Rio bocciata dai signori del Nobel di Franco Giliberto

Rio bocciata dai signori del Nobel Rio bocciata dai signori del Nobel Scienziati a Sanremo: troppe parole, pochi fatti SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Senza accentuazioni polemiche, quasi sommessamente, Sanremo chiama Rio de Janeiro e la rimprovera: troppe parole e pochi fatti al vertice brasiliano sull'ecologia, troppe diatribe infruttuose, troppe ambiguità. Questo giudizio si è ascoltato durante il «Nobel's day» ligure, celebrato ieri a poco più di cento anni dall'arrivo a Sanremo di Alfred Nobel, che qui lavorò, trascorse gli ultimi cinque anni di vita, perfezionò la sua scoperta più esplosiva, la dinamite, nella bella villa-laboratorio che aveva acquistato, e dove infine morì nel 1896. Azienda di promozione turistica sanremese e Fondazione Nobel di Stoccolma, per la giornata commemorativa avevano invitato cinque premi Nobel: Rita Levi-Montalcini, Renato Dulbecco, Carlo Rubbia, il fisico pakistano Abdus Salam e il poeta-drammaturgo nigeriano Wole Soynka. Sullo stesso palcoscenico delle canzonette festivaliere, di fronte a un pubblico accorso numeroso, gli illustri ospiti hanno tenuto un convegno che s'intitolava: «Il mondo alle soglie del 2000: l'uomo sfida l'uomo». Moderatore Giulio Giorello, filosofo della scienza, che ha premesso: «La scienza può avere molti torti, ma non è responsabile dei disastri provocati dall'ignoranza e dall'oppressione». Si può avere fiducia completa nella scienza, ha aggiunto LeviMontalcini. Ma soltanto in una ecologia scientificamente diretta e gestita possiamo sperare, che metta un freno a tutto ciò che ci opprime, dagli inquinamenti alla crescita smisurata delle popolazioni, dai guasti all'atmosfera fino agli spaventosi squilibri fra Paesi ricchi e poveri. Però il problema fondamentale è un altro, secondo Rubbia. E' di organizzazione planetaria. Di regole con valore universale, che nemmeno in abbozzo sembrano emergere dalla conferenza di Rio de Janeiro: «E intanto noi continuiamo a vedere soltanto gli effetti catastrofici impressionanti. Per esempio, ci sgomenta enormemente Cernobil. Ma esiste tutta una serie di minime catastrofi, tanti piccoli Cernobil che capitano tutti i giorni e sotto gli occhi di tutti, ai quali abbiamo fatto l'abitudine, che prendiamo per inevi¬ tabili. Minuscoli disastri ecologici che sommati diventano una montagna». Il costo di un barile di petrolio non è di 20 dollari, sostiene ancora, e non troppo paradossalmente, Rubbia. «E' ben maggiore, se a forza di bruciarne dovremo un giorno, poniamo, sottrarre Venezia al mare innalzato e smontare la città pezzo per pezzo, per ricostruirla sull'altipiano di Asiago». Nel solco del catastrofismo, poco dopo è toccato a Dulbecco rassicurare (il pubblico poteva fare domande) un ospite in platea che considerava agghiaccianti certe ipotesi accreditate a una ingegneria genetica di maligna ispirazione. Dulbecco ha obiettato: «Non posso asso¬ lutamente credere, e lo dico in base a ragioni strettamente scientifiche, che noi siamo alla vigilia della nascita di un superuomo o di un uomo-scimmia costruito con manipolazioni, in laboratorio. Per ora, almeno per i prossimi dieci-quindici anni, non c'è un solo elemento che prefiguri soluzioni aberranti di questo genere». Il poeta nigeriano Soynka, premio Nobel per la letteratura nel 1984, ha concluso il convegno con un appello indiretto a essere tutti meno ipocriti. A Rio de Janeiro in questi giorni, e nel mondo occidentale da anni, si levano grida sdegnate per i maltrattamenti a certe specie faunistiche. Sull'Africa, anche quando un governo decide di sfoltire razionalmente e scientificamente certe famiglie animali in soprannumero, si riversano fiumi di critiche sdegnate. «Ma nessuno, dice Soynka, usa lo stesso sdegno, dandone adeguata pubblicità, quando si viene a sapere che decine e decine di navi europee o giapponesi piene zeppe di rifiuti tossici vanno a scaricare proprio nelle regioni africane quelle tonnellate di veleni. Anche il mio Paese, la Nigeria, ha un caso aperto con l'Italia per una vicenda di scarichi clandestini di pericolosi rifiuti nel nostro territorio. Non è bello essere considerati Paese-pattumiera». Molto più rasserenante, prima del dibattito al teatro Ariston, l'orchestra sinfonica di Sanremo diretta da Fabrizio Dorsi che si era esibita in un concerto assai applaudito con brani di Rossini e Fauré. Franco Giliberto Carlo Rubbia: Il punto d'arrivo è un'ecologia planetaria Da sinistra Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. In basso Carlo Rubbia