Bello surrealista e martire

Bello, surrealista e martire René Crevel, scrittore maledetto tra Breton e i comunisti Bello, surrealista e martire Si uccise nel 35, ora la riscoperta André Bretondi Crevel e ledei surrealisti~7T|ON un ritardo di più di I ' vent'anni rispetto alla ri-; 1 scoperta in Francia e ne1 i gli altri Paesi, arriva ini V^l Italia la prima traduzione! di La morte difficile (Einaudi),! un romanzo di René Crevel il cui! titolo rievoca inevitabilmente! una notte parigina del 1935. E' il 17 giugno, lunedì. Intorno; alle 21, allo stesso tavolo della; Closerie des Lilas, Crevel incontra Malraux, Tzara, Aragon, Cas-i sou, Chamson, Jean Richard! Blok e il corrispondente delle' Izvestija Il'ja Erenburg, che po-j chi giorni prima sul Boulevard! Saint Germain è stato schiaffeg-ì giato da Breton per aver tacciato; ì surrealisti da oziosi sfruttatori e pederasti. Manca una settima-} ha all'apertura del Congresso in-! ternazionale dell'Associazione; degli scrittori e artisti rivoluzionari, convocato contro l'escalation nazi-fascista, e alla Closerie: il Comitato promotore prende gli ultimi accordi. La discussione s'accende quando per l'ennesima volta Crevel tira in ballo l'esclu-i sione dei surrealisti. Erenburg,! che teme un intervento antisovietico in favore del trotzkista Victor Serge, è inflessibile: Breton non sarà tra i relatori. Fin dal 1924, anno del Primo Manifesto del Surrealismo, tra comunisti e surrealisti i rapporti non sono stati sempre facili. I primi diffidano di chi vuole «trasformare il mondo secondo Marx cambiando la vita' secondo Rirobaud»; gli altri si oppongono allo stalinismo e criticano il patto franco-sovietico che invece, non è dispiaciuto al pcf. Dopo aver cercato per giorni un'inte- ?àdotr?1 sa tra comunisti e surrealisti, Crevel quella sera insiste, ma senza l'abituale verve polemica. Quando verso l'una il gruppo si separa, telefona a Eluard l'esito della seduta. Rientra nel suo appartamentino al Trocadero, e all'alba apre il gas. Spirerà la sera del 18 giugno mentre già s'è scatenata una polemica furibonda che proseguirà su giornali e riviste. Pare che il giorno prima abbia ricevuto un referto medico. Su un biglietto ha scritto: «Disgusto. Cremazione prego». Annunciato con le stesse modalità in Détours (Svolte), il romanzo d'esordio dieci anni prima, esorcizzato in altrettante rappresentazioni nei romanzi seguenti, il suicidio gettava una triste ombra sul Congresso e suggellava una vita tormentata, alimentando una leggenda - l'enfant terrible martire della libertà - che non avrebbe giovato all'effettiva conoscenza dell'opera. Nato a Parigi il 10 agosto del 1900 nel popolare faubourg StDenis, Crevel è il secondogenito di un tipografo il cui suicidio, nel giugno del 1914, resta misterioso; educato a valori piccolo-borghesi da una madre molto cattolica e tesa a un'ostinata ascesa sociale, il giovane s'abbandona alle trasgressioni della Parigi Anni Venti, frequenta il bel mondo anticonformista figurandovi assai spesso da gigolò - come confessa in alcune lettere inedite -, entra nella cerchia di Gide, Cocteau, Gertrud Stein. Le amicizie, l'amore per Mopsa Sternheim (figlia del drammaturgo Cari e grande amica di Klaus Mann), l'adesione al surrealismo e l'impegno politico saranno un rifugio, ma lo scrittore cercherà la conciliazione soprattutto nella letteratura. A 35 anni, lascia una manciata di poesie, alcuni saggi critici e articoli, sei romanzi intrisi di elementi biografici e un pamphlet, Il clavicembalo di Diderot (Feltrinelli 1980, a cura di Vito Carofiglio). Lascia anche una sorta di testamento, Individuo e Società, in cui dopo aver premesso che in nessuna società possono essere impunemente schiacciati i singoli in nome della totalità, liquida l'estetismo e l'individualismo narcisistico. adre re Anche ne La morte difficile, pubblicato nel 1926, l'ansia di libertà di Pierre Dumont è cosi acuta - e le sue contraddizioni cosi laceranti - da culminare in un suicidio. Questa Orestiade rivisitata mette in scena un giovane sbandato che tenta di chiarire e liquidare figure e rapporti laceranti: il padre, la madre e l'altro da sé. Diviso tra la promessa pacificatrice del rapporto di coppia con Diane e l'emozione esaltante della libertà assoluta incarnata dal «selvaggio, egoista, innocente» Bruggle, giovane jazzista americano omosessuale, Pierre sceglie secondo l'istinto per poi, deluso di aver «preferito l'animale alla donna», punirsi con il gesto definitivo. Riflettendo su modelli familiari ed educativi, interrogandosi sul rapporto tra passione erotica e sentimento, Crevel tentava di superare il rapporto con la madre di cui si stava annunciando la fine, e Liquidava la relazione tormentata con il pittore americano Eugene McCown che - dirà a Jouhandeau - «è la vendetta del cielo per farmi espiare il male che ho fatto a coloro che mi hanno amato». Sullo sfondo di La morte difficile intravediamo una Verdurin declassata, Misia Sert, e night come il Boeuf sulle toit o i locali per omosessuali e travestiti dove Crevel aveva aspettato tante albe. Ma concludere con un autobiografismo letterale, come purtroppo si tende a fare, non giova. Si è molto insistito, per aumentare la leggenda, sulla madre odiosa che avrebbe : condotto il figlio quattordicenne, sulla scena del suicidio paterno.1 I documenti invece ci dicono che M. Crevel si uccise in circostanze diverse da quelle del M. Block nel romanzo, e la corrispondenza lo conferma. Il rapporto madre-figlio fu «un duello» frutto di una «passione odiosa, ma passione comunque»: all'odio adolescenziale subentra la comprensione e la pacificazione. Nonostante i tratti denigratori, la madre di Pierre, Madame Dumont, è anch'essa una vittima: del padre che l'ha educata soltanto al dovere e del marito che iniziandola in modo brutale alla sessualità le ha provocato il disgusto per l'amore fisico. E la madre di Diane che rimpiange i piaceri della carne non è anch essa vittima del suicidio inspiegabile del marito e di un perbenismo che le impedisce di soddisfare i suoi desideri? Le due donne sembrano rappresentare i due volti di una Clitennestra piccoloborghese. Anche Diane e Bruggle incarnano i due aspetti della persona amata, l'anima e il corpo. La morte di Pierre li ricompone: ecco allora lo splendore non «di un incendio», come ha tradotto Massimo Raffaeli, ma dell'incendio popolare che, in casa surrealista, è sinonimo della rivoluzione. Purtroppo non è questa l'unica forzatura della prosa di Crevel, immediata, vertiginosamente articolata in un miscuglio di flusso di coscienza, di poesia e di parlato, ma corretta. C'è da sperare che il lettore sappia comunque apprezzare il libro, e che la Einaudi proponga presto gli altri in traduzioni più trasparenti. Paola Decina Lombardi L'ossessione della madre una fama di gigolò: finalmente tradotto il suo libro più celebre André Breton, amico di Crevel e leader dei surrealisti Sopra, René Crevel. Sotto, Mopsa Stemheim il suo grande amore §If| 1 opra, André Gide: er Crevel, un punto i riferimento ---r e:' r}:: -vv

Luoghi citati: Francia, Italia, Parigi, Pierre, Saint Germain