Governo, la scelta di Scalfaro di Pierluigi Battista

Governo, la scelta di Scalfaro Le manovre per il segretario de, nel Grande Centro spunta il nome di Lega Governo, la scelta di Scalfaro Ultime consultazioni, premier in settimana ROMA. Crisi, ultimo atto. Comincia oggi la fase finale delle consultazioni di Oscar Luigi Scalfaro per la formazione del nuovo governo. Ed entro la settimana si saprà se il presidente incaricato sarà il leader socialista Bettino Craxi. Un appoggio alla presidenza Craxi è venuto ieri dal segretario socialdemocratico Carlo Vizzini e dal liberale Renato Altissimo. Mentre il pds si prepara ad affrontare giorni di durissimo scontro interno, tace lo stato maggiore della democrazia cristiana che mercoledì si riunirà per scegliere il nuovo segretario, al posto del dimissionario Arnaldo Forlani. Ufficialmente in campo fino ad oggi ci sono soltanto la candidatura di Mino Martinazzoli (sostenuto da quella parte più radicale della sinistra che chiede un cambiamento di uomini e metodi) e quella «forte» e tradizionale di Antonio Gava, leader del «grande centro» e dunque favorito in una linea di continuità a Forlani. Ma non è esclusa una sorpresa democristiana dell'ultima ora con una novità clamorosa. Ieri sera, infatti, un nome nuovo si è affiancato improvvisamente a quello di Enzo Scotti tra gli outsider che potrebbero scalare la segreteria: è quello di Silvio Lega, vicesegretario nazionale del partito, leader dei dorotei piemontesi, vicinissimo a Gava e stretto collaboratore in questi mesi di Arnaldo Forlani. Il nome di Lega sarebbe stato avanzato dallo stesso Gava davanti al gruppo dirigente della corrente: e tra oggi e mercoledì il «grande centro» potrebbe decidere di ufficializzarlo come candidato unico. Scalfaro dovrebbe ultimare le consultazioni domani, ma probabilmente attenderà le scelte della de prima di ufficializzare la sua decisione. Ma sulle linee essenziali del nuovo governo, il Presidente non ha dubbi. A cominciare dall'attuazione puntigliosa dell'articolo 92 della Costituzione che prevede il rafforzamento del capo dell'esecutivo nella nomina dei ministri a scapito delle mediazioni tra i partiti e le loro correnti. Un governo «asciutto», numericamente ridotto in termini di ministri e sottosegretari. Pierluigi Battista A PAGINA 3

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