«Prima sono madre poi ministro» di Emanuele Novazio

«Prima sono madre, poi ministro» E in Germania è bufera: non si può essere pigri con 44 milioni al mese «Prima sono madre, poi ministro» «Alle 16 chiudo l'ufficio per stare con i miei figli» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Può un ministro rinunciare ai figli, abbandonarli a tate e baby sitter, vederli soltanto a sera o magari accontentarsi di salutarli appena, in fretta e furia, prima di correre alle riunioni di govenio? Brigitte Unger-Soyka, ministro e madre, ha risposto di no e ha scatenato la bufera. Quando entrerà in carica, la settimana prossima, lascerà l'ufficio ogni giorno alle 4 per dedicarsi a loro: non voglio fare «vita da uomini», ha promesso il nuovo responsabile di Condizione femminile e Arte nel Baden-Wùrttemberg. Ma la decisione della signora Unger-Soyka, quarantatreenne socialdemocratica alla sua prima esperienza di governo, ha sollevato subito fastidio, imbarazzi e molta ironia: «Davvero un ministro pagato 24.623 marchi al mese (44 milioni di lire) può permettersi di essere pigro?», ha titolato la popolare «Bild». A domandarselo sono in molti, prima di tutto i colleghi maschi della signora Unger-Soyka: al punto che la «Grande Coalizione» - l'alleanza fra democristiani e socialdemocratici sperimentata per la prima volta nel Baden-Wùrttemberg - è subito alla prova per i malumori che la decisione di «mamma ministro» ha seminato nei partiti. Il portavoce democristiano del governo, Hans Koch, ha tuonato contro la «mentalità favorevole ai bambini» rivelata dal ministro. E il leader dell'opposizione liberale, Walter Doering, ha considerato il desiderio di ridurre il tempo di lavoro una prova che un ministero spurio, dove i compiti del responsabile sono tanti e diversi, andrebbe forse eliminato. Soltanto le femministe e le iscritte al partito socialdemocratico sembrano entusiaste della scelta di Brigitte UngerSoyka: una donna che non si lascia sopraffare dal lavoro ma tiene a conservare intatto il proprio ruolo di madre è un esempio lodevole e smagliante, dicono. Soprattutto nel mondo vischioso e infido della politica, dove l'uomo ha d'abitudine la meglio e impone ritmi maschili alla «concorrenza femminile», certamente meno disponibile quando ha famiglia. Ma l'universo politico locale non rinuncia alla fertile occasione di sarcasmo: con un ministro donna che vuol continuare a far la madre, l'Arte (in tedesco Kunst) è diventata la «quarta K» della peggiore tradizione al femminile, ironizzano al Parlamento di Stoccarda con un gioco di parole che lega Kinder (Bambini), Kùche (Cucina), e Kirche (Chiesa). La signora, per adesso, non risponde. Emanuele Novazio

Persone citate: Bambini, Hans Koch, Kinder, Kunst, Walter Doering

Luoghi citati: Baden-wùrttemberg, Germania, Stoccarda