RAVERA: I MIEI QUARANTENNI SULL'ORLO D'UNA CRISI DI NERVI

RAVERA: I MIEI QUARANTENNI SULL'ORLO D'UNA CRISI DI NERVI RAVERA: I MIEI QUARANTENNI SULL'ORLO D'UNA CRISI DI NERVI QANSEDONIA UABANTENNI sull'orlo di una crisi di nervi. Hanno combattuto tante battaglie, sventolato tante bandiere e oggi sono costretti a fare i conti con il passato. Prossimi alla maturità, con rughe e incipiente pancetta, i protagonisti del nuovo libro di racconti di Lidia Ravera Due volte vent'anni (Rizzoli, pp. 180, L. 28.000) si chiamano Arianna, Giorgio e Alessandro, e avvertono il difficile passaggio del tempo. Sceneggiatrice di successo, giornalista, scrittrice che ha esordito come coautrice del famoso libro pubblicato negli Anni Settanta, Porci con le ali, la Ravera, oggi al nono libro di narrativa, è di nuovo alle prese con la storia di una generazione. Questa volta si tratta di una generazione di ex: ex attrici belle e famose, ex giovanotti politicamente impegnati che hanno scelto la strada dell'understatement e del disimpegno, ex madri «emancipate» che si scoprono in realtà narcise, isteriche, disordinate. Protagoniste a tutto campo di questo libro della Ravera sono le donne, trattate a volte con simpatia, a volte con affetto, ma anche con tanta ironia non scevra di un pizzico di severità. Con l'avanzare dell'età, tanto le eleganti signore della buona borghesia, quanto le femministe «in carriera» che la propria vita se la sono nevroticamente goduta, vedono crol¬ lare nei racconti le proprie sicurezze e vacillare i punti di riferimento. Ma anche gli uomini non godono di ottima salute psichica: la giovane Arianna, figlia solo in apparenza assennata, deve confortare il genitore quarantatreenne sconvolto dalla repentina fuga della madre. Delusioni inaspettate, scarsa resistenza alle prove della vita, angosce per il futuro: insomma, è così terribile l'appuntamento con questi «primi» quarant'anni? «Per nulla - afferma la scrittrice che incontriamo nella sua casa vicino al Monte Argentario, dove si rifugia per scrivere e per lavorare - ma indubbiamente si tratta di un'età molto difficile, legata ad una fase di transizione, ad una condizione di smarrimento. I miei protagonisti sono fotografati nel presente e nel lavorìo frenetico del pensiero. Il loro pregio è che si autoanalizzano, si autoindagano e scoprono i loro difetti del passato e le difficoltà della loro vita quotidiana». La sfida del tempo in Due volte vent'anni coinvolge più di una generazione poiché rappresenta anche la perdita degli ideali della giovinezza: Alessandro, che ha vissuto in pieno la stagione dell'antifascismo e ne ha fatto la base per una brillante «carriera» politica durata tutta la vita, muore «per soffocamento», per la mancanza dell'ossigeno dell'ideologia che lo ha alimentato per tutta la vita. E la sua distinta moglie che ha toccato la sessantina è costretta a riconoscere che ha sbagliato molte cose. I racconti, pur nella loro diversità, suonano come un inquietante avvertimento: nessuno dei protagonisti, anche se ha realizzato le proprie ambizioni, può ritenersi al sicuro nella nicchia della sua raggiunta maturità. La crisi è in agguato. Nella descrizione di una realtà, attraversata da tante luci e ombre, c'è anche forse tanta nostalgia di anni ora passati? «C'è il rimpianto dice la Ravera - per un passato in cui si pensava anche nei termini di un punto di vista collettivo, di una dimensione che non era solo privata e individuale, ma che progettava per un futuro comune. Crescere, a mio parere, vuol dire costruire, ma non cancellare; saper riconoscere nella propria vita una fase di transito serve a ritrovare il bandolo della propria esistenza. Così, in un momento come quello attuale, in cui la letteratura perde terreno e si discute sul suo ruolo, sulla sua funzione, io sono convinta che il romanzo e la poesia possano servire, a chi scrive e a chi legge, anche a questo: a "fermare il tempo", ad indurre a produttive pause di riflessione». Le protagoniste di Due volte vent'anni si possono considerare delle «pentite» del femminismo, donne pronte a rifugiarsi tra le pareti domestiche dopo che hanno toccato con mano che il successo, le mete Erofessionali raggiunte non anno dato loro nessuna felicità sul piano più intimo e privato? «Nei miei racconti, tutti i personaggi sono vitalmente disperati. Ma le donne, che sono state agenti del più grande cambiamento del secolo, sono comunque piene di energia e di forza. Questo è vero anche nella realtà: le donne, ancora oggi, "vogliono tutto". Desiderano molte cose insieme e questa loro ambizione è una grande spinta per un proficuo rinnovamento». Il «messaggio» che i racconti consegnano a tutti i quarantenni in crisi da astinenza, da carenza di ideali, qual è? «Non c'è nessun messaggio dice la Ravera -. Negli Anni Settanta si avevano delle certezze che oggi sono scomparse. Si è più sicuri di ciò che è sbagliato, ma non di quello che è più giusto e opportuno fare. I miei quarantenni una qualità certa però ce l'hanno: questa generazione è capace di non fingere, di soffrire e di saper stare a disagio nel mondo». Mirella Serri zioni, può ritenenella nicchia degiunta maturità.agguato. Nella duna realtà, atttante luci e ombforse tanta nostora passati? «C'è dice la Ravera - pin cui si pensava mini di un puntolettivo, di una dinon era solo priduale, ma che pun futuro comunmio parere, vuol ma non cancellarnoscere nella profase di transito sere il bandolo delstenza. Così, in come quello attuletteratura perddiscute sul suo ru

Persone citate: Lidia Ravera, Mirella Serri, Ravera

Luoghi citati: Monte Argentario