«Rubli al pds? Non ci sono le prove»

«Rubli al pds? Non ci sono le prove» Ieri le dichiarazioni di Rudolf Pikhoja, capo del Comitato di Stato per gli archivi russi «Rubli al pds? Non ci sono le prove» I documenti resi noti riguardano solo ilpcifino al 1987 MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non è vero, o almeno non ci sono prove del fatto che il pds di Achille Occhetto e Rifondazione comunista abbiano ricevuto finanziamenti dal Cremlino. Lo afferma il capo del Comitato di Stato per gli archivi russi, Rudolf Pikhoja, lo stesso che, secondo alcuni media italiani («La Stampa» esclusa) avrebbe «rivelato» la sensazionale notizia. Tutto è nato da un equivoco: durante la conferenza stampa di venerdì, egli aveva affermato che «quando iniziò la scissione nel partito comunista italiano, la dirigenza del pcus iniziò a puntare su due cavalli». Ma, ci ha detto Pikhoja, «avevo precisato di non essere un esperto di cose italiane». E infatti, in una breve intervista telefonica, il massimo responsabile russo per gli archivi ha ammesso di non sapere che la scissione del pei si è consumata solo nel febbraio del 1991, appena sei mesi prima del golpe che provocò la caduta del regime comunista in Russia e lo scioglimento del pcus. «Io mi riferivo ad anni precedenti - ci ha detto Pikhoja -. Il 1990 è l'ultimo anno in cui vi fu un finanziamento sistematico dei partiti comunisti stranieri. Tra gli altri, il pcus finanziava un gruppo del pei, ma non so dire quale. Per quanto riguarda il 1991 i finanziamenti si fanno ra- ri, e mi pare che non ci sia traccia di organizzazioni politiche italiane». Le dichiarazioni di Pikhoja concordano del resto con le informazioni fornite dai magistrati russi al Procuratore della Repubblica di Roma, Ugo Giudiceandrea, tornato ieri in Italia da Mosca. Il Procuratore generale russo Valentin Stepankov ha consegnato venerdì sera ai magistrati italiani un primo «pacchetto» di documenti che dimostrano come il pcus inviasse regolarmente al pei ingenti somme di denaro. «Ma i documenti si fermano al 1987», ci ha detto Giudiceandrea. I finanziamenti continuarono anche dopo? Probabilmente non lo sa neanche Stepankov. Il Procuratore russo si è lamentato del fatto che gli uomini di Eltsin gli impedivano l'accesso all'«archivio presidenziale», dove si conservano i documenti più segreti. Il 24 dicembre, dopo essersi dimesso da Presidente dell'ormai crollata Urss, Gorbaciov si chiuse in una stanza assieme a Boris Eltsin. Parlarono per nove ore e Gorbaciov diede al suo avversario le consegne: i codici nucleari, le chiavi del potere, ma anche tutti i fascicoli segretissimi del suo archivio personale. Gorbaciov si impegnò a non tornare sulla scena politica, e in cambio Eltsin gli promise di non divulgare i materiali che avreb¬ bero potuto comprometterlo. Gorbaciov, però, ha continuato a criticare il governo russo, e Eltsin ha deciso di iniziare a tirar fuori gli scheletri dall'armadio. Nuove rivelazioni, se ce ne saranno, dipenderanno dunque solo dall'opportunità politica, che detta oggi a Eltsin di seppellire definitivamente il pcus e Gorbaciov, in quanto ex segretario generale del partito. Ma già oggi molto è diventato chiaro, almeno riguardo il fiume di denaro che per decenni, partendo dalle segrete stanze del Cremlino, è arrivato fino a Roma. Nelle carte trasmesse da Stepankov a Giudiceandrea ci sarebbero le prove del fatto che i sovietici fi¬ nanziarono le campagne del pei per i referendum sul divorzio e sull'aborto. C'è il numero del conto bancario in Svizzera su cui i russi depositavano il denaro destinato agli italiani, e c'è il nome della persona a cui era intestato. Giudiceandrea ed i sostituti Palma, Ionta e De Ficchy, ora vorranno ascoltarlo. Dalle carte da noi pubblicate nell'ottobre scorso risulta che fino al 1980, anno dello «strappo» con Mosca, il pei ricevette forti somme di denaro ogni anno. I finanziamenti ripresero nel 1982, per proseguire fino al 1987, ma indirizzati stavolta alla sola corrente del «kabulista» Armando Cossutta. Ora, i magistrati russi sostengono che anche il pei continuò a ricevere denaro dal Cremlino, attraverso le ditte commerciali ad esso legate. Ma per avere una conferma bisognerà aspettare che gli inquirenti italiani facciano tradurre le carte ricevute a Mosca. Come funzionasse il «canale» delle imprese («il più cospicuo», secondo Giudiceandrea) lo ha spiegato il ministro dell'informazione russo Mikhail Poltoranin. Questi ha letto ai giornalisti una delibera del Politbjuro del pcus, in cui si decide di assegnare alila ditta romana Interexpo (presieduta da Luigi Remigio) un contratto per l'acquisto di 600 mila tonnellate di petrolio e 150 mila tonnellate di nafta, «in modo che gli amici possano ricevere da questa operazione 4 milioni di dollari». L'interrogativo più grave, però, resta quello dei 19 militanti che il pei chiese di inviare a Mosca nel 1974 perché fossero addestrati alla lotta politica clandestina. Giudiceandrea ha chiesto aiuto a Stepankov, che arriverà a Roma il 15. E il Procuratore russo si è impegnato a «fare il possibile per stabilire i nomi dei 19 prima della mia partenza per l'Italia». Secondo il magistrato italiano, contro i 19 potrebbe essere aperto un procedimento penale, «ma tutto resta da verificare». Fabio Squillante li magistrato Giudiceandrea è rientrato da Mosca con una parte di documenti russi sul finanziamento dei comunisti italiani da parte del pcus