Una silenziosa foresta di cloni di Carlo Grande

Una silenziosa foresta di cloni PIANTAGIONI DI GOMMA Una silenziosa foresta di cloni €tmitiguaM, ì animali fuggono L B ALBERO che piange» farà resuscitare il Brasile? Nella fazenda di Santa Elena, a Nord dello Stato di San Paolo, quasi 300 mila esemplari di Hevea brasiliensis, la pianta che produce il lattice da cui si ricava il caucciù, preparano la riscossa della !;omma brasiliana. Il vivaio 600 ettari a 50 chilometri da San José do Rio Preto, nel cuore di una roccaforte del caffè «paulista») potrebbe rappresentare una rivincita sulla storia. Tra il 1860 e il 1910, infatti, il Brasile aveva il primato mondiale nell'esportazione della gomma naturale. I «cacciatori di caucciù», o «seringueiros» (contadini poverissimi che ancora oggi vivono della raccolta del iattice), cercavano gli esemplari di Hevea nella foresta, ne incidevano il tronco e raccoglievano il liquido bianco lattiginoso che scaturiva dalle cellule più interne della corteccia. Nel frattempo, però, gli inglesi preparavano una delle «rapine» più celebri nella storia delle materie prime. Nel 1876, Henry Wickham, falso cacciatore di orchidee e botanico a tutti gli effetti, aveva mandato clandestinamente in Inghilterra 70 mila semi ài Hevea, raccolti nella giungla brasiliana del Parò. Gli agronomi del Rovai Botarne Garden di Kew, vicino a Londra, fecero il resto: li inviarono a Ceylon e Singapore, e qualche decennio dopo le prime piantagioni in Malesia cominciavano a produrre a pieno ritmo, anche grazie alla massiccia importazione di manodopera cinese e indiana. Le piantagioni della Compagnia delle Indie orientali fecero crollare il prezzo della gómma. Nel 1945, anche Henry Ford II dovette arrendersi: delle sue due piantagioni in Brasile, quella sperimentale sul Rio Tapajos fu devastata da un fungo; l'altra, a Belterra, resistette ai parassiti ma non alla durissima concorrenza del Sud-Est asiatico. La perdita fu di 25 milioni di dollari dell'epoca. Oggi le piantagioni di Hevea occupano enormi estensioni in Malesia, Indonesia e Thailan¬ dia, Paesi che forniscono quasi 11 90 per cento della produzione mondiale di caucciù. Il resto proviene dallo Sri Lanka, dall'India, dalla Liberia é dalla Nigeria. Ma se ancora negli Anni 50 la produzione mondiale utilizzava quasi per T80 per cento caucciù naturale, dagli Anni 80 oltre il 70 per cento della gomma è di origine sintetica: le grandi multinazionali come Dunlop, Firestone, Bridgestone, Michelin e Pirelli utilizzano i prodotti dell'industria chimica degli idrocarburi. In molti casi la gomma naturale e quella sintetica vengono mescolate, per ottenere un materiale più resistente. Nondimeno, la fazenda di San José sogna di trasformare questa regione in una California brasiliana. Entro il Duemila 12 milioni di alberi entreranno in produzione, forniranno quasi l'80 per cento del lattice del Paese: 85 mila alberi sono già pronti per essere sfruttati (l'Hevea fornisce il lattice a partire dai 7 anni di età), 95 mila lo saranno tra poco e 120 mi- la sono nel vivaio. Un futuro roseo? Non proprio. Lontana dal suo ambiente naturale, la giungla (dove cresce isolata e svetta anche per 30 metri), l'Hevea è solo una macchina per produrre lattice, un parente vegetale della bistecca agli ormoni. Le piantagioni, inoltre, ricavate a spese della foresta e sfruttate in modo indiscriminato, rappresentano una monocoltura ecologicamente molto rischiosa, perché gli alberi geneticamente uniformi offrono scarsa resistenza ai tifoni e alle piogge torrenziali. Anche quella di San José non fa eccezione: è una strana foresta di cloni, con sfumature dantesche: sull'orizzonte di alberi uguali regna un silenzio che non è interrotto nemmeno dalle grida degli animali: solo i serpenti si avventurano tra gli «alberi che piangono». Carlo Grande Le specie di piante della gomma sono oltre trecento, ripartite tra famiglie diverse, ma non tutte importanti dal punto di vista industriale

Persone citate: Firestone, Garden, Henry Wickham, Michelin, Preto