Non è reato chiedere voti alle cosche

Non è reato chiedere voti alle cosche Non è reato chiedere voti alle cosche Carnevale boccia Cordova, liberi 2 politici calabresi REGGIO CALABRIA, doloro che ambiscono a diventare membri di associazioni elettive possono rivolgersi, per ottenere voti, alle cosche poiché, per la Cassazione, in questo non si può configurare reato di associazione per delinquere di tipo mafioso. La conclusione è della prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale. A fruire di quest'interpretazione dell'art. 416 bis (quello che ipotizza il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso) sono due esponenti di spicco nell'arcipelago socialista calabrese, Mario Battaglini, 61 anni, presidente dimissionario del Coreco di Reggio Calabria, e Francesco La Ruffa, 35 anni, ex consigliere comunale di Rosarno, per i quali Carnevale non solo ha deciso l'annullamento del provvedimento restrittivo, ma lo ha fatto non prevedendo il rinvio per il riesame. I due si trovavano in stato di detenzione dal marzo scorso quando, contro di loro, il Gip del tribunale di Palmi (la cui procura è retta da Agostino Cordova) aveva emesso ordinanze di custodia cautelare in carcere con l'accusa di avere legato le sorti elettorali loro e di persone ad essi vicine ad un accordo con esponenti delle cosche Pesce di Rosarno (oggi forse la più potente dell'intera 'ndrangheta) e Pisano di San Ferdinando, e di aver subordinato l'appoggio all'erogazione successiva di favori quando si sarebbe trattato di spartire appalti e subappalti. Per Carnevale, ha detto il difensore di Battaglini e La Ruffa, l'aw. Carlo Taormina, dopo essere venuto a conoscenza del pronunciamento della Cassazione, la decisione è giuridicamente ineccepibile poiché, tra le finalità del 416 bis, non è compreso l'accaparramento di voti. Appalti e concessioni sono separati da un tempo troppo lungo dalle elezioni, ha detto ancora Taormina, per poter essere messi in relazione con esse. «Seguendo la logica del teorema Cordova - ha detto Taormina - il delitto di associazione per delinquere potrebbe essere contestato a qualsiasi lobby o partito». L'inchiesta che aveva portato all'arresto di Battaglini e La Ruffa era la stessa che, nel dicembre dello scorso anno, aveva scosso la Calabria politica, ipotizzando l'esistenza di un asse tra esponenti dei partiti e cosche della 'ndrangheta, finalizzato alla creazione di un sistema di cointeressenze tra mafia, politica e affari. Quello che per l'aw. Taormina è il «teorema Cordova» sta tutto in questo: la contrattazione di voti contro favori tra esponenti politici (soprattutto socialisti) e 'ndrangheta. Quell'inchiesta tenne banco per settimane perché, soprattutto da parte socialista, fu vista come un attacco ingiustificato ed in- giustificabile proprio contro il psi. Attacchi moltiplicatisi quando, dalla procura di Palmi, partirono richieste di autorizzazioni a procedere, sempre per associazione per delinquere di tipo mafioso, contro il sen. Sisinio Zito (il fratello Antonio, pure lui socialista, vicepresidente del Consiglio regionale, figura tra gli inquisiti) e 1 on. Sandro Principe, figlio dell'ex parlamentare Francesco, più volte sottosegretario ed ex presidente della giunta regionale calabrese. Per tutti e due, la giunta dell'autorizzazio¬ ne a >procedere trovò, ^unanimità per respingere la richiesta. Quando Battaglini e La Ruffa si erano rivolti al Tribunale della Libertà, il responso del collegio di riesame era stato durissimo. In quasi duecento pagine i giudici avevano confermato punto per punto gli elementi posti a base dell'ordinanza di custodia cautelare dicendo come lo sfruttamento delle risorse finanziarie di emanazione pubblica implica anche il «controllo, diretto e indiretto, dell'attività amministrativa in tutte le sue esplicazioni o il suo condizionamento». Condizionamento che può seguire due strade: o inserendo propri elementi nelle Amministrazioni, o colludendo con essi. Quindi lo scambio di voti contro l'impegno e la disponibilità degli amministratori. Per il Tribunale della Libertà non ci sono dubbi su questo tipo di accordi, definiti di tipo «corruttivo-collusivo», che sono alla base di mi sistema di potere che la 'ndrangheta ha costruito e non certo solo per la forza delle sue minacce. Diego Minuti Agostino Cordova (sopra) candidato alla Superprocura. A sinistra il presidente della prima sezione di Cassazione, Carnevale

Luoghi citati: Calabria, Palmi, Reggio Calabria, Rosarno, San Ferdinando, Taormina