Arrestato anche un manager dell'Iri di Susanna Marzolla

Arrestato anche un manager dell'Iri Bergamo, manette ad assessore regionale de ed esponente psi: un miliardo per una discarica Arrestato anche un manager dell'Iri Nuove rivelazioni del democristiano Maurizio Prada Chiamati in causa Movimento popolare e Fininvest MILANO. Stavolta le porte di San Vittore si sono chiuse alle spalle di un importante manager dell'Iri, Alberto Zamorani, mentre la procura di Bergamo ha ulteriormente decapitato la Regione Lombardia, arrestando un altro assessore, il de Franco Massi. Zamorani, 44 anni, ieri mattina si è presentato «spontaneamente» dal gip, Italo Ghitti, dove gli è stato contestato un mandato di custodia cautelare per «concorso in corruzione aggravata». Una carriera, la sua, sempre ai vertici: già uomo di fiducia di Ettore Bernabei, adesso è amministratore delegato di Metropolis, la società che ha il compito di «valorizzare» il patrimonio delle Ferrovie; prima è stato vicedirettore generale dell'Italstat e amministratore di diverse aziende del gruppo. Era appunto dirigente della «Sistemi urbani», società che ha anche preparato il progetto per la Fiera di Milano, «all'epoca dei fatti», cioè nell'89-90. Secondo l'accusa avrebbe incassato una tangente da 300 milioni assieme al de Roberto Mongini (vicepresidente della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi) e all'aw. Marco Arnioni, consulente dell'Italstat e membro della commissione appalti Sea. La tangente sarebbe stata pagata dal consorzio per Malpensa 2000 di cui facevano pure parte tre aziende dell'Italstat: Im.Co, Cmf Sud, Italedil. E a capo del consorzio c'era la società di Paolo Pizzarotti, l'imprenditore che ha raccontato come funzionava il «sistema tan- genti» per Malpensa e che ha versato 700 milioni alla de, episodio per cui ha un avviso di garanzia il segretario amministrativo del partito, Severino Citaristi. Franco Massi, 46 anni, è finito in carcere per concorso in concussione: avrebbe ricevuto un miliardo di tangenti dalla ditta Maver che gestiva una discarica nel periodo C89-'90) in cui l'uomo politico presiedeva la commissione territorio. Assieme a lui, è stato arrestato, per lo stesso reato, l'esponente socialista bergamasco Roberto Glanzer. In Regione dal 1980, nel maggio '91 Massi è diventato assessore all'assistenza, prendendo il posto di quel Ferruccio Gusmini, suo compagno di partito, già arrestato sempre per una vicenda di discariche. Evidentemente quello della spazzatura era un settore redditizio per i raccoglitori di bustarelle. Per due che entrano in carcere, un terzo che forzatamente ci rimane: Enzo Papi, ex amministratore delegato di Cogefar-Impresit. Il tribunale della libertà ha infatti respinto l'istanza presentata dai suoi legali contro il secondo mandato di cattura. La corte ha concordato con la difesa sul fatto che non è giusto tenere in carcere una persona solo perché si avvale della facoltà di non rispondere all'interrogatorio. Ma ha stabilito che Papi non può tornare libero perché, anche se si è dimesso dal vertice della Cogefar, continua a vivere «in un contesto» dove sarebbe possibile «inquinare le prove». Ma quelle dal carcere non sono le sole notizie di ieri: continuano a filtrare indiscrezioni sui verbali di Maurizio Prada, ex segretario della de milanese ed ex presidente dell'Atei. Forse per dare maggiore credibilità al suo ruolo di «cassiere» del partito, pare aver raccontato in ogni particolare quanto dava e a chi dava tra le numerose correnti della de. Premessa necessaria fatta dallo stesso Prada: chi prendeva non conosceva la provenienza dei soldi, incassava e basta. Così ha fatto, stando alle sue parole, il Movimento Popolare: «Qualunque fosse la sigla con cui si presentava, ho versato al Movimento Popolare 500 milioni negli anni '90-'91». In serata, Mp ha replicato con una nota: «Non abbiamo alcuna difficoltà - dice il comunicato - a documentare tutti i contributi ricevuti a Milano dalla de, utilizzati per spese elettorali di stampa e diffusione di manifesti e volantini, per campagne di sensibilizzazione sui grandi temi sociali, politici e culturali, per iniziative di aiuto materiale a favore di rifugiati esuli, immigrati ed emarginati e come sostegno ad opere di solidarietà sociale». Altri soldi (300 milioni) sarebbero andati al Centro di propaganda che fa capo al deputato de Baruffi. Duecento milioni sarebbero andati anche al raggruppamento, sempre de, Nuova Sinistra, e altri 300 all'Associazione regionale lombarda, di cui Prada era promotore e presidente. Infine Prada cita un grande gruppo finanziario che finora pareva immune dall'inchiesta, «voci» comprese: la Fininvest di Silvio Berlusconi. Racconta: «La Fininvest è una struttura imprenditoriale presente nel territorio milanese e in quanto tale, in occasione delle ultime elezioni, ha fatto una contribuzione volontaria per circa 150 Trilioni, non rispettando, per quanto ne so, la normativa sul finanziamento ai partiti. La somma mi è stata consegnata personalmente dal segretario amministrativo regionale della de Frigerio». Dichiarazioni, queste di Prada a cui, per ora, non ha fatto seguito alcuna iniziativa giudiziaria. Susanna Marzolla Il manager dell'Iri, Alberto Zamorani, arrestato per «concorso in corruzione aggravata» •

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