L'ETERNO NEMICO DEL POPOLO
L'ETERNO NEMICO DEL POPOLO L'ETERNO NEMICO DEL POPOLO LA violenta offensiva contro Gorbaciov, attuata con l'uso spregiudicato e pilotato dei dossier «segreti», è il segno netto della prima crisi politica del post-comunismo russo. Si va verso nuovi esiti drammatici che decideranno, insieme, della sorte dell'ex leader sovietico, del corso della «rivoluzione di Eltsin» e del destino degli uomini usciti vincitori dal golpe di agosto. L'origine di questa svolta è chiara: la «terapia choc» del vicepremier Gaidar - per molti aspetti inevitabile - ha avviato la svolta verso il mercato che tutti volevano e vogliono. Ma ha squassato il Paese gettando una larga maggioranza della popolazione vuoi sotto la soglia minima vitale, vuoi in condizioni di vita pressoché insostenibili. Chi l'aveva concepita - in gran parte basandosi sulle indicazioni della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale - sapeva i rischi che correva. Ma contava di incontrare, lanciandosi nel vuoto da uh trapezio, l'altro trapezio dell'aiuto occidentale. Invece, nel bel mezzo del doppio salto mortale, Eltsin e Gaidar scoprono che l'Occidente non ha sganciato il suo trapezio e, con comprensibile ansia, si accorgono che non c'è rete di salvataggio. La massa dei penalizzati dalla liberalizzazione dei prezzi, ovviamente sempre più critica, non ha contrappesi di nuovi strati sociali premiati da questo inizio di riforma. Non c'è ancora una nuova classe di proprietari (o di aspiranti tali). Cioè la riforma non ha una base sociale. Il suo puntello essenziale è ancora - e soltanto - l'anticomunismo. Ma il consenso popolare si va restringendo paurosamente. Infine la Comunità di Stati Giuliette Chiesa CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA
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