occulto di queste manovre viene indicato nel Cancelliere dello Scacchiere Norman Lamont, amico personale di Major ma rivale sulla politica europea del collega Hurd. In realtà, Lamont in passato ha espresso anche pubblicamente le sue riserve sul cammino verso l'Europa monetaria. E difatti si deve soprattutto alla sua opposizione se a Maastricht la Gran Bretagna ha rifiutato ogni impegno verso la moneta unica. Ieri, naturalmente, tutti hanno smentito «il complotto». Lo ha fatto il primo ministro John Major, seccatissimo secondo i collaboratori, dalla Colombia. E 10 hanno fatto i ministri «sospetti» a Londra. Prima Lilley, 11 quale ha affermato che a Maastricht «Major ha ottenuto un buon risultato» e poi Lamont, con una singolare excusatio non petita. Il Cancelliere ha infatti sostenuto: «Sono certo che il governo è unito su questo problema» suscitando l'ilarità dei compagni di partito. Il problema in realtà riguarda l'autorità personale di Major. Con la Thatcher al potere una «rivolta» di questo tipo sarebbe stata impensabile. Ma con Major le difficoltà sono cominciate appena due mesi dopo le elezioni. Con l'aggravante che la sua maggioranza parlamentare è ridotta all'osso ed il premier è ostaggio dei potenziali «franchi tiratori». Prima di pensare a «recuperare» la Danimarca nel semestre di presidenza inglese, con una laboriosa alchimia di documenti aggiuntivi, Major dovrà prima rimettere ordine in casa propria. Paolo Patruno

Luoghi citati: Colombia, Danimarca, Europa, Gran Bretagna, Londra, Rio, Washington