Abete: «Diamo l'esempio» di Valeria Sacchi

Abete: «Diamo l'esempio» Abete: «Diamo l'esempio» Già si parla di sportelli anti-tangenti L'ALTRA FACCIA DELLOSCANDALO MILANO. Molti sfuggono alla domanda diretta: cosa faranno in concreto le associazioni imprenditoriali per affrontare la cosiddetta «corruzione ambientale» e il suo risanamento? Tutti girano intorno all'interrogativo. Il tasto è delicato ma non eludibile, e domani pomeriggio se ne discuterà al consiglio direttivo della Confindustria. Per decidere se mobilitarsi con misure concrete a far chiarezza e difendere l'integrità dell'impresa, come già fu fatto nell'autunno scorso con gli «sportelli antiracket», piccoli baluardi contro il giro delle estorsioni. Lo hanno confermato ieri alcuni imprenditori presenti in Assolombarda per la annuale assemblea generale. Nel corso della quale sia il padrone di casa, Ennio Presutti, sia il presidente di Confindustria, Luigi Abete, hanno dedicato parte della loro relazione alla questione morale. Incontro affollatissimo, con molte persone in piedi. In un certo senso anomalo. Tutti zitti e attenti, nessuno nei corridoi a fare capannello. Ammette Aldo Fumagalli, presidente dei Giovani Impren- ditori, l'uomo che ha invitato al convegno di Santa Margherita il giudice Antonio Di Pietro. «Certo dobbiamo discutere su come affrontare questo problema all'interno delle nostre organizzazioni. A mio avviso, il primo serio discorso al quale metter mano è quello della trasparenza degli appalti, dove è possibile cercare soluzioni attraverso interventi normativi. Di Pietro lo ha spiegato molto chiaramente. Poi sarebbe opportuno estendere l'assistenza degli sportelli antiracket anche a chi ha problemi di tangenti». Infine un terza proposta, che entra nella sfera del singolo «Bisogna stabilire che chi ha responsabilità, o è coinvolto in questioni di tangenti, si dimetta per correttezza, anche per lasciare la propria azienda libera», conclude Fumagalli. «Insomma, è necessario fissare una sorta di codice di comportamento comune. Ne discuteremo in consiglio». Accanto a lui, Alberto Falck suggerisce altre misure: «E' importantissimo semplificare gli iter burocratici, a tutti i livelli. Fare come fanno oggi le azien¬ de, quando accorciano gli organigrammi di vertice. Perché ogni passaggio significa un balzello, ossia una tengente in più. E poi, va rispettata una netta separazione tra quadri politici e apparati burocratici, che negli enti pubblici non si devono mai sovrapporre». Riusciranno gli industriali a trovare un accordo sui passi da fare per sconfiggere le cupole politico-imprenditoriali? Non è certo. A differenza del racket, dove la controparte è la delinquenza, qui il problema è sfaccettato, le responsabilità non stanno su una sola sponda. I Giovani Industriali premono per interventi rapidi, i meno giovani sembrano più prudenti. E non è improbabile che l'affairet-tangenti crei, all'interno del mondo confindustriale, nuove fratture nette o trasversali. Tuttavia, qualcosa bisogna fare perché, come ha ricordato ieri Presutti affrontando il tema dei mille nodi da risolvere, da quelli economici a quelli politici e morali, «si apre un grande vuoto tra il vecchio mondo che scompare e un nuovo mondo che ancora non si intravede. E' un vuoto da riempire in tempi brevi se non si vogliono indebolire le basi stesse della democrazia». Anche Abete, nel prefigurare una «società aperta dove le opportunità aumentino, e dove i cambiamenti rispondano alla domanda di una migliore qualità della vita», ha detto che è urgente ritrovare «la nostra identità, di un'impresa che è stata protagonista della vita del Paese». Ed è anche urgente «essere consapevoli, rigidi, come pure fiduciosi che il cambiamento possa essere giocato in termini positivi». Ma il presidente di Confindustria ha anche fatto delle promesse. La questione morale obbliga a due sforzi: norme ade¬ guate e recupero del senso etico dei comportamenti individuali che, tradotti in soldoni, significano iter rapidi nei rapporti stato-mercato-nomine. Perché «una società moderna si misura sulla qualità delle regole». Ricorda Abete «Abbiano già dato l'esempio quando, davanti al diffondersi della criminalità organizzata, abbiamo spinto per la modifica del segreto bancario. Oggi, le nostre proposte puntano alla riforma degli appalti, delle nomine pubbliche, all'elezione diretta del sindaco, perché il governo della polis torni a misurarsi sulla qualità del servizio, non sulla burocrazia». Valeria Sacchi Aldo Fumagalli «Necessario fissare un codice comune di comportamento» AlbertoFal<:k

Persone citate: Abete, Alberto Falck, Aldo Fumagalli, Antonio Di Pietro, Di Pietro, Ennio Presutti, Fumagalli, Luigi Abete, Presutti

Luoghi citati: Milano