Sarajevo bombe suIl'Onu

Sarajevo, bombe suIl'Onu JUGOSLAVIA Il vicesegretario di Stato Usa: se fallisce l'embargo, interveniamo Sarajevo, bombe suIl'Onu Il Montenegro minaccia un referendum per la secessione dalla Serbia Gli accademici di Belgrado chiedono le dimissioni del presidente Milosevic ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Gli Usa non escludono la possibilità di un'azione militare contro la federazione serbo-montenegrina. L'ha dichiarato ieri, alla riunione della Nato a Oslo, il vicesegretario di Stato americano Lawrence Eagleburger. «Non siamo ancora a quel punto, ma non sto dicendo che non ci si arriverà mai». Secondo l'alto funzionario Usa, la Nato deve essere pronta ad appoggiare l'applicazione delle sanzioni contro Belgrado. Nel suo nuovo ruolo pacificatore questa organizzazione dovrebbe diventare una specie di braccio armato della Csce, pronto a intervenire in tutte le crisi europee. Gli Usa non approvano l'atteggiamento di quelli che vogliono tenere la Nato al di fuori del nuovo ordinamento europeo. «Bisogna però aspettare di vedere l'effetto dell'embargo contro Belgrado, ma qualora le sanzioni non centrassero il bersaglio voluto, dovremo riesaminare la possibilità di applicare altre misure», ha concluso Eagleburger. A suo tempo ambasciatore in Jugoslavia, Eagleburger ha completamente cambiato la sua politica nei confronti della Serbia. Amico del presidente serbo Milosevic, ha difeso a lungo la posizione di Belgrado. Ma in seguito all'aggressione serba contro la Bosnia, gli Usa hanno riconosciuto le colpe del leader serbo e si sono adoperati per l'introduzione delle sanzioni. Ieri, a Washington, il senatore democratico Clairborne Peli, pre- sidente del comitato per le relazioni estere del Senato, ha appoggiato l'intervento militare contro le forze serbe in Bosnia. Peli prevede il blocco marittimo del Montenegro, che dovrebbe essere effettuato dalle navi Usa, dei Paesi Nato nonché della Russia e dell'Ucraina. Lo spazio aereo della Bosnia dovrebbe essere chiuso ai velivoli serbi, mentre le unità federali che bombardano Sarajevo dovrebbero essere messe fuori uso da un attacco militare. Secondo il senatore, gli Usa dovrebbero richiedere al Consiglio di sicurezza dell'Orni di organizzare il piano di intervento militare. Nei sette mesi di aggressione irachena contro il Kuwait hanno perso la vita cinquemila persone, ha detto Peli, mentre in Bosnia lo stesso numero di vittime è caduto in poco più di un mese. «Nei Balcani non c'è più tempo per la diplomazia, la guerra sta uccidendo centinaia di innocenti». Lo confermano i combattimenti che continuano nella Bosnia Erzegovina. A Sarajevo l'artiglieria serbo-federale bombarda i quartieri residenziali della città: è stato colpito anche il quartier generale delle forze Onu. In mattinata le sirene hanno annunciato l'allarme aereo, ma i caccia di Belgrado non hanno aperto il fuoco. Verso mezzogiorno è iniziato lo sgombero della Maresciallo Tito. Scortati dalle forze di pace Onu, venti autobus, una cinquantina di camion e più di 120 automobili hanno lasciato la caserma. Intanto, i cecchini serbi continuano a terrorizzare la popolazione di Sarajevo. Ieri hanno colpito a morte una ragazzina. L'unico effetto ottenuto finora dalle sanzioni è la sempre più aperta spaccatura all'interno delle file serbe. Ieri anche i membri dell'Accademia serba hanno chiesto le dimissioni di Milosevic, facendo finta di dimenticare che il leader serbo è una loro creatura. Ma l'embargo contro Belgrado rischia di far traballare le basi stesse della federazione serbomontenegrina. Il presidente del Montenegro Momir Bulatovic ha annunciato la possibilità che nella sua Repubblica venga ripetuto il referendum sull'unione con la Serbia. «Forse abbiamo fatto un errore» ha detto Bulatovic, «ma questo non vuol dire che non possiamo rimediare». Ingrid Badurina li leader serbo Milosevic

Persone citate: Bulatovic, Eagleburger, Ingrid Badurina, Lawrence Eagleburger, Milosevic, Momir Bulatovic