Napoli, l'assedio degli strozzini

Napoli, l'assedio degli strozzini Le denunce di padre Rastrelli, il gesuita contro l'usura. Un'inchiesta top secret promette novità clamorose Napoli, l'assedio degli strozzini Adesso spuntano gli intrecci con la politica NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Era una pellaccia d'uomo, Zaccheo, strozzino pubblicano che riscuoteva le imposte nel distretto di Gerico. Ma l'evangelista Luca racconta che un giorno - passando da quelle parti Gesù - Zaccheo curioso s'arrampicò su un sicomoro. Era basso di statura e la folla gli impediva di vedere la nobile figura che tanto attirava l'attenzione popolare. Cristo lo notò e gli fece un cenno amichevole. Zaccheo scese dall'albero. La gente assistè allora a una scena imprevedibile: l'odiatissimo Zaccheo che invitava Gesù a sostare nella sua dimora, Gesù che accettava. Poco dopo, un evento straordinario. Mentre Cristo riprendeva il cammino, Zaccheo apparve sull'uscio e annunciò che avrebbe distribuito ai poveri metà delle sue ricchezze e che avrebbe risarcito al quadruplo tutte le persone a cui aveva praticato l'usura. Rievoca questo episodio (narrato da Luca: XIX, 1-10) padre Massimo Rastrelli, un gesuita che a Napoli è promotore dell'unica Fondazione italiana antiusura. Vuol far capire che non bisogna mai perdere la speranza. Anche il più incallito degli strozzini, dice, può essere indotto a ravvedersi, a rinunciare all'infame attività. Convincendosi che lo strozzinaggio grida vendetta al cospetto del Cielo: «Provoca la distruzione economica, morale, umana, fisica di chi chiede un prestito. Fa scattare un meccanismo perverso di crescita spropositata degli interessi, in modo tale che chi ha contratto il debito non possa mai pagarlo». L'esercito dei disperati Nei locali adiacenti alla chiesa di Gesù Nuovo, dove è parroco, padre Rastrelli ha sistemato gli uffici della sua Fondazione, intitolata a San Giuseppe Moscati: un medico morto nel 1927, beatificato nel 1975, canonizzato nel 1987. Quando andava a curare i pazienti a domicilio, finita la visita ca] svolgeva il cappello che conteneva monete e sulla cui falda portava scritto: «Chi ha metta e chi non ha prenda». Allo stesso modo, la Fondazione anti-usura (conto corrente postale 27539808, via San Sebastiano 48, Napoli) chiede a chi può dare e distribuisce ai poveretti invischiati nella tela di ragno degli strozzini. Non è, dice Rastrelli, un'opera «contro» gli usurai, di denuncia o di intimidazione nei loro confronti. Semmai, il tentativo discreto verso costoro è quello di addolcirli, di redimerli. «Il nostro scopo principale è di sostenere e assistere chiunque versi in stato di bisogno, per rendere operante nel sociale il principio cristiano della solidarietà umana». In un anno di attività, e dopo l'atto ufficiale costitutivo della Fondazione anti-usura, il gesuita ha raccolto circa 700 milioni, provenienti da tremila donatori di tutta Italia. Alcune comparse di Rastrelli in programmi televisivi sono servite a suscitare ulteriori, inattesi atti di generosità, piccoli e grandi, da parte di sottoscrittori in grande misura anonimi. Sul piano emotivo, anche la lettera di un uomo suicida per debiti, resa nota dal Maurizio Costanzo Show, ha contribuito ad accrescere la sensibilità collettiva. Con i milioni raccolti e depositati in banca a garanzia, padre Rastrelli è riuscito finora a togliere dalle pene dell'inferno usuraio circa duecento famiglie. Facendo ottener loro, a tassi agevolati, prestiti rigorosamente destinati a estinguere i debiti con gli strozzini. Ma alle porte della chiesa di Gesù Nuovo preme ormai una massa di quattromila disperati. Purtroppo non ci sono abbastanza sicomori del ravvedimento su cui salire in Campania, fa intendere il maggiore Marco Magarmi Montenero che a Napoli comanda il primo Gruppo della Guardia di Finanza. E di impenitenti Zacchei, aggiunge, non ce n'è qualche sparuto manipolo: si calcola che gli strozzini in servizio siano quarantamila. Trentaseimila considerati operatori di «piccolo cabotaggio», mentre almeno quattromila sono legati a filo doppio con la camorra. Al di là degli appalti truccati, del traffico di stupefacenti, delle estorsioni, la camorra trova assai remunerativa la diversificazione dell'impegno criminale scegliendo l'usura. In Campania l'ammontare dei prestiti annuali a interessi esorbitanti - il 120 per cento in media - secondo una stima attendibile raggiunge i 2500 miliardi di lire e coinvolge mezzo milione di individui o di famiglie. Una novità abbastanza clamorosa emersa negli ultimi mesi, e per ora appena sussurrata dagli inquirenti, riguarda i meccanismi di controllo politico, diciamo così, che l'esercito di usurai può compiere su grandi fette di popolazione. Soprattutto in Campania, ma anche in Sicilia, Calabria, Puglia e Lazio, in varie indagini preliminari delle forze dell'ordine sono emersi meccanismi di inquinamento del voto attivati da strozzini per conto di personaggi a caccia di suffragi elettorali. Migliaia di debitori incapaci di restituire regolarmente le rate del prestito sono avvicinati alla vigilia delle ele¬ zioni e convinti a segnare sulla scheda determinate preferenze, in cambio di ulteriori dilazioni o di alleggerimenti percentuali degli interessi in origine stabiliti dagli usurai. Fra qualche settimana se ne dovrebbe sapere di più, a conclusione di una indagine per ora coperta da stretto riserbo. Se è vero che in Italia ci sono ottocentomila persone che pra¬ ticano lo strozzinaggio e almeno cinque milioni di cittadini che chiedono soldi a usura, il losco giro d'affari raggiunge verosimilmente i quarantamila miliardi di Iure l'anno: lo testimoniano varie indagini, come lo scrupoloso sondaggio della rivista Prospettive nel mondo promosso da un gruppo di vescovi; o una recente ricerca del Censis che si è valsa della collaborazio- ne di economisti, sociologi, criminologi, magistrati, forze dell'ordine. Napoli e la Campania tuttavia costituiscono uno dei più fertili territori per l'individuazione delle tipologie di strozzinaggio e per casistica di vittime dell'usura, omologabile all'intera nazione. Gli strozzini di «piccolo cabotaggio», che concedono prestiti tra il milione e i dieci milioni di lire in cambio di cambiali o di assegni post-datati, sono la maggioranza assoluta: alcuni svolgono un lavoro rispettabile in uffici pubblici, dalla scuola al tribunale, dagli ospedali al municipio alle poste, nel qual caso agiscono pressoché alla luce del sole: i colleghi sanno di poterglisi rivolgere, quasi come utile punto d'appoggio in caso di momentanea o urgente necessità economica. Gli usurai di mezza tacca, ma svincolati da qualsiasi altro impegno di lavoro, sono invece dislocati nei quartieri. Anche loro richiedono in garanzia cambiali e assegni, con interessi intorno al 7-10 per cento il mese, che raddoppiano se alla scadenza il debitore non restituisce i quattrini e chiede una proroga. Centinaia di società finanziarie, rarissime quelle d'ineccepibile comportamento, costituiscono a loro volta centrali di strozzinaggio alla luce del sole. Sui prestiti concordati trattengono anticipatamente gli interessi di un anno, oltre alle spese di «istruzione della pratica». Spese, queste ultime, che sono richieste sovente al malcapitato in anticipo e non vengono rimborsate se la «pratica» si chiude negativamente, senza la concessione del prestito. Gran parte delle finanziarie attingono i loro capitali alle banche più note e questo è motivo di polemica nazionale, non soltanto napoletana. Il ministro Formica sostiene che gli istituti di credito devono svolgere un ruolo attivo a sostegno della salute dell'intero sistema economico: «Le banche non possono non chiedersi qual è la destinazione ultima dei finanziamenti che concedono. Vogliamo capire perché proliferano tante società finanziarie. E il punto di riferimento non può che essere il sistema bancario». A Napoli, e in molte altre regioni italiane, esistono gli usurai più pericolosi, più difficili da stanare, collegati e sorretti dalla criminalità organizzata, anche per il riciclaggio del denaro sporco. Si tratta di imprenditori con tanto di partita Iva che dietro la facciata, poniamo, dell'azienda edile, o di impianti elettrici, o di tessuti, nascondono l'unica vera attività, lo strozzinaggio in grande stile: mirando soprattutto al mondo dei commercianti in difficoltà, che aiutano con qualche finanziamento per impadronirsi presto del loro negozio, della media o piccola impresa traballante. «Che c'è di male?» Pochi giorni fa, a Castellammare di Stabia, la Guardia di Finanza ha messo le mani su una banda di usurai di questo tipo, sequestrando dieci miliardi di lire in assegni, cambiali e contanti. Uno degli usurai arrestati si è lamentato: «Che c'è di male? Chiedevo solo il 75 per cento di interessi l'anno. Anche le banche, quando per i miei conti correnti mi fanno pagare la commissione di massimo scoperto, vogliono lo 0,2 per cento al giorno, come dire il 72 per cento l'anno». L'opera di repressione è destinata a rafforzarsi: sono attesi provvedimenti di legge del nuovo governo, anche sulla definizione meno vaga del reato di usura. Stanno per essere attivati gli obblighi previsti dalla Cee sulla ineludibile chiarezza dei «tassi annuali effettivi e globali» in materia di prestiti, da chiunque praticati, banche, enti pubblici e privati o società finanziarie. E l'effetto «palla di neve», costituito dal primo debito con lo strozzino, che rotolando nel tempo diventa valanga, forse ha trovato in Campania un efficace sbarramento: tra pochi giorni le cronache dovrebbero dare conto di un'eccezionale operazione anticrimine nel settore. «Chissà che diminuiscano le violenze dice padre Rastrelli -, perché spesso chi non paga gli usurai subisce maltrattamenti d'ogni tipo. Hanno preso a calci nella pancia persino due povere donne incinte». Franco Giliberto Nella Campania sono quarantamila, di cui quattromila legati alla camorra Prestano ogni anno 2500 miliardi a tassi del 120% Si rivolgono a loro circa mezzo milione di persone Per chi non paga minacce e botte Padre Massimo Rastrelli, promotore della Fondazione italiana anti-usura In un anno ha già aiutato 200 famiglie, ma altre quattromila premono alla sua porta A fianco, uno scorcio del Rione Sanità a Napoli