Nella fornace del Sole di Piero Bianucci
Nella fornace del Sole SCIOLTO UN ANNOSO ENIGMA Nella fornace del Sole «Così ho trovato i neutrini latitanti» AGranada, in Spagna, dove da lunedì è in corso il Congresso mondiale di fisica dei neutrini, è il tema dominante. Il principale segreto che il Sole ancora in parte custodiva è svelato: l'origine della sua energia è in una serie di reazioni termonucleari già scoperte da Hans Bethe nel 1938. Che quella teoria fosse giusta era quasi certo, tanto che nel '67 Bethe fu premiato con il Nobel. Ma... c'era uno scomodo «ma», ed è questo «ma» che infine è caduto. Le reazioni termonucleari immaginate da Bethe prevedono l'emissione di un gran numero di neutrini a vari livelli di energia (dovrebbero arrivarne 60 -miliardi-alsecondo-suogni-cen— timetro quadrato della Terra). Finora però gli esperimenti per verificare la teoria trovavano soltanto un terzo dei neutrini previsti. Mercoledì scorso, invece, annuncio clamoroso: un esperimento realizzato nel laboratorio sotterraneo del Gran Sasso per iniziativa di Ettore Fiorini (Università di Milano) è riuscito a mettere in evidenza tutti i neutrini che effettivamente devono essere prodotti nel primo stadio della reazione termonucleare, quella in cui due protoni si uniscono dando deuterio, un positrone e un neutrino elettronico con l'energia di 0,42 MeV (milioni di elettronvolt). «Gli esperimenti precedenti dice Fiorini - non potevano catturare neutrini a energia così bassa. Quelli ad alta energia cui si dava la-eaeeia^onopeshi erin-| base al modello teorico, è anche incerto il loro numero: si spiega così il fatto che se ne trovasse solo uno su tre. Noi abbiamo fatto il primo esperimento capace di intrappolare i neutrini più abbondanti: circa il 95 per cento di quelli emessi dal Sole. E ne abbiamo trovato esattamente la quantità prevista dalla teoria». Cioè 80 SNU, Solar Neutrino Unit, il «metro» dei neutrini. Dunque Bethe aveva ragione, il Sole - e quindi la maggior parte delle stelle - funziona proprio come una pacifica bomba H: fondendo nuclei di idrogeno in nuclei di elio. Dunque la temperatura che c'è nel centro del Sole è proprio di 15 milioni di gradi. La trappola per neutrini posta nel Laboratorio del Gran Sasso si chiama «Gallex». Consiste in -30-tonnellate (60-mila-litri) di cloruro di gallio 71 (una quantità di gallio pari alla produzione di un anno: il prezzo è di un miliardo alla tonnellata). Quando un nucleo di gallio 71 è colpito da un neutrino di energia superiore a 0,233 MeV, espelle un neutrone e si trasforma in germanio 71. Questo è un isotopo instabile, che vive in media 11 giorni, poi cattura un elettrone e si ritrasforma in gallio emettendo un po' di raggi X. E' dalla misura drquesta~radiazione che si risale al flusso di neutrini. Operazione non facile: in media meno di un atomo al giorno (300 al¬ l'anno) interagisce con un neutrino! «Un esperimento russo-americano analogo - dice ancora Fiorini - non è riuscito a trovare nulla a causa di errori progettuali. Noi finora abbiamo un anno di dati e continueremo le misure per altri quattro anni. Credo però che ormai non ci siano più dùbbi. Fertezioneremo la statistica, ma la sostanza non cambierà. In questo lavoro saremo soli fino al 1995. Soltanto al- lora inizierà un altro esperimen to sensibile quanto il nostro ai neutrini solari di bassa energia» A «Gallex» collabora una cinquantina di fisici: italiani, francesi, tedeschi e americani. Occorreranno altre conferme, an che per chiarire perché altri gruppi russi, giapponesi e statu nitensi trovino dati contraddit¬ tori. Ma i risultati di «Gallex» segnano comunque una svolta. Piero Bianucci Le «trappole» per catturare i neutrini sono sempre in laboratori sotterranei come quello del Gran Sasso per evitare i segnali di disturbo dovuti ad altri fenomeni subatomici
Persone citate: Bethe, Ettore Fiorini, Fiorini, Hans Bethe
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